In “The Disaster Artist”, candidato a un Oscar, l’attore/regista californiano ricostruisce con ironia la storia vera di un folle e misterioso collega che realizzò a cavallo del nuovo millennio “The Room”, un melodramma disastroso divenuto poi cult film di mezzanotte in tutta l’America. Nel cast comprimari ottimi come il fratello Dave, Set Rogen, Zack Efron e in ruoli cameo Sharon Stone e Melanie Griffith
“È tutto vero”, scrivevano sui loro manifesti, con deliziosa furfanteria, i distributori dei film di fantascienza anni 50, ricolmi di formiche giganti e marziani verdi, per attirare/spaventare il loro disponibilissimo pubblico di teenager, pronto ad affollare le sale. Lo stesso fa James Franco all’inizio di The Disaster Artist: solo che stavolta racconta un pittoresco personaggio e un film, o meglio sarebbe dire un piccolo fenomeno che sono davvero esistiti, a cavallo del cambio di millennio sulla West Coast americana tra San Francisco e Los Angeles.
Siamo nei pressi di autori pazzi come Ed Wood o pellicole evento alla Rocky Horror Picture Show, perché si racconta dell’insperato successo toccato all’allora sconosciuto Tommy Wiseau, ideatore, produttore, regista e protagonista (tutti ruoli che Franco si è riservato in questo film) grazie a The Room, una sorta sgangherato melodramma alla Tennessee Williams: una storia d’amore infelice e amicizia tradita, senza capo né coda e scritto nella più assoluta assenza di qualsiasi nozione di cinema che, costata 6 milioni di dollari e apparsa due settimane scarse in sala nel 2003 racimolando meno di 2mila dollari, divenne poi un cult assoluto, ripagando ampiamente i suoi realizzatori con i proventi di innumerevoli midnight movies in giro per tutta l’America.
Un’involontario successo comico, mescolato a qualche spunto soft-porn, dai misteriosi motivi, che fece ricco e famoso il suo ideatore dall’accento balcanico e dal look un po’ vampiresco, ricco di soldi di provenienza sospetta come la sua presunta nascita a New Orleans, che sosteneva seriamente, per accreditarsi professionalità d’attore, di esser allievo di Stanislavski, resuscitato in California per la bisogna.
Sistemato il fratello Dave nel ruolo dell’amico/rivale Greg Sestero, il “bello” del film, scritturati ottimi comprimari come Seth Rogen e Zach Efron, Ary Gaynor e Alison Bree per i ruoli di primo piano e convinto un bel numero di star a deliziosi ruoli cameo, tra cui Sharon Stone e Melanie Griffith, James Franco si abbandona a un one man show forse un po’ sovrabbondante ma francamente a tratti esilarante. Sulla qualità dello script e delle battute, del resto, fa fede il Golden Globe vinto e la nomination all’Oscar dei due sceneggiatori Scott Neustadter e Michael H. Veber, al lavoro partendo dal libro The Disaster Artist: My Life Inside “The Room”, the Greatest Bad Movie Ever Made, opera dello stesso Greg Sestero e di Tom Bissell.
Pur in un contesto decisamente umoristico, a tratti quasi da contemporanea screwball comedy, non manca una parodia forse facile ma che va a segno dell’industria del cinema, che è quella di vent’anni fa ma in fondo sembra non cambiare mai: gli attori, giovani e meno, sono vanesi e nevrotici fino alla’auto parodia, il regista-produttore pazzo, per quante stupidaggini e assurdità dica e faccia finisce per imporsi sempre grazie allo stipendio che paga a tutti, e Hollywood dispensa ancora, e come ha sempre fatto, da Viale del tramonto a Barton Fink, da S.O.B. a La La Land, rabbia e lacrime, nostalgia e attrazione in chiunque abbia mai calcato un set.
Certo, difficile negare la parodia, ma già dall’incredibile processo mimetico del suo protagonista nell’incredibile modello (guardate i titoli di coda, sono davvero quasi identici) vien da pensare che in fondo del folle sogno del pianeta Wiseau anche Franco si faccia un po’, se non portatore, almeno ammiratore, nel segno di quell’immaginazione “bigger than life” che da Orson Welles in poi è diventato un marchio di fabbrica e una dimensione del cinema.
The Disaster Artist, di e con James Franco, Dave Franco, Seth Rogen, Alison Bree, Zach Efron, Ary Gaynor, Sharon Stone, Melanie Griffith