In “Fratelli nemici” del francese David Oelhoffen un montaggio parallelo ci racconta i destini di Driss (Reda Kateb), poliziotto antidroga dai metodi poco ortodossi, e del malvivente Manuel (Matthias Schoenaerts): legati dalla famiglia ma divisi dalla vita, vittime di una comune, drammatica perdita, finiranno per collaborare, nella miglior tradizione dei polizieschi “di coppia”. Un dramma noir ben riuscito, passato alla Mostra di Venezia, credibile e carico di suspense, con due ottimi protagonisti
Banlieue parigine, oggi: una gang di spacciatori di origine nordafricana si prepara a piazzare una grossa partita di eroina presso un cliente importante. Ma qualcosa è destinato ad andare terribilmente storto… Comincia così il bel thriller di produzione franco/belga Fratelli nemici – Close Enemies del regista transalpino David Oelhoffen, autore di rilievo ai festival del cinema di Venezia e Toronto per questo film e per l’interessante Far From Men (2014) con Viggo Mortensen. La sua nuova fatica non cade troppo lontano: Fratelli nemici, come recita il titolo, è una storia di profondi legami e conflitto morale, in cui la linea tra bene e male, tra ciò che è giusto e lecito, e ciò che non lo è, si fa sempre più sottile, fin quasi a spezzarsi.
Sui due lati della lama corrono Driss (Reda Kateb), poliziotto antidroga dai metodi poco ortodossi, e il malvivente Manuel (Matthias Schoenaerts). Freddo e calcolatore il primo, smarrito e braccato da un nemico invisibile il secondo, entrambi vedranno il loro mondo stravolto da una perdita che li accomuna, costringendoli a collaborare come nella migliore tradizione dei polizieschi “di coppia”, da Heat – La sfida in poi. Così, se da un lato il montaggio alternato, a raccontare i movimenti di entrambi come in una partita a scacchi, tiene ben alta l’asticella della tensione sul piano narrativo, su quello emotivo buona parte del merito va proprio alla magistrale interpretazione dei due protagonisti assoluti: Kateb, che vanta nel curriculum un’incursione di tutto rispetto a Hollywood con Zero Dark Thirty (è il prigioniero torturato, sottoposto a waterboarding, nelle prime sequenze del film), oltre che nella pluripremiata commedia francese Tutto sua madre, è un vecchio pallino di Oelhoffen già dai tempi di Far From Men. Schoenaerts invece, belga e figlio d’arte (suo padre è attore teatrale), a dispetto della giovane età vanta già un palmares decisamente importante, in patria e non solo, tra premi César e partecipazioni a grosse produzioni internazionali (Danish Girl, Blood Ties, Red Sparrow).
Grazie soprattutto all’intensità dei due interpreti, scelti per contrasto come meglio non si potrebbe (il poliziotto è un “traditore” del quartiere di origini magrebine, il delinquente un belloccio dagli occhi azzurri con forte senso dell’onore), il film ha il grosso merito di essere costantemente credibile senza strafare, giocando su realismo e silenzi più che sulla spettacolarità delle sequenze, ma riuscendo comunque (anzi, forse a maggior ragione) a costruire un clima di suspense capace di mantenere il pubblico incollato allo schermo e alla vicenda dall’inizio alla fine. Persino la periferia parigina, spesso ritratta dai media come polveriera costantemente pronta a esplodere, appare qui piuttosto un mondo a parte fatto di legami segreti e indissolubili, il cui lato peggiore opera rigorosamente a porte chiuse, annidandosi laddove meno lo si immagina, in un clima di paranoia mai esibito ma silenzioso e strisciante.
Se Far From Men era, a modo suo, una sorta di western ambientato al di là del Mediterraneo, Fratelli nemici è piuttosto un dramma noir intimista e concreto, ma non per questo meno valido e capace di condurre lo spettatore in territori di frontiera, raccontando mondi sconosciuti ai più con grande equilibrio e senza alcun prevedibile giudizio morale. Anzi, a colpire nella regia e nella sceneggiatura di Oelhoffen è proprio il ribaltamento dei ruoli: pur rispolverando il classico cliché poliziotto border line/criminale dal cuore d’oro nemiciamici, tra i pregi del film vi è l’assoluta mancanza di retorica, accantonata in favore dell’attenzione per i personaggi (anche quelli minori), le loro relazioni passate e presenti, e per un futuro che pare ogni momento di più senza via d’uscita.
Fratelli Nemici – Close Enemies di David Oelhoffen, con Reda Kateb, Matthias Schoenaerts, Sabrina Ouazani, Adel Bencherif, Gwendolyn Gourvenec, Ahmed Benaissa