C’è un prima e un dopo: quando la tv in soggiorno non c’era le serate passavano in chiacchiere tra politica e vita. Ora, come in tutte le case americane (e non) sua maestà troneggia in mezzo alla sala, è un oggetto tecnologicamente meraviglioso, garantisce altissima qualità di immagini e suoni, fa tutto quello che vuoi. Peccato che, in cento e più canali, non ci sia nulla che valga la pena vedere
La televisiun la g’ha na forsa de leun
la televisiun la g’ha paura de nisun
la televisiun la t’endormenta cume un cuiun.
No, non è inglese: è il testo, in milanese, di una piccola canzone di Jannacci, che racchiude in sé molte verità.
Io e la mia famiglia, tranne Sofia che a 19 anni si crede di essere troppo figa per stare con noi, siamo andati a Milano per una settimana. È stata un’impresa che per anni ci terrorizzava: viaggiare con una persona autistica a basso funzionamento sembra quasi impossibile, a pensarci. Ma Luca, che nella sua vita ci ha sempre sorpreso immensamente, perché fa cose che sembrerebbero impossibili senza battere ciglio, si è rivelato il miglior viaggiatore di tutti i tempi, tranne forse Marco Polo.
Quando siamo atterrati all’aeroporto di Milano e siamo andati a casa di mia madre, Luca era felicissimo di ritrovare la sua cameretta come l’aveva lasciata dieci anni prima. Stava andando tutto bene, tranne quando abbiamo provato a prendere l’ascensore per andare a fare una passeggiata. La nostra casa a Milano ha l’ascensore che arriva direttamente in sala, cosa che lo ha affascinato moltissimo: la chiamava ogni volta che ci passava davanti, e voleva entrarci sempre. Per andare a piano terra e poi però tornare su. Non siamo riusciti a farlo uscire se non due volte, con mia madre. Quindi, la sera invece di uscire con gli amici, io e Dan siamo rimasti quasi sempre in casa, a guardare la televisione, cosa per noi comunque bella, perché non ne abbiamo una da più di dodici anni.
Quando siamo rientrati a Cambridge, la prima cosa che ho fatto è stato risistemare i mobili della sala per farci entrare un televisore, che sono andata a comprare il giorno dopo. Non sapevo, ma avrei dovuto immaginarlo, che le televisioni moderne sono una specie di computer: il telecomando serve, ma basta anche semplicemente parlare e dire: “Metti il canale di CNN”, “Spegni”, Abbassa il volume”. Insomma, più che una tele, è una specie di amico, a cui chiedere dei favori senza doversi sentire in colpa di ricambiare.
La televisione, che troneggia tristemente in sala (prima al centro della sala c’era una grande libreria, che adesso è in un angolo), è grande e piattissima, con una cornice sottile e delle immagini in alta definizione. Quando mio marito l’ha installata, la prima cosa che ha detto mia figlia Emma è stata: “Mamma, adesso mi diventi una di quelle mamme sempre davanti alla tele, anche quando torno da scuola!”.
Per noi è una novità molto accattivante. Prima di averla, io e Dan, la sera, ci sedevamo sul divano e mentre io lavoravo a maglia, parlavamo della nostra giornata, di politica (Dan è ossessionato con le notizie, per cui è la mia Cnn privata), o del più e del meno, sorseggiando, a volte, un bicchierino di whiskey. Adesso, invece, le cose sarebbero cambiate: avremmo fatto come la maggior parte delle famiglie del ventunesimo secolo, davanti alla tele la sera, a vegetare.
La prima sera, quando i ragazzi sono andati a letto, ci siamo seduti davanti al nuovo amico, e l’abbiamo accesa. Le immagini sembravano uscire dallo schermo, il suono era perfetto, la posizione anche. L’unico problema è che, malgrado i cento e più canali, non c’è assolutamente nulla da guardare. Abbiamo visto le notizie per un’oretta, e poi abbiamo cercato qualcosa di interessante: il programma meno schifoso è quello in cui una coppia di un piccolo paesino dell’Arkansas cerca casa. Ne vanno a vedere tre, poi davanti a un caffè americano e sicuramente schifoso, fanno la lista dei pro e i contro di tutte e tre le proprietà e decidono quale comprare. Ultima scena: loro, nella casa nuova tutti contenti.
Ieri sera, invece, Emma ha messo il canale di Netflix che fa vedere un camino acceso, così che sembra di averlo in salotto e si è messa a fare i compiti con il suono del legno che bruciava. In compenso, io e Dan parliamo molto meno, non beviamo più whiskey perché l’abbiamo finito, e le notizie che sento sono date da un presentatore molto meno sexy di Dan.
Mi sa che ho fatto una cazzata.