“La notte che mia madre ammazzò mio padre” della spagnola Inés Paris, già autrice qualche anno fa del sarcastico “A mia madre piacciono le donne”, è un thriller in bilico tra intrigo e humour. Al centro del racconto una disfunzionale famiglia di scrittori, attrici e registe, impegnati a convincere un celebre divo argentino ad accettare la parte principale nel loro prossimo film. E alla fine ci andrà di mezzo, dopo incredibili e buffe vicende, l’unico che con il cinema non ha nulla a che vedere
Succede tutto in una notte, come da tradizione noir e come recita il titolo di uno storico, divertente film di John Landis. Con i figli via di casa per una gita, Isabel, la protagonista di La notte che mia madre ammazzò mio padre della valenciana Inés Paris, organizza una fondamentale cena di lavoro che dovrebbe favorire i piani di suo marito Angel (sceneggiatore) e dell’ex moglie Susana (regista), impegnati a convincere il famoso attore argentino Diego Peretti (as himself nel film, con gustosa ironia) ad accettare il ruolo di protagonista del loro prossimo film. Che è un giallo scritto da Angel, a cui manca però la star femminile. Isabel, attrice in cerca di rilancio non troppo sostenuta dal marito, vorrebbe quella parte, e sente che l’occasione può arrivare proprio da questa cena. Mette così in scena, con un’amica attrice e l’ex marito che si fingono amanti, una nera messinscena per convincere Angel e Susana che la diva ce l’hanno, ed è lei. Ma le cose prenderanno una piega ben diversa.
Il film si muove tra Agatha Christie, Almodovar e il noir spagnolo, oggi in un momento piuttosto felice (La vendetta di un uomo tranquillo, La isla minima), qui declinato con evidente intento anche comico ma senza sprecare l’occasione di divertirsi pure con momenti di suspense e un gioco di intrighi e personaggi da vero thriller. E tutto questo grazie a gruppo di artisti dall’ego e dalla fantasia decisamente sfrenati, impegnati a districarsi in un mix di relazioni e aspirazioni artistiche, più o meno frustrate, che ruotano intorno a una famiglia disfunzionale e molto allargata, di cui alla fine si vedono anche i figli, capaci di far precipitare la situazione: tra inganni, catastrofi e crisi di nervi annunciate, con molta enfasi recitativa.
Molto lo si deve, in questo campione d’incassi (in patria) che tutto sommato funziona, orchestrato da Inés Parìs che abbiamo conosciuto una quindicina d’anni fa per la screwball comedy A mia madre piacciono le donne, a un gruppo di istrioni navigati guidato da Belén Rueda (Premio Goya alla miglior rivelazione per Mare Dentro di Alejandro Amenabar), che nei ruoli chiave ospita Eduard Fernández, già nel cast di Biutiful di Alejandro Inarritu, Fele Martínez, tra i protagonisti di La mala educación di Pedro Almodovar e Diego Peretti, di recente in The German Doctor e primattore, nel suo paese, del serial tv In treatment, che lì si chiama En terapia.
Batte parzialmente bandiera spagnola un altro film di genere in uscita in questi giorni, il fantasy Sette minuti dopo la mezzanotte, grazie al regista catalano Juan Antonio Bayona, alle musiche di Fernando Velàzquez e alla fotografia di Oscar Faura. L’autore del drammatico The Impossible dirige qui il giovane e intenso Lewis MacDougall, accanto a Felicity Jones e Sigourney Weaver, mamma e nonna nel film, nella versione per il cinema del best-seller omonimo di Patrick Ness. Che racconta la drammatica infanzia di un ragazzo, sconvolto dalla malattia terminale della madre, che per evadere da questa realtà intollerabile si costruisce un mostro “buono”, l’enorme quercia che vede ogni giorno, e soprattutto ogni notte, dalla finestra della sua stanza, di colpo animata e con inquietanti occhi color di brace, ma disposta a dialogare con lui.
La notte che mia madre ammazzò mio padre, di Inés Paris, con Belén Rueda, Eduard Fernández, Fele Martínez, Diego Peretti, Marìa Pujalte