‘Sogno un mondo senza armi. Saremo una grande generazione’, ha detto la nipote, appena nove anni, di Martin Luther King alla manifestazione di Washington mentre un fiume di giovani e giovanissimi invadeva le strade d’America. Sarà il mondo salvato dai ragazzini?
Di tutte le feste comandate, la Pasqua è quella che affronto con meno sensi di colpa per aver deciso di vivere lontana da casa, visto che, si sa, la si può passare con chi si vuole. Avendo sposato una persona di origine ebraiche, fino a qualche anno fa, quando i miei suoceri erano ancora vivi, festeggiavo Pesach, o pasqua ebraica, che è una delle tradizioni più interessanti a cui abbia partecipato. È la celebrazione della libertà dalla schiavitù del popolo ebraico in Egitto, fatto storicamente errato, ma se penso che noi cristiani crediamo che uno morto dopo tre giorni resusciti, e che per questo i bambini mangiano uova di cioccolato con dentro dei regalini a dir poco scarsi, non ho mai osato fare polemica con i miei familiari semitici. Prima di mangiare, il padrone di casa passa ad ognuno degli ospiti un libretto, la haggadah, che contiene le parti da leggere, da cantare e da recitare insieme. Sul tavolo ci sono cose strane: dell’acqua con il sale, che rappresenta le lacrime degli ebrei durante la loro schiavitù in Egitto, del pane azzimo, parte del quale viene nascosto e i bimbi devono trovare, un uovo che rappresenta il cerchio della vita e la primavera, un’erba amara che ricorda quanto sia orrenda la schiavitù, una specie di mix con le mele mischiate con il vino, che rappresenta il mortaio, un osso di non so quale animale che rappresenta non ricordo cosa. Si legge, si prega, si canta tantissimo, e poi finalmente si mangia un pranzo luculliano insieme a parenti e amici.
La pasqua cristiana invece celebra la resurrezione del Cristo. In America viene festeggiata organizzando per i bambini una caccia alle uova sode colorate, che vengono nascoste nel giardino, chi ce l’ha, e l’unico cioccolato è a forma di coniglio. Niente uova con sorpresa, niente pasqualina con l’uovo sodo intero in mezzo, niente colomba. Quest’anno la pasqua con tutti i suoi significati la si festeggia guardando e leggendo gli eventi politici di questo stranissimo paese. Quest’anno non servono né acqua e sale né uova sode colorate.
Se è vero che per la tradizione cristiana la pasqua è la celebrazione della rinascita, della resurrezione, unica e vera prova del fatto che Gesù la raccontava giusta, allora i giovani americani, ma anche quelli italiani (penso per esempio al libro Gli Sdraiati, di Michele Serra) che in passato mi sono sempre sembrati tanto passivi e un po’ ignoranti, molto più interessati a sport e manicure che alla politica, sono risorti e hanno organizzato manifestazioni enormi in tutti i cinquanta Stati americani (la più grande è stata quella di Washington) e in molte città oltreoceano, mentre Donald Trump era in Florida, a giocare a golf. Sono diventati, questi studenti tutti adolescenti, i veri protagonisti della battaglia contro le armi. Non c’era riuscito nessuno prima d’ora, malgrado le innumerevoli stragi, malgrado il fatto che 20 bambini e 6 insegnanti siano stati trucidati nelle aule della loro scuola elementare, 58 persone ammazzate a un concerto a Las Vegas, 49 persone in un bar a Orlando. Nessun gruppo anti armi che si è formato prima ha raggiunto il livello di impegno e di protesta che questi ragazzini, quasi tutti sotto i ventun anni, che non possono neanche ordinare un bicchiere di vino a cena, sono riusciti a fare. Il loro successo è dovuto anche, ma non solo, ai social media, che loro sanno usare in modo spettacolare e che aiutano a galvanizzare migliaia di persone con un solo tweet.
Li abbiamo ascoltati, sabato scorso: Emma Gonzales, la ragazzina con i capelli rasati a zero eloquente e teatrale, dopo aver ricordato i suoi compagni trucidati il giorno di San Valentino nel liceo della Florida, è rimasta lì, ferma immobile e zitta per sei minuti e venti secondi, il tempo impiegato da Nikolas Cruz, il responsabile della strage. E quel silenzio massacrante e potentissimo che ha fatto sentire le migliaia di persone un senso di disagio, rimarrà dentro ognuno di noi per molto tempo. Di parole se ne sono dette tantissime. Sembra che non ci sia più bisogno di parlare dell’assurdità delle leggi sulle armi di questo Paese. Dopo di lei ha preso la parola una bimba di 11 anni che ha ricordato che nella sua comunità, quella nera, è da sempre che le persone vengono ammazzate con le armi, sia dai poliziotti che dai nemici delle gang, e che lei rappresenta tutti quelli che sono morti innocenti nel silenzio della Nazione e che non sono ricordati. Infine ha preso la parola la nipote di Martin Luther King, che ha solo 9 anni, e ha detto di avere anche lei un sogno: di vivere in una nazione senza armi.
Mio marito Dan e Emma hanno partecipato alla manifestazione a Boston, la terza più grande negli Stati Uniti dopo quella di Washington e di New York, e prima di andare, Emma ha voluto fare il suo cartellone. La scritta dice: “History has its eyes on you”, la storia ti sta guardando, che è la frase di un musical su Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti. Poi sono andati a marciare, e si sono ritrovati in primissima fila. Dan ha raccontato con le lacrime agli occhi l’emozione di vedere migliaia di bambini e ragazzini guidare il corteo con fierezza e determinazione, con i cartelloni e gli slogan che urlavano dentro al megafono. Anche Emma ha urlato al megafono un paio di volte, proponendo i suoi slogan.
E se la pasqua ebraica celebra la liberazione dalla schiavitù, viene da pensare che forse anche noi siamo sulla strada giusta per liberarci dalla schiavitù delle armi, che uccidono ogni giorno 96 persone in media. E forse, chissà, anche dalla schiavitù della National Rifle Association, la lobby più potente di questo Paese che difende a piede tratto e ottusamente il diritto di avere tutte le armi possibili, a qualsiasi età, senza bisogno di controlli o di porti d’arma. Nikolas Cruz, che ha 20 anni, è riuscito a comprare un’arma da combattimento in un negozio, presentando semplicemente la sua patente, per altro scaduta. La NRA insiste a dire che è diritto di chi vuole armarsi di poterlo fare liberamente, per poter proteggere la propria famiglia e i propri averi, come dice il secondo emendamento della Costituzione americana, scritta quando l’arma più feroce era la baionetta e quando il pericolo di essere aggrediti in casa dai nemici era una realtà.
E se invece la pasqua è la celebrazione pagana di fertilità, con tutti i coniglietti che fanno trenta figli per volta o le uova simbolo inequivocabile della fecondità, allora speriamo che il seme che questo movimento sta piantando cresca forte, alto e coraggioso e che riesca a ossigenare meglio il cervello dei politici che ancora pensano che vada bene così com’è adesso e non vedono cosa ci sia da lamentarsi tanto.
Immagine di copertina di Tim Mudd