Secondo film dell’australiano Garth Davis, dopo “Lion”: forte di una coppia di star (Joaquin Phoenix e Rooney Mara), si butta con sincerità nel filone sacro, mettendo al centro del film la controversa figura dell’unica seguace donna del Cristo. Senza credibilità storica, Pasolini e Scorsese sono però lontani
Maria Maddalena, di Garth Davis è ambientato nella Terra Santa del primo secolo dopo la nascita Cristo, dove una giovane donna lascia il villaggio di pescatori che le ha dato i natali per abbracciare un nuovo e radicale movimento sociale. Alla guida di questa eroina, antesignana di varie ribellioni femminili e figure storiche che senza troppa difficoltà stanno venendo riesumate in salsa #metoo e #timesup, si trova Gesù di Nazareth, che, agli antipodi dell’eccesso di gerarchizzazione seguita dalla famiglia della giovane, promette che il mondo cambierà.
Maria è alla ricerca di una vita più autentica di quella in cui le tradizioni la vorrebbero confinare, sogna l’emancipazione e la parità dei sessi, l’auto-determinazione e la spontaneità dell’animo. Unica donna, Maria si unisce al gruppo dei seguaci di Gesù, che andando incontro a un’ammirazione popolare crescente, aumenta di numero giungendo fino alla città di Gerusalemme. Dove la donna, come gli altri discepoli, si confronterà con la realtà del destino di Gesù.
È da quattordici anni che credenti e non di Hollywood speculano e discutono sulla Passione di Mel Gibson, divenuto poi persona non grata dopo il suo exploit antisemita del 2006. In fretta e furia gli studios reagirono con il candido Nativity, incalzante risposta diretta da Helen Catherine Hardwicke – che due anni dopo sarebbe stata la regista di Twilight – la quale bilanciò l’elogio della sofferenza di Gibson con un nitido focus sulla natività, girato sullo stesso set italiano scelto da Mel (Cinecittà e il paese fantasma di Craco, provincia di Matera).
Dopo Last Days in Desert (2015, del colombiano Rodrigo Garcia), Hollywood torna ora ad occuparsi del sacro con Maria Maddalena, forte della coppia da block-buster Rooney Mara – Joaquin Phoenix, in un film prodotto dal team di Il discorso del Re. Dopo l’esordio su grande schermo con Lion, il regista australiano Garth Davis, che preferiamo ricordare per la direzione di vari spot pubblicitari, porta sul grande schermo non un Cristo – che comunque nulla condivide con l’umanità di Martin Scorsese (L’ultima tentazione di Cristo, 1988) o con la modernità di Pier Paolo Pasolini (Il Vangelo secondo Matteo, 1964) – ma la Maria Maddalena. La donna, redenta nel 2016 da Papa Francesco dopo secoli in cui nella communis opinio era più vicina a una meretrice che ad un apostolo, è stata ormai parificata, negli onori e nell’ortodossia, allo stesso grado di celebrazione dei dodici seguaci di Cristo.
Davis affronta il suo compito con la stessa sincerità che lo ha contraddistinto in Lion, mirando a trovare un terreno di mezzo fra il sacro e il profano, ma il suo film finisce per essere un’esercitazione domenicale raffinata, profondamente politically correct, ma ahimè disinformata per il suo basso livello di affidabilità storica.
Maria Maddalena, di Garth Davis, con Rooney Mara, Joaquin Phoenix, Ariane Labed, Chiwetel Ejiofot, Ryan Corr, Lubna Azabal, Tahar Rahim, Shira Haas, Charles Babalola, Denis Ménochhet, Hadas Yaron, Tawfeek Barhom,