L’ormai 64enne Salvo Montalbano non è più quello di una volta. I colpi cominciano a mancare e – possiamo dirlo – si sta rimbambendo alquanto.…
L’ormai 64enne Salvo Montalbano non è più quello di una volta. I colpi cominciano a mancare e – possiamo dirlo – si sta rimbambendo alquanto. D’altra parte, è dal 1994 che riempie romanzi e che affianca la letteratura storica e politica di Andrea Camilleri.
Tutto comincia nel fango. Una consueta vicenda d’intrecci tra politica e mafia arriva sulla scrivania di Montalbano quando, dopo settimane di piogge, si scopre un cadavere in mezzo a un cantiere. Sembra scorrere persino nelle vene, tutto quel fangue – direbbe Catarella con un inquietante malapropismo.
Ma il caso di Giugiù Nicotra, trovato mezzo nudo affacciabocconi, non riesce a pigliarlo più di tanto, al commissario. Porta avanti le indagini con lo stesso entusiasmo con il quale firma la montagna di carte che si ritrova sulla scrivania.
Fin da subito si aggira un fantasma: la moglie della vittima di cui non si vedrà mai il cadavere. E poi un ospite fisso in casa Nicotra la cui identità e funzione resteranno un mistero fino quasi alla fine. A poco a poco – dopo vari tentativi di deviare le indagini verso il delitto passionale – ogni tassello va a ricomporre un puzzle che altro non è se non un’enorme piramide di fango nella quale si muovono costruttori, amministratori pubblici, giornalisti. Un’opira di pupi durante la quale tra i pupari succede qualcosa che fa saltare lo spettacolo.
Si tratta di un Camilleri particolarmente cupo. È già lo stile a rivelarlo: il pastiche linguistico a cui l’autore ci ha abituati trascura la teatralità e si infittisce di aggettivi e descrizioni, come a voler creare la coreografia espressionistica della vicenda.
Pare, insomma, che l’urgenza di dire qualcosa abbia avuto la meglio sulle ragioni drammaturgiche. Oppure che la cosa più importante fosse stata esprimere un enorme sentimento di disgusto.
“Piramide di fango” di Andrea Camilleri (Sellerio, pp. 272, 14 euro, e-book 9,99 euro)
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