La generazione disagio scherza in un cabaret attuale con quattro giovani attori capaci di dialogare con la platea e ironizzare su sesso ed happy hours. Ed altri due raccontano per ridere il teatro
Energia, sarcasmo cinico e interattività sono le tre qualità che caratterizzano l’accattivante gioco da tavolo in scena al teatro Elfo Puccini e condotto dal collettivo Generazione Disagio attraverso lo spettacolo dal titolo nichilista Dopodichè stasera mi butto.
Tre giovani moderni si mettono in gioco trasformandosi in concorrenti-pedine, all’interno di una surreale competizione che promette al vincitore la liberazione da un mondo fatto di crisi sociale e politica, delusioni e frustrazioni continue, concedendogli l’occasione di guadagnarsi il tanto agognato suicidio.
Come nel classico gioco dell’oca, a turno, uno stagista, un precario e un laureando lanciano dadi, capitano su caselle degli imprevisti, stanno fermi per un turno, indietreggiano o avanzano di un paio di passi, coinvolgendo piacevolmente in prima persona lo spettatore e invitandolo a sfogare sugli attori tutta la propria carica di negatività quotidiana.
Un pessimista e sadico conduttore, guida i concorrenti attraverso un tabellone da gioco, creando di volta in volta l’atmosfera giusta per le varie prove grazie ad un consono gioco di luci e musiche che conferisce allo spettacolo una sferzata energica spesso assente negli spettacoli canonici.
Grazie a una satira attualissima e attraverso la critica dell’angosciante situazione in cui sono costretti a vivere milioni di giovani oggi, Enrico Pittaluga, Graziano Sirressi, Alessandro Bruni Ocana e Luca Mammoli illustrano il complesso mondo del lavoro, facendosi portavoce della condizione di una generazione di mezzo: troppo giovani e al contempo troppo vecchi, la generazione dei dimenticati vede come unica via d’uscita l’annullamento personale.
Il limbo vissuto dai personaggi di “Generazione Disagio – Dopodichè stasera mi butto” viene proposto in coppia con l’altrettanto ironico e precario, lavorativamente parlando, spettacolo “Grasse Risate, Lacrime Magre!” del duo Paolo Faroni e Massimo Canepa.
Attraverso un continuo cambio di ruoli, prende vita un’originale parodia dei cliché che abitano l’universo teatrale italiano, compresa l’imitazione di un centotrentenne Arlecchino che ancora si diverte a compiere evoluzioni e acrobazie sul palco.
Quattro quadri garantiscono un ritmo sostenuto, presentando di volta in volta una sfaccettatura differente del mestiere dell’attore: lo scontro tra l’attore di teatro e il comico orgoglioso della commerciale fama conquistata grazie al mezzo televisivo; l’incontro tra un giovane diplomato presso una scuola di teatro e un milanesissimo direttore di uno stabile restio all’innovazione; il rapporto tra due compagni del liceo, un dentista e un’artista di strada, in una paradossale visione della realtà alla Monty Python; l’ardua decisione tra la vita familiare e la carriera itinerante.
Il pubblico viene a contatto con diverse realtà legate al mondo lavorativo in relazione all’attuale crisi economica, attraverso uno sguardo giovane che può far riflettere più o meno da vicino ognuno di noi.