Adams, Gershwin, Tchaikovsky. Tre Grandi, molto diversi, riuniti in un concerto di affascinante coerenza. “Cuce” sul podio Joann Falletta, al piano Jeffrey Swann
Prendete il brano più famoso del compositore contemporaneo americano più eseguito al mondo, John Adams. Aggiungete una sinfonia concepita sull’orlo del suicidio dal pilastro del romanticismo russo, Pyotr Tchaikovsky, e più o meno a metà strada fra i due, sia per periodo che per origini, troverete un figlio di ebrei emigrati da San Pietroburgo di nome George Gershwin che cerca di affermarsi come autore colto orchestrando il suo primo concerto.
Mettete sul podio una direttrice d’orchestra newyorkese con indubbie radici italiane, Joann Falletta, e al pianoforte un suo conterraneo, Jeffrey Swann, che comunque la nostra lingua la parla benissimo. Fate eseguire 90 minuti di musica trascinante e voluttuosa ai musicisti della Stuttgarter Philharmoniker, compatti e all’unisono come solo i tedeschi sanno essere, e avrete organizzato uno dei concerti più belli di questo inverno milanese.
A promuoverlo ci ha pensato la Società dei Concerti, che mercoledì 17 dicembre nella Sala Verdi del Conservatorio ha presentato al pubblico un programma brillante e vario, ma dotato di una coerenza sorprendente. I quattro minuti di Short ride in a fast machine di John Adams, fanfara incalzante ispirata a una folle corsa su un’auto sportiva, con la sua poliritmia e il finale spiazzante sfodera subito l’artiglieria pesante ed è un perfetto preludio al Concerto in Fa di Gershwin, che inizialmente doveva chiamarsi New York Concerto proprio per celebrare il caos e il ritmo indiavolato della metropoli. La direzione della Falletta riesce ad esaltare tutta la sontuosità del secondo movimento, che spesso viene messo in ombra dalla vivacità degli altri due episodi, mentre Jeffrey Swann esegue un Gershwin agile e cristallino, con suggestioni quasi impressioniste, confermate dalla scelta del bis (i Feux d’artifice dal secondo libro dei Préludes di Debussy).
Dopo un primo tempo così concepito, la Sinfonia in Fa minore n. 4 op. 36 di Tchaikovsky non stona: il doloroso e appassionato “tema del Fato” esposto dagli ottoni, protagonisti della serata con l’eccellente tromba di Matthias Haslach, è una fanfara ricca di sincopi e contrattempi con sfumature vagamente jazzistiche. Splendida prova di maestria è infine il terzo movimento, pizzicato da tutte le sezioni degli archi.
Neanche il tempo di liberarsi dell’ingombrante mazzo di fiori, alto quasi come lei, che Joann balza sul podio per dirigere il bis finale: un valzer dalla Masquerade di Khachaturian da capogiro, che da solo varrebbe i 30 euro del biglietto.
L’unica pecca della serata è un pubblico quasi interamente over 60 che avrebbe potuto reagire con un po’ più di calore. Una maggior presenza giovanile avrebbe forse saputo infondere più entusiasmo a una performance già di altissimo livello.
Concerto della Stuttgarter Philharmoniker, direttore Joann Falletta, piano Jeffrey Swann, per La Società dei Concerti alla Sala Verdi del Conservatorio