Grazie a Mozart e Pärt. Ce ne parla la pianista Katia Labèque che stasera al Conservatorio festeggia 15 anni di sodalizio con la violinista Viktoria Mullova
Due musiciste di classe, una violinista e una pianista pluripremiate che, nell’arco della loro carriera, hanno saputo spaziare dalla classica al jazz, dal pop alla world music. Viktoria Mullova e Katia Labèque, giunte al loro quindicesimo anno di collaborazione, saranno in Italia per una tournée che le vedrà in sette diverse città in meno di dieci giorni. Milano e la sua Società del Quartetto saranno una tappa obbligata. In attesa di ascoltarle, stasera al Conservatorio, abbiamo avuto il piacere di intervistare Katia Labèque.
In che modo l’incursione in altri generi musicali ha cambiato il suo approccio alla classica?
Lavorare con alcuni dei più grandi percussionisti e musicisti jazz, mi ha dato una grande stabilità ritmica. Il ritmo non è l’elemento primario d’interesse in una formazione musicale classica, più attenta al suono, al fraseggio, all’agogica. Per me Mozart ha un grande swing, che in tanta musica romantica non esisterà più. Avere fatto esperienza nel mondo del ritmo mi ha aiutato a comprendere meglio compositori come Ravel, Stravinsky, Debussy, ma anche Bach e Mozart.
Nel 2001 ha cominciato la sua collaborazione artistica con Viktoria Mullova. Come sarà questo nuovo incontro?
Tolta la Sonata di Ravel, che Vika (Viktoria Mullova, ndr) e io abbiamo già suonato insieme, il programma è rinnovato. Ogni pezzo nuovo ti offre un modo diverso di avanzare, di camminare musicalmente insieme, attraverso i compositori che interpreti. Certo è un’esperienza inedita suonare Mozart o Pärt con Vika. In un certo senso è un modo per sviluppare la nostra relazione.
Questo programma è molto eterogeneo nella sua classicità: Mozart, Schumann, Ravel poi Pärt e Takemitsu. Quale sarà il vostro fil rouge?
Vika ha scelto il programma: l’accoppiata Mozart-Schumann è sempre esistita e queste due sonate sono davvero splendide. La Distance de fée di Takemitsu ha molto in comune con alcuni dei grandi compositori francesi, come Debussy o Messiaen. Fratres di Pärt è invece un ponte tra Takemitsu e il virtuosismo dell’ultimo movimento della sonata di Ravel.
Quale consiglio darebbe oggi a un giovane che voglia intraprendere la carriera pianistica?
È davvero difficile. Le case discografiche non hanno più il potere che avevano un tempo, per via di YouTube e Spotify. Incidere un cd per noi è l’unico modo valido per fare sapere al nostro pubblico dove siamo e cosa facciamo. Oggi un giovane musicista deve potersi registrare, mettersi in rete e rendersi immediatamente visibile. Certo non si può sapere se questo funzionerà o no, ma non bisogna neppure aspettare che arrivi il grande contratto discografico, l’occasione della vita. I tempi ormai sono cambiati…
Katia Labèque (pianoforte), Viktoria Mullova (violino) al Conservatorio – 20 gennaio. Musiche di Mozart, Schumann, Takemitsu, Pärt, Ravel