Con la mostra “Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura”, a cura di Michele Nastasi, la Triennale di Milano racconta il rapporto del grande fotografo con l’architettura attraverso le immagini della sua collaborazione con la rivista Lotus. Uno scambio proficuo e intenso che influenzò la visione dell’architettura come immagine costruita dallo sguardo, in relazione al contesto contarddittorio del paesaggio contemporaneo.
La fotografia è un atto partecipante che costruisce la realtà. Perché la realtà, inconoscibile di per sé, è il risultato dello sguardo che, osservandola, la costruisce. È una visione filosofica e concettuale prima ancora che fotografica, quella di Luigi Ghirri (1943-1992), il grande maestro della fotografia italiana che ha cambiato il modo stesso di intendere l’immagine e, soprattutto, il paesaggio.
Un paesaggio che è sia storico che contemporaneo, fatto di stratificazioni che lo proiettano sempre e comunque nel presente, nella contemporaneità dell’atto stesso del fotografare. E l’architettura, Arte per eccellenza perché sempre proiettata all’esterno e continuamente messa alla prova del quotidiano, è l’elemento che più di ogni altro caratterizza il paesaggio con la sua presenza solo apparentemente immobile.
Lo sguardo indagatore e metafisico di Ghirri sapeva cogliere dintorni e conclusioni, aprendo dialoghi tra gli elementi e gli strati delle immagini e tra questi e l’occhio che quelle immagini guarda, in un rimando infinito di sguardi e di senso risolto in un’estetica dall’apparenza quasi banale e dalla complessità evocativa quasi mistica. Luce liquida, dettagli slabbrati, atmosfere dinamicamente sospese, empatia emotiva, commovente nei suoi significati etimologici di mettere in movimento, agitare, muovere-con. Ci si muove con lo sguardo attraverso silenzi ed equilibri che, quando riguardano l’architettura, diventano ancora più assoluti e assordanti.
Per questo la committenza che la rivista Lotus diede per lungo tempo al Ghirri degli anni della maturità artistica ci ha regalato sequenze di immagini che nel loro ostentato alone infraordinario contengono ed esaltano gli elementi di eternità intrinseci all’architettura. I servizi su commissione offrirono il pretesto perché lo sguardo del fotografo andasse a influenzare la rappresentazione del concetto di architettura negli stessi architetti, inserendola nel contesto contraddittorio, in quanto complesso e dinamico, del paesaggio contemporaneo. Soprattutto se a finire sotto lo sguardo dell’obiettivo erano capolavori assoluti come il Cimitero di San Cataldo a Modena di Aldo Rossi o l’incredibile Tomba Brion ad Altivole di Carlo Scarpa. Ma anche l’estremo opposto, come la giostra in movimento in riva al mare o le cabine di una delle tanto amate spiagge.
Oggi la Triennale di Milano, che fu a sua volta soggetto e pretesto per quell’indagine sul “Paesaggio dell’architettura” che da il titolo alla mostra, espone oltre 350 fotografie, tra stampe originali e immagini proiettate – molte delle quali inedite – appartenenti all’archivio di Lotus e alla stessa Triennale. Assieme a una selezione di pubblicazioni e di altri materiali che raccontano come la ricerca più intima di Ghirri e il suo lavoro legato alla committenza fossero in realtà un unicum nella sua visione del mondo e della vita, contemporaneamente diacronica e sincronica, così familiare e al contempo così potentemente assoluta.
Immagine di copertina: Roma, Pantheon, 1982