Il compositore russo, Fantozzi, Matrix ed Emerson Lake and Palmer. A tenerli insieme prova Enrico Gabrielli con la reprise di “Picture at an exhibition”
Suonata nel 2015, dopo un passaggio dal 1971, musica composta nel 1874.
Raccontata così, la prima nazionale di Pictures at an exhibition vista il 10 gennaio al teatro Trivulzio a Melzo sembra un “pastiche” strano e difficile, ma in realtà è stato un concerto bello e potente, con alti e bassi sonori e visivi di grande vivacità.
A suonare sul palco gli Esecutori di Metallo su Carta e The Winston, ovvero il tastierista Enrico Gabrielli (Calibro 35, Afterhours), accompagnato da validi compagni d’avventura come Rodrigo D’Erasmo, Roberto Dell’Era, Sebastiano De Gennaro e Lino Gitto.
Pictures at an exhbition è una suite per pianoforte scritta dal compositore russo Modest Mussorgsky nel 1874, e diventata nel tempo un vero classico, sia nella versione per solo piano che per quelle orchestrali, prima fra tutte quella realizzata da Maurice Ravel nel 1922.
Immaginata da Mussorgsky come percorso musicale fra i quadri di una mostra del suo amico architetto ed artista Viktor Aleksandrovič Hartmann, la suite è straordinariamente immaginifica nel suo incedere e piena di voli sperimentali, che la rendono nel tempo un simbolo di potenza e tragedia, tanto che Paolo Villaggio scelse la Promenade – tema identificativo dell’opera – come colonna sonora per la mitica scena, volta in farsa, de La corazzata Potëmkin nel film Fantozzi.
La celebrità in ambito pop rock deriva invece dalla versione prog che ne fecero Emerson Lake and Palmer nel 1971, quando registrarono live la suite con diverse modifiche e aggiunte, ma soprattutto con un suono e un mood decisamente più energici e contemporanei.
Enrico Gabrielli – che della suite suonata al teatro Trivulzio è anche l’arrangiatore – si è mosso su una doppia linea di fedeltà, come è ovvio e logico per un musicista come lui, sensibile e rispettoso delle composizioni storiche e delle cavalcate progressive che spesso lo vedono protagonista nei Calibro 35.
La musica suonata dalla doppia band è stata fedele all’opera originale di Mussorgsky, riproducendo per intero l’opera senza le aggiunte introdotte da EL&P, ma rispettando con cura l’anima anni ’70 degli arrangiamenti del trio quando le due versioni coincidevano.
Il risultato è stato decisamente piacevole e incredibilmente moderno: l’uso di strumenti come violino e xilofono – non presenti nella suite di Emerson Lake and Palmer – ha arricchito il clima apocalittico delle composizioni, dando più sfumature alla musica e riproducendo in pieno il climax dei primi anni ’70.
Il gruppo, oltre a Pictures at an exhibition ha suonato (impeccabilmente) anche Take a pebble, tratto dal primo album del power trio inglese. Prima di loro, in due set separati, ci sono state anche due performance sonore del fisarmonicista Sergej Tchirkov, che ha suonato su musica di Nikolai Popov: elettronica spinta con elementi di accordion che hanno illustrato le opere visive di Andrew Quinn, artista visuale australiano già al lavoro sugli effetti speciali di Matrix e presente con le sue immagini per tutta la serata.
Pubblico diviso a metà: i fans di EL&P e del progressive sperimentale sono usciti entusiasti, mentre gli abbonati del teatro sono rimasti … un po’ attoniti, compresa la signora ultra settantenne seduta di fianco a me che a un certo punto si è appoggiata il dito alla testa, mimando un gesto che voleva dire chiaro che sul palco erano tutti… matti.