Un anno di registrazioni ascoltate e più o meno amate. Ecco le scelte della nostra redazione
The National – Sleep Well Beast
Il settimo album dei National, che abbiamo già amato qui, gestisce sperimentazione e identità in finissimo equilibrio. Un’elettronica elegante, circolare e auto-ironica a trasmettere la rabbia e la solitudine nell’era Trump. (C.A.)
Robert Plant – Carry Fire
Ne fa 70 l’anno prossimo, è vero. Ma ha la classe, la lucidità e l’esperienza per fare ancora oggi un disco pieno di blues, rock e ballads semplicemente fantastico. Per viaggiatori di anima e musiche. (E.B.)
Coma Cose – Inverno Ticinese
Non un album, bensì un ep, quello dei Coma Cose, colonna sonora per l’inverno milanese. “La nostra musica suona come “gli ingressi dei palazzi di Milano di notte”, dicono. Rime evocative, che riportano agli anni ’90 e rievocano i vecchi cantautori. (A.L.)
Gone is Gone – Echolocation
Supergruppo con membri di Mastodon, QOTSA e At the Drive In: colonna sonora ambient e stoner di un film che non esiste. (M.V.)
Feist – Pleasure
Un graffio sulla schiena e una carezza in viso: un disco bellissimo per una delle voci più intriganti del panorama indie. (M.V.)
Beatrice Rana – Variazioni Goldberg (Johann S. Bach)
Goldberg Variations, Beatrice Rana. Non è facile dire qualcosa di nuovo su uno dei capolavori di Bach, eppure il tocco della pianista pugliese, induttivo e deduttivo insieme, dimostra una personalità musicale tale da richiamare alla memoria, con nuova freschezza, i profondi scavi di Glenn Gould. (M. L.P)
Samuele Strufaldi – Adenosine Triphosphate
Il Pianista Samuele Strufaldi con Claudio Giovagnoli al sax soprano,Yuri Romboli al sax tenore, Alessandro Cianferoni al basso elettrico e Marco Cali alla batteria ha realizzato questo curioso e interessante album dal buffo titolo mutuato dalla chimica genetica per una originale e fortunata sintesi alchemica tra jazz e contemporanea. Tra i dischi più “freschi” dell’anno. (A.M.)
The War on Drugs – A Deeper Understanding
I The War on Drugs sono tornati con un nuovo lavoro – A Deeper Understanding – che ci ha colpiti al primo ascolto. E gli 11 minuti di Thinking of a Place ci hanno conquistati definitivamente. (S.B)
Ginevra di Marco – La Rubia canta la negra
Ginevra Di Marco canta l’argentina Mercedes Sosa, monumento nazionale nella lotta contro la dittatura militare. Un album di fiera alterità, di sobria dolcezza e di timbro purissimo. Targa Tenco più che meritata. (R.C.)
Kamasi Washington – Harmony of Difference
L’album conferma il talento musicale del sassofonista trentaseienne losangelino che nel 2015 aveva fatto impazzire con The Epic. Non solo virtuoso del sax, ma grande compositore, Washington presenta dei nuovi brani concettuali che fanno rivivere l’anima pur e originale del jazz. (C.C.)
Régine Crespin – A Tribute
Lo dice la parola. A Tribute, giusto riconoscimento a un grande soprano francese che ha operato negli anni 50 e 60, è un cofanetto di dieci dischi che ripercorre gran parte della sua carriera operistica. Importanti le sue interpretazioni wagneriane (è stata Elsa in Lohengrin, Kundry nel Parsifal a Bayreuth). (A.M.)
Teodor Currentzis – Symphony No. 6 (Peter Ilich Tchaikovsky)
Teodor Currentzis dirige una Patetica senza facili né difficili patetismi, piuttosto attraversata da un’enfasi cerebrale che sa di patto col diavolo, per come fa scorgere l’abisso della partitura quasi senza che ce ne si accorga. E il suo ensemble sembra dotato di tante voci ognuna riconoscibile. (M. L.P)