“Il libro di Henry” di Colin Trevorrow è la drammatica storia di una famiglia che si regge per la genialità dell’undicenne figlio (l’ottimo Jaeden Lieberher), capace di investire in borsa e tener insieme tutto e tutti. Ma quando s’ammalerà per aiutare la giovane vicina di casa, vittima del padre violento, la genitrice dovrà lasciare l’amata playstation per occuparsi delle due creature che ha messo al mondo
Esistono molte storie in cui un bambino, all’insaputa dei grandi, si ritrova coinvolto in situazioni pericolose che lo portano a diventare un uomo. Ma cosa succede se è invece il genitore colui che deve maturare? Di questo parla Il Libro di Henry, l’ultimo film di Colin Trevorrow: Henry Carpenter (Jaeden Lieberher) è un bambino prodigio di 11 anni, dotato di un’intelligenza superiore a quella di molti adulti, che vive in una cittadina di provincia con la madre Susan (Naomi Watts), cameriera in una tavola calda insieme all’amica Sheila (Sarah Silverman). e il fratello minore Peter (Jacob Tremblay).
Proprio a causa della sua intelligenza, Henry sospetta che la giovane vicina Christina (Maddie Ziegler), sua compagna di scuola, venga abusata dal patrigno Glenn (Dean Norris), che è anche un commissario di polizia. Henry decide così di elaborare un piano per aiutare Christina, ma proprio quando lo ha ultimato si ammala gravemente. Ed è così che sua madre Susan, attraverso alcune annotazioni che il figlio ha lasciato su un quaderno (il “libro” del titolo), si ritroverà a dover affrontare una situazione estremamente pericolosa.
Il nucleo familiare in cui vive Henry appare fin dall’inizio molto singolare: lui è talmente intelligente da riuscire a investire in azioni di borsa per garantire un buon tenore di vita a tutti e tre, mentre la madre è una donna dal carattere molto infantile. In molte scene, infatti, lei lo lascia a occuparsi delle loro finanze e nel frattempo gioca alla playstation. Tuttavia, nel momento in cui lui si sente male, il mondo di Susan si capovolge totalmente, e dopo la disperazione iniziale si ritroverà costretta a rialzare la testa per sé, per Henry e per Peter, e a prendere le redini della propria vita.
Gli appassionati di sitcom non potranno non notare le analogie tra il carattere del giovane protagonista e quello di Sheldon Cooper, noto personaggio della sitcom tv The Big Bang Theory (alla cui infanzia è stato di recente dedicato uno spin-off, The Young Sheldon). Henry non può certo competere con il ragazzino che in dieci anni ha conquistato milioni di spettatori, ma riesce comunque a farci ridere a più riprese, e Jaeden Lieberher dimostra di avere un grande futuro davanti a sé come attore. Come del resto il bravo e ancor più giovane Jacob Tremblay, che nel 2015 aveva già commosso il mondo per la sua interpretazione in Room.
Naomi Watts esprime alla perfezione gli stati d’animo più diversi: la spensieratezza iniziale, la successiva disperazione e infine il desiderio di rimettersi in gioco. E anche la giovane Maddie Ziegler dimostra di avere talento, impersonando una ragazza che cerca di apparire normale pur nascondendo profonde ferite, sia sul corpo che nel cuore.
Le scene che ci offre la regia di Colin Trevorrow non sono solo quelle cariche di adrenalina tipiche dei thriller americani, ma anche quelle un po’ più tristi, che attraverso gli occhi arrivano all’animo dello spettatore. Lo stesso non si può dire purtroppo della sceneggiatura, firmata dal giallista Gregg Hurwitz, che alternando scene divertenti ad altre più drammatiche tende spesso a fare salti temporali eccessivi, lasciando molti interrogativi irrisolti lungo il percorso.