Tratto da un libro di (e sceneggiato da) Ian McEwan, “Chesil Beach” del debuttante londinese Dominic Cooke, 52 anni e tanto teatro shakespeariano alle spalle, racconta un matrimonio che va in frantumi per la troppa passione e l’impreparata timidezza di due ragazzi nei primi anni 60. La loro iniziazione al sesso sarà catastrofica, come la distanza sociale che li divide e il disprezzo dei genitori di lei per un genero di campagna. Eccellenti i due protagonisti Saoirse Ronan e Billy Howle, brava Emily Watson
I destini di Edward e Florence, protagonisti di Chesil Beach, si incrociano per caso a Oxford durante una riunione del comitato per il disarmo nucleare. Di tali riunioni Florence (Saoirse Ronan) è assidua frequentatrice, nonostante la disapprovazione della famiglia ricca e borghese da cui proviene, e da cui tenta di affrancarsi coltivando la passione per la musica e sognando di diventare una violinista di fama. Edward (Billy Howl) è entrato per caso nella sede del comitato perché sta vagando tutto solo, confuso e felice, senza nessuno a cui raccontare la notizia del giorno: che si è laureato in storia, a pieni voti, lui, un ragazzo di campagna, dalle origini modeste e con in più una madre scandalosamente fuori di testa.
I loro destini si divideranno per sempre pochi mesi dopo, in un hotel vecchiotto e pretenzioso a due passi dal mare e dalla spiaggia di ciottoli che dà il titolo al film e al libro di lan McEwan da cui arriva l’ispirazione. Edward e Florence si sono appena sposati e sono lì in viaggio di nozze, ma l’esperienza della loro prima notte insieme sarà talmente catastrofica da minare alle fondamenta quell’edificio amoroso che avevano immaginato di poter costruire. Siamo nel 1962 in Inghilterra, e, come scrive McEwan nell’incipit del romanzo, i due protagonisti erano “tutti e due ancora vergini in quella loro prima notte di nozze, nonché figli di un tempo in cui affrontare a voce problemi sessuali risultava semplicemente impossibile”.
Forse non tutti ricordano che L’amante di Lady Chatterley di D. H. Lawrence era stato assolto dall’accusa di oscenità appena due anni prima e il vento fresco della Swinging London e della liberazione sessuale non aveva ancora cominciato a soffiare, portando scompiglio fra i capelli e accorciando drasticamente l’orlo delle gonne, ma soprattutto scombussolando tutta una serie di granitiche convinzioni morali e sociali. Era questione di pochi anni, ma per quella giovane coppia alle prese con una difficilissima iniziazione sessuale e sentimentale, sarebbe stato troppo tardi.
Di questo parla il film diretto dal 52enne londinese Dominic Cooke (debuttante in regia con molto teatro shakespeariano alle spalle) e sceneggiato dallo stesso McEwan, ma anche di molto altro. Perché il giovane Edward non è soltanto timido e goffo, pieno di amore e desiderio ma totalmente inadeguato quando si tratta di esprimerlo: è soprattutto un ragazzotto insicuro, che si sente profondamente intimidito al cospetto della sua incantevole moglie, perché dietro le spalle della ragazza non può fare a meno di intravedere i suoi orribili genitori, che hanno prontamente deciso di offrirgli un lavoro nell’azienda di famiglia ma non per questo potranno mai smettere di considerarlo con disprezzo un bifolco di campagna.
E lei, l’innamoratissima Florence, è arrivata all’appuntamento con la prima notte di nozze senza poter nulla chiedere a una madre gelida e dispotica (Emily Watson), e si è preparata da sola leggendo un manuale che parla di “penetrazione” in un modo tale da farle pensare che tutto potrà accettare da suo marito tranne una simile disgustosa azione. E così si infila in quel lettone dall’aspetto sinistro, circondato com’è di orridi tendaggi rossi, come un agnellino che si avvia verso il macello. È giustamente terrorizzata, proprio come lui, del resto. Ma come si esce da una simile rovinosa situazione? Come imparare a dirsi l’indicibile? Come raccontarsi la paura e il desiderio, la vergogna e lo smarrimento? E così continuano per ore a dirsi a vicenda “ti amo, ti amo”, ma ogni minuto, ogni gesto, ogni confidenza, ogni tentativo di avvicinarsi segna in realtà un impercettibile allontanamento. Fino all’inevitabile disastro, al momento in cui una piccola frase detta (o non detta) fa la differenza e cambia la direzione di una vita intera. Per sempre.
Una storia d’amore struggente e un ritratto d’epoca amarissimo, un melò che parla di sentimenti imprigionati e anime paralizzate, un bel film che coinvolge e convince grazie anche alla notevole prova di tutti gli attori. Ma a spiccare sono soprattutto i due protagonisti: la magnifica Saoirse Ronan (già arrivata tre volte a un passo dall’Oscar, con film come Espiazione, Brooklyn e Lady Bird) e il bravo Billy Howle (visto in Dunkirk), che prestano ai loro personaggi timori e tremori, rabbiosi soprassalti d’orgoglio e malinconici stordimenti, fra cuori quasi impazziti per l’agitazione e corpi paralizzati dal terrore. Il tutto raccontato senza
voyeurismo, inseguendo i dettagli dei corpi, i particolari degli ambienti, la mesta poesia di una striscia solitaria di spiaggia sospesa fra cielo e mare, passato e futuro, amore e disamore.
Chesil Beach – Il segreto di una notte di Dominic Cooke, con Saoirse Ronan, Billy Howle, Anne-Marie Duff, Lionel Mayhew, Emily Watson