“The Constitution” del croato Rajko Grlic, applaudito al Festival di Montreal, è un racconto di omofobia e nazionalismo, violenza urbana e relazioni sentimentali incapaci di vincere consolidate disperazioni. Al centro c’è Vjeko, professore di liceo che elabora il lutto per la morte del suo compagno, grande violoncellista, attraversando ogni notte, in abiti femminili, le strade di Zagabria. Eccellente il cast
Il 40° Montreal World Film Festival, noto per essere un crogiolo di film provenienti da ogni angolo del mondo, si è concluso due anni fa ricordando al mondo intero l’esistenza di un cinema croato. Testimone della settima arte nei paesi balcanici è stato il regista Rajko Grlić, il cui contributo più famoso era fino al quel momento The Border Post (2006), pellicola drammatica che narrava la vicenda di un soldato dell’esercito jugoslavo, anno 1987, di stanza al confine tra Albania e Macedonia. Con The Constitution- due insolite storie d’amore, torna l’afflato nazionalista, cinematograficamente parlando, che muove la cinepresa del 70enne regista, membro del “Gruppo di Praga” (dove ha studiato insieme al serbo Emir Kusturica) formato da artefici del rinnovamento per immagini; e riemerge qui il suo occhio attento ai tic della società, virtù del documentarista passato ma non sopito.
Pluripremiato al Festival del Cinema Europeo di Lecce, vincitore a Montreal, The Consitution è il racconto corale di quattro atomi che (di)partono in moto centrifugo da Vjeko (Nebojsa Glogovac), insegnante di liceo che ha devoluto l’intera esistenza allo studio della lingua e della storia croata e da Bobo, il grande violoncellista suo compagno, scomparso da un anno. Vjeko sopravvive al vuoto della sua esistenza travestendosi ogni sera da donna e guardando le foto dell’amato, in un lussuoso appartamento nel centro di Zagabria, dove si prende cura del padre, ex ufficiale dell’esercito filonazista croato costretto a letto sei anni.
Per sopportare i dolori della relazione col padre, che ripudia e da cui è ripudiato per gli orientamenti politici e sessuali, Vjeko la notte si trasforma in Katerina, concedendosi lunghe passeggiate nella città vuota, col viso truccato e i vestiti della madre morta. Durante una di queste evasioni serali, un gruppo di ragazzini omofobi e di orientamenti politici reazionari, lo aggredisce accanendosi contro di lui.
Condotto privo di sensi in ospedale, viene riconosciuto da Maja (Ksenija Marinkovic), l’inquilina del seminterrato del suo palazzo, che inizia a curarsi di lui e del padre malato. Accomunati dalla perdita di un grande amore che non ha mai potuto sfociare – alla coscienza della donna bussa ancora la memoria di un aborto di qualche anno prima – i due, che provengono dai più lontani pianeti, si annusano e si avvicinano, fino a ritrovarsi sul campo dell’umanità e della compassione. E nella singolare relazione finisce per esser coinvolto anche Ante (Dejan Acimovic), poliziotto di origine serba con cui Maja è sposata, che Vjeko aiuterà a preparare un esame sulla costituzione croata, necessario per fare carriera.
Rendendo tangibile nella materia filmica la pesantezza e la rigidità mentale e sociale contro cui il vecchio professore si trova a lottare, The Constitution si pone a metà strada fra una storia d’amore sull’odio – razziale, storico, sessuale – e una storia d’odio sull’amore, quella di protagonisti così avviluppati e irrigiditi nei loro abiti pieni di malumore, che faticosamente riescono ad aprirsi a nuovi sentimenti.