Federico Reale, in arte Orfeo, ci racconta perché la musica, come la vita, è evoluzione e cambiamento
Arcadia è il secondo lavoro di Federico Reale, cantautore trentenne della provincia di Milano.
Dopo aver iniziato come chitarrista in gruppi quali Orange Winkle e Il cielo ha un bel colore ha deciso di intraprendere la carriera solista con lo pseudonimo Orfeo.
Il suo percorso musicale è una continua evoluzione. Dalla chitarra alla voce, dal brit rock al cantautorato puro fino al cantautorato post rock. Il tutto per ricercare sempre di più la propria forma migliore. Una forma statica, che però racchiude al suo interno tanti elementi dinamici: viaggio, cambiamento, scelte giuste, errori e dubbi. Una forma che può indurci a evitare il paradiso e a bruciare per continuare il suo sviluppo, per la ricerca di un equilibrio interiore stabile. Una forma che possa farci sentire degli “eroi” non solo mentre siamo su un palco a suonare, non solo quando siamo appagati di noi stessi, ma sempre, nella vita di tutti i giorni.
Dentro la piazza
Ci siamo anche noi
Che non abbiamo paura di niente
Arcadia è un album visionario già nel suo titolo, caratteristica che si ritrova nelle sonorità, nei contenuti e nei continui riferimenti all’uomo come elemento della natura (“Io sono il vento che porta via le cose”). L’effetto è quello di un disco misterioso, oscuro, che si interroga da solo sulla propria essenza mentre al di fuori il sole spunta da dietro le nuvole e fa rinascere la primavera e, con sé, la vita.
Ma devo camminare troppo
Immaginarmi così tanto
Appassire troppo spesso
E rinascere ad Agosto
Abbiamo fatto qualche domanda a Orfeo per capire meglio l’evoluzione della sua musica e sapere fin dove è arrivato questo suo girovagare all’inseguimento di sé stesso e… della sua forma migliore.
Il titolo dei tuoi album non coincide mai con quello delle canzoni. Cosa accomuna il concetto di Arcadia ai pezzi presenti all’interno?
La ricerca di qualcosa di più bello, di migliore, la prospettiva di essere elevati verso l’alto. L’Arcadia è un luogo dove l’uomo si perde e si ritrova, e nelle canzoni c’è questo perenne oscillare tra desiderio di essere e compimento.
In Arcadia c’è un evoluzione significativa verso delle sonorità più post-rock rispetto al precedente disco dove potevamo ritrovarle solamente nella traccia finale Universo. Quali sono i motivi di questa scelta?
Ero decisamente più tempestoso interiormente quando ho pensato al disco e ho ritrovato questa condizione in tutti i musicisti che hanno suonato nel disco. Essere frementi e ricercare la pace fa si che tu sia elegante ma potente. Questo è quello che io scorgo nelle sonorità di questo disco.
Il Ricordati di me verso un amore finito, il “Voglio” ripetuto in diversi titoli e canzoni. Possiamo definire Arcadia un disco egoista?
Direi che il disco potrebbe avere anche un po’ di questa condizione, ma più che egoismo lo definirei desiderio. Quando scrivo, scrivo quello che desidero che mi accada e che non necessariamente avviene.
“Devo liberare la mia forma migliore” suona come un mantra che canti a te stesso e che ognuno dovrebbe ripetersi. Cosa manca a Orfeo per riuscire a liberarla?
Manca capire esattamente qual è, è vero quando dici che ognuno dovrebbe ripetersela , io vorrei che le persone capissero quale sia la loro forma. Io la urlo e la ricerco e mi scontro per cercarla . Quando la capirò probabilmente smetterò di cantare questa canzone.
Ci sveli il significato delle capanne stilizzate sulla copertina dell’album?
Sono state fatte da Benedetta Bartolucci che ha lavorato sull’artwork. Lei ha voluto dare una simbologia arcaica e io sono stato molto d’accordo, sono simboli ancestrali che alla fine ti rimandano a qualcosa che sai, ed è quando sai già qualcosa di te che puoi iniziare a conoscerti meglio.
Hai presentato il disco, con la tua band, il 31 Marzo all’Arci Bellezza, dimostrando un grande impatto dal vivo. Qual è la canzone amate maggiormente suonare live?
Io che non sono il sole, perché ha questa coda post rock dove possiamo buttare fuori tutto.
Visto che abbiamo parlato di live, dove possiamo vederti prossimamente?
Il 17 giugno al Never was radio fest di Corgeno e il 23 a Pioltello all’Arci Malabrocca-Castelletto