È nelle sale “Visages, Villages”, film a quattro mani della regista Agnes Varda, capofila storica della Nouvelle Vague e autrice di film importanti come “Senza tetto, né legge”, e dello street artist francese JR. Un flusso di incontri, emozioni e pensieri, tra paesaggi assolati e relazioni umane, raccontato con gli occhi di due menti creative diverse per età e formazione ma affini per sensibilità e potenza espressiva. Un lavoro intenso, avvolgente, pieno di empatia, che non può lasciare indifferenti
Due sociologi di buon umore. Così Agnes Varda – pioniera della Nouvelle Vague, prima regista donna premiata con l’Oscar alla carriera, Leone d’Oro a Venezia nel 1985 per Senza tetto né legge e Palma d’Oro alla carriera a Cannes nel 2015 – descrive se stessa e JR, lo street artist francese con cui ha scritto e diretto Visages, Villages, film premiato a Cannes con l’Oeil d’Or e candidato quest’anno all’Oscar come miglior documentario. Sociologi perché Visages, Villages è il racconto straordinario di un viaggio alla ricerca di relazioni umane con persone vere, che interagiscano senza nessun ruolo di potere ma solo grazie alla loro umanità, intelligenza ed empatia.
Da qui la scelta, voluta fortemente dalla Varda, di girare per i villaggi escludendo a priori le città, dove invece proprio sui ruoli di potere si basano gran parte delle relazioni umane. Si parte così, assieme a questa coppia di artisti dalla storia e dalla fisicità così diverse, per paesaggi assolati e ventosi che trascinano con sé lo spettatore in un clima anche atmosferico, che del clima umano è sottofondo e premessa. Si viaggia sul camion che JR, artista affermato a livello internazionale, ha trasformato in un photomaton, una macchina per fotografie istantanee che al posto delle consuete fototessera produce grandi fogli stampati in bianco e nero con cui realizza le sue monumentali quanto effimere installazioni.
JR è, secondo la Varda, un artista sia realista che surrealista, perché prende dettagli della realtà, li ingigantisce, li ritaglia e poi li attacca su muri che inglobano le immagini, fondendosi per il tempo che le intemperie decideranno. E proprio questo aspetto accomuna artisticamente i due, che nonostante gli oltre cinquant’anni di differenza d’età si trovano da subito perfettamente in sintonia dialogando, scherzando, ricordando, commuovendosi e commuovendoci.
Dalla cabina del camion fotografico i due offrono alle persone che incontrano la possibilità di guardarsi e farsi guardare, provocando reazioni ed emozioni che sono il vero soggetto sia del lavoro artistico dello street artist che di Visages, Villages. Volti e storie di persone comuni, dalla timida cameriera del bar all’allevatore innamorato dei suoi trattori, fino alle donne del porto trasformate in giganti di carta che reagiscono con atteggiamenti opposti al loro essere al centro della scena, o ai gruppi di operai della fabbrica chimica che sorridono davanti alle loro foto di gruppo, magari con gli occhi che si bagnano a un giorno dalla pensione.
Lunghi silenzi, momenti di delicata intimità, scherzi affettuosi e frammenti di quotidianità fanno da contrappunto narrativo alle storie raccontate, come le corna delle capre tagliate dagli allevatori, che un uomo intervistato per strada propone di rendere innocue con palline di gomma o nasi da clown per evitarne l’amputazione, o il picnic surreale degli abitanti di un villaggio nel vicino borgo fantasma, riportato alla vita per un giorno. Tutti i luoghi, dal villaggio di minatori al bunker precipitato in spiaggia dalla scogliera, sono pretesti per ricordi, idee e spunti poetici, e superfici per incollare corpi, volti e storie del presente e del passato.
Mentre aleggia tra una tappa e l’altra, alla ricerca di quel che si troverà, il convitato di pietra, quel Jean Luc Godard citato con una folle, divertentissima corsa, anche se non proprio adolescenziale, tra le sale del Louvre, e accomunato a JR da quegli occhiali scuri che, in simbolica continuità, nessuno dei due leva mai dal naso.
Visages, Villages è un film che va oltre il documentario e un documentario che va oltre il film. È un canto poetico e corale, come le canzonette cantate dai due nella cabina del camion con quelle dissonanze che rendono la melodia ancora più accattivante perché più vera. La gente dei villaggi ci regala la sua umanità. JR ci regala la sua creatività, la sua esuberanza e la sua malinconia. Agnés, straordinaria 88enne, ci ricorda che la morte ci aspetta, ma ci invita anche a non averne paura, scaldati dagli incontri e dai ricordi, animati dall’entusiasmo per ogni attimo che ci è concesso. “Non vedo l’ora che succeda”, risponde a JR che le chiede se ci pensa. Perché, per quanto definitiva, è una bella esperienza da vivere.
Visages, Villages, di Agnés Varda e JR, dal 15 marzo nelle sale italiane (a Milano nei cinema Anteo, Mexico e Palestrina)
Immagine di copertina: Agnes Varda et JR devant le collage des ouvriers_©Agnès Varda-JR-Ciné-Tamaris, Social Animals 2016