“Civiltà perduta” di James Gray racconta le mitiche avventure nel Mato Grosso di Percy Fawcett, ufficiale ed esploratore inglese che cercò in varie spedizioni la leggendaria città di Z: e dimostrò, oltre un secolo fa, come i presunti “selvaggi” sudamericani fossero riusciti, in piena foresta amazzonica, a costruire una civiltà evoluta e splendente. Un Indiana Jones più serio per un film un po’ vecchio stile ma ben fatto, e con un cast di riguardo che va da Charlie Hunnam a Robert Pattinson a Sienna Miller
Civiltà perduta, opera del regista e sceneggiatore americano James Gray (I padroni della notte, Two Lovers), è tratta dal romanzo di David Grann Z la città perduta e racconta le avventure del militare inglese Percy Fawcett (Charlie Hunnam) che, per riscattare il buon nome della sua famiglia e l’onore del padre, all’inizio del secolo scorso si trasformò in esploratore al servizio della Royal Society. Inviato ai confini tra Brasile e Bolivia, a mappare un territorio ancora privo di definizioni geografiche nella zona del Mato Grosso – e conteso tra i due stati sudamericani – finì per condurre diverse spedizioni nel cuore dell’Amazzonia alla ricerca di una città, e di una civiltà, perdute: impresa che finì per diventare l’ossessione (e la rovina) dell’intera sua vita.
Percy amava la bellissima moglie Nina (Sienna Miller), che gli aveva regalato uno splendido figlio, anche lui adorato, e gliene avrebbe presto dato un secondo, ma scelse di separarsi da lei per qualche anno, e durante la sua prima spedizione rimase affascinato dalla foresta amazzonica e dai suoi abitanti: “Quelli che credevamo selvaggi hanno coltivato nella giungla quando nessuno lo credeva possibile”. Durante le ricerche, in compagnia del collega Henry Costin (Robert Pattinson) che diventò in breve tempo fedele braccio destro e amico, Fawcett si imbattè in diversi reperti archeologici che dimostravano la presenza di un’antica civiltà; e una volta tornato in patria condivise i suoi risultati, mettendo però in tal modo in crisi i valori di una classe sociale e culturale convinta della propria superiorità sui “selvaggi” che popolavano quelle regioni lontane.
Ottenuti comunque una seconda volta, non senza grandi fatiche, la benedizione e i finanziamenti dalla Geographical Society, il nostro Percy ripartì alla volta dell’Amazzonia, e stavolta con compagni di viaggio che credevano nella sua visione moderna e illuminata dei popoli indigeni. E soprattutto nell’esistenza di quella El Dorado che Fawcett battezza la città perduta di Z. Sarà un viaggio durissimo, in cui gli uomini dovettero superare innumerevoli ostacoli non solo per le condizioni di vita estreme imposte dalla giungla ma anche per una serie di conflitti interni che distrussero l’armonia della spedizione.
Ma nonostante la determinazione del loro leader, furono obbligati a tornare in Inghilterra senza aver ottenuto i risultati sperati: il 28 giugno 1914 l’arciduca austriaco Franz Ferdinand fu assassinato, dando inizio al primo conflitto mondiale, ed essendo loro dei militari vennero richiamati in patria per andare a combattere. Fawcett finì al fronte insieme ai suoi uomini ma fu ferito in battaglia, e tornò a casa per una lunga convalescenza, durante la quale, sempre più depresso e ossessionato dalla smania di scoprire la città di Z, progettò di partire nuovamente. E nell’ultimo viaggio, come unico compagno di avventure, porterà con sé il figlio maggiore Jack, lasciando definitivamente la moglie e gli altri due figli.
Percy Fawcett rientra in quella categoria di personaggi dai confini sfumati, in cui uomo e mito si uniscono per creare una leggenda. Gran parte del fascino che ha sempre trasmesso la sua figura è dato dalla misteriosa scomparsa dopo l’ultima partenza insieme al figlio. Niente si è mai saputo di quella loro esperienza in Amazzonia, e si sono fatte innumerevoli ipotesi dopo il ritrovamento dei suoi manoscritti risalenti alla spedizione nel 1925, in cui aveva tracciato varie mappe, che diede come lascito ai nativi americani. Su questo il film suggerisce un finale aperto, lasciando al pubblico la libertà di trarre le sue conclusioni.
Prodotto dalla stessa équipe di 12 anni schiavo (2013), presentato fuori concorso alla Berlinale 2017, Civiltà perduta è comunque la storia di un uomo, che, in un periodo di fermento culturale, nell’epoca delle grandi esplorazioni scientifiche, riuscì a non farsi sopraffare dai valori di una società chiusa e tradizionalista che dava importanza alla novità solo per alimentare la propria potenza di fronte agli altri stati egemoni. Charlie Hunnam (Crimson Peak, King Arthur) e Robert Pattinson (Harry Potter e il calice di fuoco, Twilight, Come acqua per gli elefanti) danno volto in modo soddisfacente al grande avventuriero e al suo fedele aiutante. Sono lontane le interpretazioni di Harrison Ford e colleghi nella trilogia dei Predatori di Spielberg, che sembra aver influenzato Gray: ma anche il senso e la prospettiva di questo racconto appaiono abbastanza diversi.
Civiltà Perduta di James Gray, con Charlie Hunnam, Robert Pattinson, Tom Holland, Sienna Miller, Franco Nero