La musica che gira intorno /65

In Musica

Che cosa passa questa settimana al convento delle sette note? Gli anni novanta di Mauro Ermanno Giovanardi approdano al Santeria Social Club, la pianista olandese Gila Bae affronta Bach, Beethoven e Brahms al Conservatorio, i Manhattan Transfer delizieranno il pubblico del Blue Note. Sentieri Selvaggi si fa in due: Carlo Boccadoro porta Petrassi all’Auditorium, Andrea Rebaudengo Montalbetti all’Elfo. E non finisce qui…

Alleanza franco-tedesca al Conservatorio
Nell’ambito della stagione della Società dei Concerti, mercoledì 9 maggio il Conservatorio, alle ore 21, ospita una delle più vivaci orchestre sinfoniche tedesche, la Wurttembergische Philharmonie Reutlingen. Il trentacinquenne americano Fawzi Haimor, che la dirige, ha scelto un programma in qualche modo “concatenato” in cui il Romanticismo strizza l’occhio al ‘700: la Chaconne e il Pas seul dall’Idomeneo re di Creta di Mozart, il Triplo concerto op. 56 di Beethoven che rinnova i fasti gioiosi della sinfonia concertante, e la Sinfonia n. 6 di Schubert (“la Piccola”), che rende omaggio al genio di Rossini ricalcandone il fraseggio. Affianca l’orchestra del Baden-Wurttemberg il francese Trio Wanderer, che festeggia i trent’anni di attività e che proprio nel nome di Schubert si è formato.

Bowie ossessionato dal fantasma di Chopin
Non si sfugge al fascino dei vecchi castelli. Nei pressi di Parigi, il castello di Herouville fu teatro nell’800 degli ultimi incontri fra Chopin e George Sand. Tra il 1969 e il 1985 il proprietario Michel Magne lo trasformò in uno studio di registrazione che venne preso d’assalto dal gotha del rock. Qui registrarono Elton John, che si sdebitò ribattezzandolo Honky Chateau in un celebre album, quello che conteneva Rocket man. E poi ancora Pink Floyd, Jethro Tull, Marc Bolan, Marvin Gaye, Iggy Pop, Fleetwood Mac, Grateful Dead e decine d’altri. Inevitabile che ci approdasse anche David Bowie, che si diceva ossessionato dallo spettro di Chopin e che qui registrò nel 1973 Pin ups, il suo album di cover dagli anni ’60, e nel 1977, assieme a Brian Eno, l’elettronico Low. Ambientato nel castello di Herouville è David Bowie – L’uomo dai mille volti, un documentario di 77 minuti di Christophe Conte e Gaetan Chatainger che Sky Arte trasmette mercoledì 9 maggio alle 15.15. Repliche nei giorni successivi.

Gli anni ’90 di Mauro Ermanno Giovanardi
C’erano una volta gli anni ’90. In Italia, gli anni in cui per le band emergenti del nuovo rock accantonare l’inglese e dare credito alla nostra lingua non parve più un’eccentricità o un gesto velleitario ma un atto necessario e in qualche modo obbligato. Anni ’90, gli anni di Afterhours e Subsonica, Marlene Kuntz e Ritmo Tribale, Csi e Bluvertigo. Mauro Ermanno Giovanardi, solista dopo la bella avventura con La Crus, ha reso omaggio a quel decennio con un disco appassionato, La mia generazione. L’album è diventato anche un tour, che giovedì 10 maggio approda al Santeria Social Club, ore 21.30. Assieme a Giovanardi, sul palco, molti ospiti che hanno respirato quell’aria, da Rachele Bastreghi dei Baustelle a Cristina Donà, da Mara Redeghieri degli Ustmamò a Cristiano Godano dei Marlene Kuntz.

Le tre B dell’olandese Gila Bae
Pianista prodigio, l’olandese Gila Bae, 24 anni, è già una concertista nota in Italia: la si è ascoltata a Imola, nel concerto inaugurale per i venticinque anni dell’Accademia pianistica, assieme a Vladimir Ashkenazy. E a MiTo con un recital brahmsiano. Stavolta al Conservatorio (venerdì 11 maggio, ore 21), nella serata in cui la Società dei Concerti presenta la nuova stagione, affronta le tre B: Bach (Aria variata alla maniera italiana BWV 989), Beethoven (le Variazioni Eroica op. 35) e Brahms (Variazioni e fuga su un tema di Handel op. 24).

Manhattan Transfer sabato e domenica al Blue Note
I Manhattan Transfer li ascoltai per la prima volta negli anni ’80 rifare un vecchio brano portato al successo da Glenn Miller, On a little street in Singapore, e mi incantarono. Quell’aria fané, starei per dire quasi steampunk, la stessa che in quegli anni consacrava Paolo Conte; il nome ripreso da un romanzo che nel 1925 John Dos Passos aveva dedicato all’età del jazz; il repertorio che spaziava negli anni dai ’30 ai ’50 riportando in auge particolarissime tecniche di canto (il “vocalese” di Lambert, Hendricks & Ross, nell’album omonimo del 1985, fu candidato ai Grammy in ben dodici categorie) e spingendosi fino alla fusion di Birdland e al Brasile di Djavan; la maestria vocale assoluta infine. Tutte doti che hanno fatto di loro, dal 1969 a oggi, il gruppo vocale più popolare al mondo. Ed è un piacere ascoltarli al Blue Note sabato 12 (ore 21 e 23, doppio concerto) e domenica 13 maggio (ore 21).

Franco Battiato confidenziale
Come lo preferite, Franco Battiato? Qual è la vostra ricetta per il vero, l’originario masterchef cantautoriale delle nostre latitudini? Si può scegliere in blocco e frullare tutto, come faccio io (l’esoterico, il dadaista, il rievocatore, l’ancorato alle memorie dell’infanzia) oppure privilegiare un aspetto della sua proteiforme creatività. Mentre accompagno la notizia con una personale, scarna playlist, ribadirei che Battiato è grande, a tal punto da non aver bisogno di profeti, e che Rai 5 gli rende onore sabato 12 maggio, ore 23.56, con il docu “confidenziale” Franco Battiato – Temporary road.

Rebaudengo a Sentieri Selvaggi, Boccadoro alla Verdi
Stanze di Marco Montalbetti, Miroirs di Maurice Ravel: è il momento del virtuosismo per la nostra rassegna di musica colta contemporanea preferita. Esegue i due brani, per la stagione di Sentieri Selvaggi all’Elfo Puccini, lunedì 14 maggio alle 21, Andrea Rebaudengo al pianoforte. Intanto Carlo Boccadoro, che di Sentieri Selvaggi è la mente e il cuore, martedì 15 maggio dirige l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi all’Auditorium, ore 21. In programma Luca Francesconi (Vertige), Giorgio Colombo Taccani (Quattro parole, in prima assoluta), lo stesso Boccadoro (Orbis tertius) e Goffredo Petrassi: nel quindicesimo della scomparsa di uno dei massimi del nostro ‘900, lo si ricorda con il Concerto per orchestra n. 5. In mancanza di documentazione contemporanea, ne offro un assaggio nella bella versione diretta da Carlo Maria Giulini.

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