La musica che gira intorno / 44

In Musica

Pop, rock, indie rock, progressive, funk, glam pop, jazz, folk, classica: i nuovi album, le ristampe, gli eventi musicali significativi

POP & ROCK
Cristina Donà – L’aridità dell’aria/ Stelle buone/ Le solite cose/ Senza disturbare/ Risalendo
Sono trascorsi vent’anni da quando Cristina Donà si imponeva come talento centrale del cantautorato femminile indie con lo straordinario esordio, un po’ alla P. J. Harvey, di Senza tregua (****1/2). Vent’anni dopo, quell’opera prima allora prodotta da Manuel Agnelli è riletta con il contributo di un mazzo di talenti emergenti della scena indie attuale. Così L’aridità dell’aria vibra della vocalità delicata di Birthh, Stelle buone si affida alla rielaborazione intima di Cristina Donà, una stranita Simona Norato conferisce uno sghembo fascino a Le solite cose, Senza disturbare ha gli echi elettronici dei bolognesi Zois e Risalendo vola, stravolta con i fiati dagli ottimi La Rappresentante di Lista.


Giorgio Conte – Stringimi forte/ Piano più piano/ Arte/ Fine primo tempo/ Giornata al mare/ Come è bella la luna
Fratello minore di Paolo – è nato ad Asti nel 1941 – e non meno bravo di lui, Giorgio Conte è cantautore raffinato e stralunato, blandamente malizioso e pigramente eccentrico. Autore di successo per altri (Non sono Maddalena per Rosanna Fratello, Una giornata al mare per l’Equipe 84, Deborah per Fausto Leali), nel recentissimo Sconfinando offre (****), con un sontuoso pianoforte e un’ancor più sontuosa orchestra d’archi, porge piccoli struggimenti d’amore (le bellissime Stringimi forte e Arte a suo tempo interpretata da Paolo, ma Giorgio la rende più intima), nostalgie di antichi strusciamenti al cinema (Fine primo tempo) e contemplazioni (Com’è bella la luna). Un disco prezioso e avvolgente.




Niccolò Fabi – Una somma di piccole cose/ Filosofia agricola/ Una mano sugli occhi/ Lasciarsi un giorno a Roma/ Costruire
Belli gli anniversari, belli i bilanci quando possiedono sostanza e arrivano privi di trionfalismi. Fa un bilancio di vent’anni di carriera Niccolò Fabi, romano classe 1968 e laureato in filologia romanza con una tesi sugli antichi codici e da vent’anni, appunto, cantautore due volte premio Tenco. Diventi inventi 1997-2017 (****), dagli esordi di Capelli alle canzoni più recenti, raccoglie in 25 tenui cammei offerti come in un concerto una carriera senza boati, all’insegna dell’introspezione e del pudore di sentimenti, sorretta da una delicata vena elettroacustica.


St. Vincent – Pills/ Sugarboy/ Los Ageless/ New York/ Smoking section
Personaggio notevole, la londinese Annie Clark in arte St. Vincent (è il luogo in cui morì Dylan Thomas). Al quinto episodio discografico della sua carriera, Masseducation (****), gioca la carte dell’estroversione postmodern mischiando Prince, David Byrne, David Bowie, Madonna, i Blur e quant’altro. Funk e glam pop, inserti chitarristici e sintetici, ballatone pianistiche, testi tra l’ironico e lo sfrontato, sferzanti e spiazzanti.


MUSICHE RITROVATE
Francesco De Gregori – Anema e core/ Passo d’uomo/Volavola/ Cardiologia/ La casa/ L’angelo
Francesco De Gregori (*****) ha incominciato al Vox di Nonantola, in provincia di Modena, un tour che lo porterà a Zurigo, Monaco, Parigi (al Bataclan), Bruxelles, Londra e New York. Un tour “intimo” in piccoli club, accompagnato da basso, pianoforte, chitarra e slide. Senza batteria. Nella prima tappa del tour De Gregori, che si è presentato al pubblico senza barba e senza cappello, alla fine del concerto ha eseguito Anema e core assieme alla moglie Alessandra Gobbi. Un piccolo, tenero frammento di vita di coppia e di storia della canzone italiana, come alla storia della nostra musica appartiene il suo canzoniere dal quale ho pescato, per il mio omaggio, le canzoni che più ho frequentato negli ultimi mesi.


Banco – Canto nomade per un prigioniero politico / Non mi rompete/ La città sottile
Nuova edizione deluxe con inediti per Io sono nato libero (****), terzo album del Banco del Mutuo Soccorso datato 1973 che contiene la loro canzone più nota e, insieme, il loro inno-manifesto, Non mi rompete. Per il resto, ci sono la voce meravigliosa di Francesco Di Giacomo, la chitarra di Rodolfo Maltese che arpeggia sostituendo quella di Marcello Todaro. E le tastiere dei fratelli Vittorio e Gianni Nocenzi, fra le più ricche e smaglianti del panorama progressive europeo di quel periodo per niente avaro di soddisfazioni. Un disco senza tempo.

Elio e le Storie Tese – Licantropo vegano/ Servi della gleba/ La terra dei cachi/ Pippero/ Canzone mononota
«Siamo stati insieme dal 1985 fino al 2017. Suoneremo per l’ultima volta il 19 dicembre a Milano, poi scadremo come una mozzarella». Elio e le Storie Tese (*****) si sciolgono con ironia, senza tradire il loro stile, convinti di non potere competere con youtuber, rapper e influencer. E a noi che abbiamo amato la loro irriverenza e il loro citazionismo, la loro goliardia e la loro maestria strumentale, non resterà che andarli a sentire per l’ultima volta perché,parole loro, «l’addio tira più della figa». Preparandoci al concerto con una doviziosa scelta dei loro brani, a partire dal recente singolo Licantropo vegano.

IL JAZZ
Paolo Fresu – Gracias a la vida/ Non ti scordar di me/ No potho reposare/ Cheek to cheek/ La filugnana
Il trombettista Paolo Fresu (*****) è un artista grande e generoso e una bella persona. Nei giorni scorsi ha aderito allo sciopero della fame a staffetta promosso dai senatori Luigi Manconi, Elena Ferrara e Paolo Corsini perché la legge sullo ius soli non venga affossata. E il suo profilo Facebook è stato invaso da una marea di insulti, da parte di imbecilli e mezze calze livorose. Fresu ha deciso di reagire con l’arma dell’ironia: lanciando una sua personale classifica degli insulti più “belli” e commentandoli con un aggettivo: bulimico, confuso, etero, eccetera. A Paolo Fresu la mia solidarietà. Accompagnata da una scelta delle sue interpretazione, che volano più alte di questi tempi confusi e rancorosi.



Felice Clemente – Besame mucho/ Summertime /Mal d’Africa/ Una ragione di più/ Era il tempo delle more
Conosco Felice Clemente (****), discograficamente parlando, da una decina d’anni. Me lo fece ascoltare un amico fotografo, poi espatriato in Thailandia dove ha aperto un resort, al quale Clemente dava lezione di sax. Da allora ho seguito regolarmente le sue sonorità sontuose apprezzandone la versatilità di multistrumentista ( suona il sax soprano e tenore e il clarinetto) e l’agio con cui si muove nei più diversi contesti. Qui lo ascoltate in duo con il chitarrista Javier Pérez Forte (Besame mucho e Summertime), in trio con Paolino Dalla Porta al double bass e Massimo Manzi alla batteria (Mal d’Africa, scritta da Clemente) e in quartetto (ancora Manzi, più Fabio Nuzzolese al piano e Giulio Corini al contrabbasso) in Una ragione di più e Era il tempo delle more. Due riusciti omaggi a Mino Reitano, che era zio di Clemente, contenuti in Mino legacy.


LA CLASSICA
Evgenij Kissin esegue Beethoven
Torna alla Deutsche Grammophon il moscovita naturalizzato britannico e cittadino israeliano Evgenij Kissin. Già enfant prodige (esordio con la Ulijanovsk Symphony Orchestra a undici anni, primo recital a dodici, a diciotto esegue il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Cajikovskij coni Berliner Philharmoniker diretti da von Karajan), oggi, a 45 anni, Kissin è in piena maturità. E nello splendido Beethoven live (****1/2), registrato fra il 2006 e il 2016 in giro per il mondo, rilegge Ludovico Van, senza tecnicamente tradirlo in una sola nota, con impetuosità e piglio fra il granitico e il drammatico, accentuandone gli aspetti visionari e, si direbbe oggi, dark. Ascoltate la celebre Sonata n.14 Al chiaro di luna, la propongo in versione integrale sia su Spotify sia su You Tube, per farvene un’idea.


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