Blandine Lenoir firma “50 primavere” e fa centro grazie alla brava, misurata e trascinante Agnes Jaoui, che con mille sfumature interpreta Aurore, signora giunta ai fatidici “anta” che perde il lavoro e si scopre futura nonna. Ma lei si sente ancora forte, combattiva, è troppo presto per rinunciare a sogni, speranze professionali e sentimentali. Complice il ritorno in scena di una amore giovanile, sceglie di sfidare senza paura il suo futuro, in un’età in bilico, piena di dubbi e rischi soprattutto per una donna
Di momenti di passaggio, nella vita ce ne sono tanti. Ma quello dei fatidici cinquant’anni (le 50 primavere del titolo di questa frizzante commedia francese) è di sicuro uno dei peggiori. Soprattutto oggi. Perché è un’età in bilico, più del solito, senza certezze se non – sempre più spesso – quella di non sapere bene quale sia il tuo ruolo. Certo, anche a vent’anni capita di non saperlo, però di solito sei convinta/o di avere tutto il tempo per scoprirlo, in fondo hai tutta la vita davanti. Se invece ti ritrovi a cinquant’anni in mezzo al guado, l’ansia diventa inevitabile, perché un bel pezzo della tua esistenza ormai ce l’hai dietro le spalle. Allora che fare, visto che indietro in ogni caso non si torna? Dove trovare le risorse per andare incontro al futuro con un briciolo di ottimismo e dosi non omeopatiche di energia positiva?
Sono le domande a cui deve rispondere Aurore (Agnès Jaoui), cameriera cinquantenne divorziata e sola, ma tutt’altro che rassegnata ad avviarsi sul viale del tramonto, sia dal punto di vista professionale che sentimentale. Peccato che proprio nello stesso giorno le capiti sia di perdere il lavoro sia di scoprire che sua figlia è incinta. Una buona notizia destinata a bilanciare quella cattiva? Non esattamente. Perché, insomma, Aurore di fare la nonna non ne ha proprio voglia. E l’incontro casuale con un amore di gioventù (Thibault de Montalembert) sembra voler dimostrare la verità del vecchio adagio: non è mai troppo tardi! Ma sarà poi vero? Lo scopriremo ovviamente solo nell’ultima scena, ma possiamo già anticiparvi che il finale non riserverà chissà quale strabiliante sorpresa.
Perché non è questa la carta vincente del film di Blandine Lenoir, attrice, regista e sceneggiatrice 44enne, nel 2011 “nominata” al Cesar, l’Oscar francese, grazie al corto Monsieur l’Abbe e qui al suo secondo film da regista tre anni dopo Zouzou: il suo script scorre scoppiettante e piacevole, tratteggiando con garbo situazioni e personaggi che ci conquistano per la loro naturalezza. E pazienza se qualche snodo si rivela decisamente prevedibile e non tutte le gag sono irresistibili!
A fare la differenza, e a rendere il film decisamente consigliabile, è piuttosto la capacità della regista di stabilire una relazione empatica con la protagonista, e attraverso di lei con le tante donne alle prese con il difficile passaggio della mezza età, in bilico fra entusiasmi simil-adolescenziali e lacrime quasi senili, perché gli ormoni intorno ai cinquant’anni si mettono di solito a fare brutti scherzi, vero, ma anche perché fare bilanci e confrontarsi con ciò che è stato (e soprattutto con ciò che avrebbe potuto essere e non è stato) può essere terribilmente impegnativo.
La differenza, naturalmente, la fa anche la protagonista, Agnès Jaoui, regista e sceneggiatrice, oltre che magnifica attrice dalle mille sfumature. Nella vita in coppia da decenni con Jean-Pierre Bacri (con cui ha condiviso tanti film di grande successo, da Il gusto degli altri a Così fan tutti), Jaoui è semplicemente perfetta nel ruolo di Aurore e disegna un bel personaggio a tutto tondo: una donna di oggi, tanto energica quanto incerta, buffa e battagliera, a tratti esausta ma mai rassegnata.
50 primavere, di Blandine Lenoir, con Agnès Jaoui, Thibault de Montalembert, Pascale Arbillot, Sarah Succo