Un Messiah in guanti bianchi

In Musica

LaBarocca, alle prese con il consueto appuntamento händeliano di Natale, sotto la guida di Ruben Jais dà una lettura composta (anche troppo) del celebre Oratorio

Tra sacro e profano, sono tanti gli ingredienti del dicembre milanese. Da sei anni laBarocca, l’ensemble strumentale e vocale nato in seno a laVerdi, ha aggiunto al calendario meneghino un appuntamento fisso, ormai divenuto tradizione irrinunciabile: il Messiah di Händel. Ritorno alla vita dopo un lungo periodo di malattia del compositore, il Messiah (prima esecuzione, Dublino 1742) inaugura quasi immediatamente un “nuovo corso” nel genere dell’oratorio in lingua inglese.

Il marchio di Händel si riconosce sin dalle prime battute, in una scrittura sempre meravigliosamente sospesa tra intensità drammatica e afflato spirituale. Ruben Jais, alla guida dell’orchestra, il 22 dicembre all’Auditorium ne dà un’interpretazione lucida e precisa, di una compostezza galante, che rischia tuttavia di perdere di mordente in una partitura così densa di effetti chiaroscurali.

La prima parte, che verte attorno alla profezia di Isaia e all’Annunciazione, ne esce un poco in sordina, pur con punte di grande pregio. Una per tutte, “But who may abide”, qui interpretata da Filippo Mineccia, controtenore dotato di grande gusto musicale ma penalizzato nel registro grave dagli ampi spazi dell’Auditorium. Degna di nota anche la splendida aria “Rejoice greatly, O daughter of Zion”, nella magistrale performance del giovane soprano, Giulia Semenzato.

In crescendo è tutta la seconda parte, dedicata alla Passione e Resurrezione, che alterna a momenti languidi e di grande intimismo, come il “Behold and see” – affidato a un giovane tenore di notevole spessore ed eleganza, Anicio Zorzi Giustiniani – altri di un’energia prorompente, come il celeberrimo “Hallelujah”.

La terza parte, che riguarda il Giorno del Giudizio, offre infine alcuni passaggi di rilievo: il coro, preparato da Gianluca Capuano, dà vita a uno splendido effetto ultraterreno nel “Since by man came death”, mentre trionfale è l’aria con trombe “Behold, I tell you a mystery”, del basso-baritono, Marco Granata, a cui va la palma della serata. Prima del bis finale, Jais ricorda la petizione per salvare laVerdi dai continui tagli alla cultura: che questo Hallelujah sia di buon auspicio.

Messiah di G.F. Händel, Concerto de laBarocca, dir. Ruben Jais all’Auditorium

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