Magico il “Pifferaio” e magici i Colla

In Teatro

La favola dei Grimm, provvista di lieto fine, resa attuale e meravigliosa con le marionette. Un teatro dei prodigi: l’invasione dei topi è un grande effetto speciale

Vale la pena di riprodursi anche solo per portare i propri bambini a vedere la storica compagnia marionettistica Carlo Colla e figli. Il pifferaio magico, spettacolo educativo senza essere noioso (in scena al Piccolo Teatro Grassi fino al 6 Gennaio), ha debuttato nel 1997 ed è ancora in grado di affascinare ogni fascia d’età.

Ispirata alla sadica fiaba dei fratelli Grimm, la versione di Eugenio Monti Colla fortunatamente prevede un lieto fine, oltre che un’incantevole storia d’amore tra il poeta zoppo Hans e la bella figlia del Borgomastro Lise. In questo contesto il pifferaio è un personaggio misterioso che prende a cuore la condizione di emarginato del sensibile Hans, un giovane amante dei versi, della natura e pertanto del tutto alieno dalla produttiva società borghese di Hamelin.

Se gli estremi della fiaba sono ben noti, eccetto che per queste leggere variazioni, la resa marionettistica è imprevedibile, perfino rivoluzionaria. Anche solo il lavoro sui personaggi è raffinatissimo. Sopra tutti il Borgomastro, che vive il dramma di ritenersi furbo pur prendendo sempre le decisioni più catastrofiche. Non si tratta solo di un buffo truffatore, ma i movimenti accentuati del burattino, oltre che l’intonazione sempre più goffa della voce recitante diventano tratti tragici al momento della sua dichiarazione finale di fallimento. Qui è la stessa greve mentalità capitalistica di Hamelin a precipitare, conquistata finalmente dalla grazia dei sentimenti panteistici di Hans.

A parte la bellezza e la ricchezza efficacemente risaltate dell’intreccio, lo spettacolo è tecnicamente prodigioso. Basta il quadro dell’invasione notturna dei topi a ripagare il prezzo del biglietto: la scena è inquietante come nessuno avrebbe potuto attendersi. È impressionante anche la cura dell’incedere degli animali, dell’abbaiare dei cani o delle code oscillanti delle mucche, insomma di tutti gli aspetti chiaramente più affascinanti per i bambini. In fondo è di una fiaba che stiamo parlando, e gli animali devono regnare sovrani per quanto possibile.

Una menzione speciale meritano le musiche di Danilo Lorenzini, perfette in ogni situazione: dal mirabile equilibrio che si sente nelle scene bucoliche (splendido il dialogo tra il violoncello e i fiati), al martellante e spigoloso pianoforte caratteristico dei topi, che ricorda da vicino il tema che nel film di Lang Huppertz assegnò ad altre creature piccole e disgustose: i Nibelunghi.

L’unico piccolo difetto dello spettacolo è un tentativo di inserire un dubbio esplicito sulla realtà degli avvenimenti, con il pifferaio che si prende gioco del Borgomastro dicendo che non erano passate che ventiquattr’ore dalla liberazione dei topi (e non dieci giorni come invece doveva essere). Una fiaba è grande proprio in quanto allegoria, non similitudine: allo spettatore non deve essere servita un’interpretazione, perché questa non tarderà a presentarglisi quando la fiaba avrà penetrato a dovere le sue viscere. Ciononostante l’evitabile esperimento di sapore freudiano viene subito perdonato di fronte alle meravigliose luci di festa del finale che incorniciano una piccola falce di luna nel cielo notturno.

“Il Pifferaio Magico”, Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli, da una fiaba dei Fratelli Grimm. Fino al 6 gennaio a Piccolo Teatro Studio Melato

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