Uno spettro si aggira per il mondo delle mostre: è lo spettro degli anniversari. Per i cinquecento anni dalla morte, Brera dedica una mostra a Bramante, ma che delusione.
Non c’è centenario di nascita o morte che sfugga al vorace mercato delle esposizioni: automatica, scatta la rassegna più o meno celebrativa, più o meno raffazzonata all’ultimo momento. Ne fa le spese, questa volta, l’innocente Donato Bramante, uno dei grandi artisti dal multiforme ingegno del Rinascimento italiano, omaggiato dalla Pinacoteca di Brera con la mostra Bramante a Milano. Le arti in Lombardia 1477-1499, curata da Sandrina Bandera, Matteo Ceriana, Emanuela Daffra, Mauro Natale (curatore anche della contemporanea mostra “sorella” di Lugano) e Cristina Quattrini. L’unica colpa dell’artista marchigiano è essere morto a Roma esattamente cinque secoli fa, anno di grazia 1514.
C’erano, comunque, tutte le premesse per mettere in piedi un’esposizione riuscita, pur con le poche risorse e i tempi stretti di progettazione che caratterizzano la disastrata gestione della pinacoteca cittadina: nelle collezioni stabili di Brera si conserva infatti la grande maggioranza delle opere pittoriche dell’artista marchigiano.
E senza difficoltà si è potuto pescare, tra i dipinti normalmente visibili in museo, le opere di confronto necessarie: da Piero della Francesca, perfetto per raccontare gli esordi tutti urbinati di Donato, ai tanti lombardi usciti trasformati (quando non frastornati) dall’incontro con le architetture partorite dall’immaginazione di Bramante, magniloquenti e fantastiche insieme, nutrite di rigore prospettico e fascino per l’antico. E allora: Foppa, Bergognone, Zenale e, ovviamente, Bramantino.
Bastano insomma pochi prestiti per offrire allo spettatore una rosa di dipinti ben assortita e senza cedimenti qualitativi.
Spicca, per coerenza, la sezione dedicata alle ricadute sulla scena artistica milanese, immediate e profonde, dell’Incisione Prevedari, la stampa tratta da un disegno di Bramante che squassa l’ambiente artistico milanese all’inizio del nono decennio del Quattrocento, imponendo un lessico decorativo e architettonico tutto nuovo. È il biglietto da visita di Donato a Milano: chi non si adegua è subito superato.
Non sono certo le opere, insomma, il problema dell’esposizione.
È difficile però non domandarsi il senso delle strutture in carton-gesso montate nelle già affollate stanze di Brera: vorrebbero evocare per via di sintesi le architetture bramantesche, ma paiono riesumate tra l’attrezzeria di qualche scalcinata compagnia teatrale. E non riescono nemmeno a isolare il percorso della mostra dalle fastidiose interferenze con i dipinti appesi sui muri della pinacoteca.
Potrebbero essere difetti veniali. La questione di fondo è che da una mostra di arte antica ci si aspetta qualcosa di più che il rimescolamento delle opere di un museo, costrette a un folle girotondo tra le sale, con qualche prestito, pur di qualità, a integrare il percorso. Ci si aspetta, almeno, che accostando opere normalmente distanti le si faccia reagire in cortocircuiti che sappiano illuminare di nuova luce i frammenti del passato su cui si posano gli occhi del visitatore.
Nulla di tutto ciò. Davanti all’accostamento tra i prestiti e le opere della collezione permanente si ha la sensazione di assistere all’occasione mancata di un dialogo che avrebbe potuto essere proficuo. Il genio poliedrico di Bramante, tutt’altro che restituito nella sua complessità, finisce appiattito sulla sola pittura: lui che fu anche architetto, cosmografo, poeta volgare. E persino l’unica opera certa su tavola di Donato, lo strepitoso Cristo alla colonna, capostipite nel suo inaudito vigore fisico di un’umanità nuova, appare depotenziato nella confusione che lo circonda.
Non si capisce la ragione di imbastire una mostra così, in assenza di una idea critica nuova da sottoporre alla prova dei fatti. O meglio, si capisce: c’è un anniversario che incombe.
Bramante a Milano. Le arti in Lombardia 1477-1499, Pinacoteca di Brera, fino al 22 marzo 2015.
Foto: Donato Bramante, Cristo alla Colonna (part.), 1480-90, Milano, Pinacoteca di Brera.