Margita Gosheva (ottima protagonista) e Petar Valchanov (regista insieme a Kristina Grozeva) parlano di “Glory – Non c’è tempo per gli onesti”, film blugaro che esce dopo il fortunato passaggio al Festival di Locarno. Secondo episodio di un trittico iniziato con “The Lesson” (stessi autori e uguale protagonista), racconta con toni da commedia, mescolati a momenti drammatici, la parabola di Tsanko, lavoratore modello per impegno e onestà che in pochi giorni passa da icona del regime (post-comunista) a incubo del governo. E della frenetica pr del ministro che sta dietro a tutto questo
“Nel nostro paese succedono cose così assurde che per raccontarle non sappiamo più se piangere o ridere”. Interrogata su quale sia lo stile di film che preferisce, l’ottima attrice bulgara Margita Gosheva, molto teatro e varie pellicole di qualità alle spalle, risponde con una battuta che battuta non è del tutto. In Glory – Non c’è tempo per gli onesti, il film dei connazionali Kristina Grozeva e Petar Valchanov, passato con menzione speciale al Festival di Locarno e ora in uscita nelle sale italiane, il suo è un personaggio grottescamente in bilico tra commedia e dramma.
Bravissima protagonista anche del drammatico The Lesson (2014), primo titolo di un trittico di Grozeva e Valchanov, premiato a Toronto e San Sebastian, torna qui nel ruolo della nevrotica pr Julia che guida lo staff di comunicazione del ministero dei trasporti, in crisi per alcuni scandali che bollono sotto traccia. Ma ha un colpo di fortuna: si imbatte in Tsanko, un onesto ferroviere che in una passeggiata di verifica dei binari scopre un tesoro in biglietti di banca abbandonato tra le rotaie, e invece di intascarselo (come altri avrebbero forse fatto) lo consegna alle autorità. Subito diventa il glorioso, onesto, eroico lavoratore modello del paese, con tanto di medaglia consegnata dal ministro in diretta tv. Ci metterà poco, però a trasformarsi da icona nazionale in incubo governativo, quando dopo uno scontro, proprio con la bella e frenetica Julia, concederà un’intervista a un canale tv antigovernativo rivelando ingenti ruberie di cui le massime autorità sono al corrente. Perseguitato dal regime fino all’annullamento, troverà forse nel finale la sua vendetta: quando Julia, decisa a restituirgli un normale orologio per lui preziosissimo per una dedica del padre, oggetto che è all’origine di tutti i problemi, deciderà incautamente di presentarsi a casa sua, suscitando, probabilmente, una reazione furiosa.
Mrs. Gosheva, il suo personaggio, un concentrato di cinismo e antipatia, il prototipo di tutto quanto catalizza l’odio del pubblico, sembra destinato a fare una brutta fine. Ma nel film, nell’ultima sequenza, esattamente non si vede cosa succederà…
“È perché abbiamo optato per un finale aperto, in cui anche il pubblico potesse essere un po’ protagonista, costruendosi la sua conclusione della storia. Dico la verità, ne avevamo girato un altro, di epilogo, meno rassicurante, ma poi abbiamo preferito questo. Anche perché in generale io credo che nessun essere umano meriti una brutta fine. E come attrice devo dirle che la cosa più bella è avere in mano un personaggio intero, completo, che sembra orrendo, senza speranza, e invece riuscire a farne emergere le contraddizioni. Lavorare su pulsioni, spinte opposte è la più grande gioia”.
Media e potere politico, un cocktail che spesso porta, in Bulgaria come in Italia, e nel mondo in generale, a manipolazioni, ricostruzioni pilotate della realtà.
“Qui noi siamo partiti” – risponde Petar Valchanov – da un fatto di cronaca, proprio da un titolo di giornale. Forse non del tutto preciso, veritiero, anche quello, ma è un altro discorso. Da noi la gente non si fida dei media, sa che spesso costruiscono casi sensazionali per depistare l’attenzione della gente, e nascondere scandali gravi del potere. Ma nel film, come il pubblico vedrà, Tsanko finisce per rivelare lo scandalo a un altro giornalista, che magari ha anche interessi politici opposti a quelli del ministro, e quindi non è mosso solo da motivi etici, però alla fine fa emergere la verità. Costringendo il buon operaio a muoversi, portare avanti i suoi ideali, lui che ha per tutto il film ha avuto il difetto di stare in disparte, non essere attivo”
Mrs Gosheva, ma come ci si prepara a interpretare il personaggio di una cattiva assoluta?
“Un’altra cosa bellissima della nostra professione è che quando uno sale su un palcoscenico, o va su un set, si può permettere atti osceni, in senso interpretativo ovviamente, senza correre alcun pericolo, senza essere responsabile, e quindi punibile. Per me il massimo è il piacere della sfida di interpretare personaggi estremi. Un po’ come faceva Chaplin, che sullo schermo si permetteva qualsiasi cosa, e ciò lo rendeva unico. In verità stavolta un po’ ho studiato come funzionano gli uffici comunicazione dei politici, e devo dire che in uno, e molto importante, ho trovato, esattamente nello stesso ruolo di responsabile, una persona identica a Julia. È stato molto interessante vedere il cinismo, mascherato da eleganza, controllo, efficienza, che muoveva quelle persone. Tra l’altro questo mi ha confermato che il nostro film era vicinissimo alla realtà. E che era giusto dosare il dramma e la commedia: bisognava far emergere anche la comicità delle situazioni. Certo, come carattere, lei è l’opposto di me, e il mio rapporto con Julia è partito così: ma mentre studiavo come interpretarla, col tempo sono anche diventata un po’ il suo avvocato….”