Alba la geometra vede la Madonna (ambientalista) e sfida il mondo degli affari

In Cinema

Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston guidano l’ottimo cast della commedia grottesca di Gianni Zanasi “Troppa grazia”, in cui si mescolano temi come la responsabilità individuale, la difesa della natura, la rinuncia ai propri interessi se poco nobili. Ma il complicato intreccio, che ruota intorno a un terreno prezioso e a un gruppo di avidi speculatori edilizi, finisce per sfilacciarsi nel finale. Puntando più sulla risata, a tratti anche abbastanza facile, che sulla logica del racconto

Troppa grazia di Gianni Zanasi, vincitore del premio Europa Cinema Label al Festival di Cannes del 2018, è una piacevole commedia il cui messaggio ecologico estremamente mite farà sì che il pubblico in sala si senta bene. Ma senza ispirarlo all’azione. Costruito con parsimonia e arricchito di caricature familiari, è un film che raccoglie molti fili ma che alla fine, purtroppo, non riesce a legarli tutti insieme.

Lucia (Alba Rohrwacher) è una geometra assillata da varie crisi: il suo rapporto con l’elettricista Arturo (Elio Germano) vacilla, sua figlia Rosa (Vanucci) si sta trasformando in un’adolescente ribelle, e anche le sue finanze non sono troppo sicure. Non è facile per lei trovare un lavoro regolare, forse perché è un po’ troppo nervosa e un po’ troppo onesta; finché Paolo (Giuseppe Battiston), uomo d’affari locale, la ingaggia per controllare un terreno dove sarà costruita una grande opera architettonica, chiamata The Wave, progettato dall’arrogante architetto Serra (Thomas Trabacchi).

Lucia scopre subito che, nel terreno, qualcosa non va, ma Paolo non è disposto a rimandare le cose, quindi per non perdere l’ennesimo lavoro lei decide che stavolta chiuderà un occhio: finché, in mezzo al campo, vede la Vergine Maria (Hadas Yaron) che le ordina di costruire una chiesa sulla proprietà. Naturalmente Lucia crede sia un’allucinazione, soprattutto perché la donna continua a spuntare e nessun altro può vederla, ma la Madonna dimostra presto di essere molto reale, in un’umoristica e sorprendente scena di lotta. La geometra cerca allora di mantenere le sue visioni silenziosamente controllate, ma le voci trapelano a causa di suo padre Giulio (Teco Celio), un eroinomane in ripresa che induce i religiosi a recarsi sulla proprietà sperando di vedere la Vergine.

A questo punto, la sceneggiatura si fa un un po’ confusa: si capisce che Maria non sta davvero spingendo per costruire una nuova chiesa, ma piuttosto per proteggere la terra – la mamma di Gesù è qui soprattutto un’ambientalista – nonostante i pezzi grossi non siano disposti a fermare la costruzione. Nella trama poi c’è la figlia di Lucia che spinge sua madre a tenere conto delle sue responsabilità morali, e Arturo, che pare aggiunto per dimostrare che l’energia nervosa di Lucia è nulla rispetto alla sua.

I dialoghi sono ben scritti, surreali ed eccentrici al punto giusto. Ben lungi dal volersi impelagare in un discorso religioso, Troppa grazia utilizza l’apparizione della Madonna come metafora del “grillo parlante”, e partendo da uno spunto surreale Zanasi riesce a fare un discorso complesso sulle nostre responsabilità individuali, sull’assumersi il compito di rimanere fedeli ai propri principi, anche quando fare la cosa giusta va contro i nostri interessi personali.

Peccato che l’esito della pellicola non sia poi all’altezza dell’idea, dei dialoghi e dei suoi interpreti: soprattutto nel finale ci sono svolte nella sceneggiatura poco credibili, con i personaggi che compiono azioni funzionali alla prosecuzione della storia ma non coerenti col loro percorso, e quando si arriva al finale si ha l’impressione che gli autori abbiano voluto chiudere in fretta il tutto. Se solo Zanasi avesse dato un po’ più di fiducia agli elementi psicologici, piuttosto che puntare sulle risate a buon mercato, l’opera sarebbe risultata più convincente.

Troppa grazia di Gianni Zanasi, con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston, Hadas Yaron, Carlotta Natoli, Thomas Trabacchi, Daniele De Angelis, Rosa Vannucci, Teco Celio 

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