Si può raccontare malavita e miseria in un musical, divertendo perfino il pubblico snob della Mostra di Venezia? E in più omaggiare la struggente bellezza, l’energia vitale di una città? I fratelli più spericolati del cinema italiano ci sono riusciti, raccontando la grottesca storia di don Vincenzo Strozzalone, il “re del pesce” (Carlo Buccirosso), e della sua diabolica, procace consorte, donna Maria (Claudia Gerini), che lo convince a fingersi morto per scongiurare il suo assassinio reale, progettato da tanti. Ecco cosa succede quando il cinema italiano smette di aver paura e si getta con coraggio allo sbaraglio
Il boss camorrista don Vincenzo Strozzalone, detto “il re del pesce” (Carlo Buccirosso), protagonista di Ammore e malavita dei Manetti Bros., è ricco e potente ma piuttosto stressato: sono in troppi a volerlo morto. Dopo essere scampato all’ennesimo attentato, decide che c’è un’unica via d’uscita: morire. Per finta, naturalmente. L’idea è venuta alla sua diabolica e procace consorte, donna Maria (Claudia Gerini), che non avendo nulla da fare tutto il giorno passa gran parte del tempo a vedere film. Proprio dalla sua passione cinefila arriva l’idea che potrebbe risolvere ogni problema, e consentire ai due di vivere felici e contenti in qualche paradiso, forse tropicale, sicuramente fiscale.
Ma in un piano del genere la discrezione è tutto. La finta morte è un segreto che bisogna custodire bene, quindi è importante che ne sia a conoscenza il minor numero possibile di persone. Disgraziatamente, la giovane infermiera Fatima (Serena Rossi) vede proprio ciò che non avrebbe dovuto, e viene prontamente condannata a morte. Peccato che sia proprio Ciro (Giampaolo Morelli) il killer incaricato di farla sparire, lo stesso Ciro che è stato il suo primo amore, perduto ma impossibile da dimenticare.
Il resto non ve lo raccontiamo, non per evitare di rovinare chissà quale sorpresa, ma perché come va avanti e come si conclude ve lo potete tranquillamente immaginare. Non è certo una trama thriller con finale a sorpresa l’ingrediente vincente del musical firmato dai Manetti Bros. Anche se di momenti sorprendenti ce ne sono tanti in questo film, a partire dalla sequenza iniziale del funerale. Sì, perché di morti che prendono la parola per raccontare la loro versione della storia se sono già visti, nella storia del cinema, ma quante volte ne avete visto uno che canta, un morto ammazzato, con mezza faccia devastata, steso nella bara, proprio all’uscita dalla chiesa, con tutti i parenti intorno e la vedova gemente in gramaglie? E oltretutto l’innocente cadavere non c’entra nulla col losco personaggio di cui si stanno celebrando le esequie!
Fra Gomorra e Grease, i fratelli registi più spericolati del cinema italiano hanno messo in piedi uno spettacolo rutilante e barocco, pieno di musica e malinconia, di sogni in technicolor e realtà cupissime e violente. Ma soprattutto in Ammore e malavita c’è la passione, l’amore per Napoli. La vera protagonista è proprio la città, con la sua struggente bellezza e i bassifondi, l’irriducibile energia vitale e le accoranti miserie. La Napoli del Maschio Angioino ma anche quella di Scampia, fra le cui famigerate Vele si muovono pulmini ricolmi di turisti alla ricerca dell’«esperienza turistica definitiva», in una delle scene più esilaranti del film.
Presentato in concorso alla Mostra di Venezia, il film ha sparigliato le carte e conquistato il cuore di molti, mettendo in scena un impasto temerario e convincente di musica e teatro, melodramma e kitsch, canzoni romantiche e morti ammazzati. Una meravigliosa sceneggiata recitata con ispirata partecipazione da tutti gli interpreti, nessuno escluso. Ma in prima fila, a raccogliere gli applausi, metterei Claudia Gerini – cinefila donna del boss che canta in napoletano e buca lo schermo a ogni scena – e Giampaolo Morelli, perché il suo Ciro o’ninja, duro a morire, imperturbabile e letale, è un personaggio di quelli destinati a rimanere impressi nella memoria. Una perfetta sintesi pop di ciò che il cinema italiano può riuscire a fare se smette di aver paura e si getta allo sbaraglio, prende dei rischi, finalmente rialza la testa.
Menzione speciale, infine, per gli autori della colonna sonora, Pivio & Aldo De Scalzi e il cantautore napoletano Nelson Garofalo, già collaboratore dei Manetti Bros. ai tempi di Song’e Napule.
Ammore e malavita, di Antonio e Marco Manetti, con Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso, Raiz, Franco Ricciardi