Catastrofi a misura di bambino

In Letteratura

I “Mali minori” di Simone Lenzi: inciampi, disillusioni, rimorsi in trentatré racconti dall’infanzia dei piccoli dolori

Sarà capitato a molti di fare ritorno da adulti nella propria scuola elementare e di trovarsi disorientati dalle misure diverse che le cose improvvisamente dimostrano, un gioco alla Lewis Carroll dove tutto ciò che un tempo era enorme ritorna a dimensione normale, o diviene piuttosto minuscolo.

È così anche per i Mali minori di Simone Lenzi – già voce e autore dei testi dei Virginiana Miller – quegli eventi che un giorno preciso di molto tempo fa ci hanno toccato fino a segnarci per sempre, ma che di certo ora, come forse già presagivamo, non rappresentano le più grandi tragedie della nostra vita.

Inciampi, disillusioni, brutte figure, rimorsi, umiliazioni e rinunce, desideri rinviati e mai esauditi, trentatré racconti di sciagure in miniatura che hanno contribuito a organizzare la nostra identità per tutti gli anni a venire.  Dalla fine di Babbo Natale al fucile subacqueo mai avuto, dal vestitino della comunione in stoffa scadente alla televisione negata, dalla bambola oltraggiata a quella cui si è dovuto rinunciare, dalla presa in giro inferta a quella subìta. L’infanzia è un luogo crudele, “sanguinoso” per usare le parole di Michele Mari (a cui questo libro si avvicina con umiltà e spensieratezza), un luogo in cui il presente si dilata come fosse un’era geologica e fa dei momenti importanti soglie di trasformazione dell’umanità intera.

Ma l’infanzia è anche un posto da cui l’orizzonte futuro appare ancora come una promessa di possibilità, ed è per questo che, in tutte le storie, alla dimensione del trauma minore sopravvive il senso della sua evoluzione e della sua fertilità, di ciò a cui darà vita, del modo in cui modellerà il carattere, indirizzerà i gusti, motiverà gli istinti.

La parola di Lenzi scivola con grande disinvoltura fra i ricordi personali e quelli raccolti, vagando fra dialetti, epoche e paesaggi diversi fra loro.

C’è molta Livorno, quella dell’autore e quella di Virzì (potrebbe essere proprio lui il protagonista di Houston, TX), con la sua cantilena operaia e vivace; c’è Roma ma anche New York e la valle della Vibrata, vicino Teramo; ci sono soprattutto gli anni ’70 e ’80, ma anche incursioni nei decenni precedenti, quelli della ricostruzione e del boom.

Frammenti sociali, politici ed economici, dettagli di una cultura di massa– che nella storia di un paese diventa a un certo punto patrimonio antropologico – sparsi come reduci di un puzzle che non avrebbe senso provare a ricostruire, ma che movimentano lo spazio alle spalle di ogni episodio, lasciando affiorare come un vapore, quasi casualmente, una forma di memoria collettiva.

È con precisissima leggerezza che Simone Lenzi restituisce lo sguardo subacqueo e trasognato con cui da bambini si sta su questi sfondi, fra le cose dei grandi, fra quelle della natura e delle città, lo stesso sguardo con cui si osservano i propri coetanei e si impara a capirli come altri da sé, con cui ci si riconosce esseri sociali, uguali eppure soli in modo irriducibile, piccoli alieni tra altri alieni.

Mali Minori di Simone Lenzi (Laterza, pp. 133, 14 euro)

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