L’isola del tesoro – o della letteratura

In Teatro

Il drappo rosso del sipario è calato sulla scena; già rassomiglia alla vela d’un vascello pronto a salpare… Così le marionette ci conducono in un viaggio meraviglioso che ha a cuore i temi del racconto

Lo spettacolo di Marionette annunciato è L’Isola del Tesoro – in scena al Piccolo Teatro Grassi dall’11 al 23 Giugno – un classico della letteratura di Robert Louis Stevenson, già nel repertorio della compagnia. Lo spettacolo è infatti di Eugenio Monti Colla, scomparso nel 2017, ed è stato ripreso e riallestito da Franco Citterio e Giovanni Schiavolin.

La distinzione “Romanzo di formazione” o “Romanzo d’avventura” è qui da considerarsi obsoleta. Si tratta di un racconto bello, emozionante, ricco di descrizioni e di personaggi. Il mito del mare aperto, l’isola segreta, i pirati! Non c’è modo di disfarsi della fascinazione emblematica cui la storia di Stevenson è permeata.

Ancor di più se a raccontarla sono le Marionette, gli “attori di Legno” a cui ogni scrittore di fantasia nel suo intimo sa di rivolgersi, poiché sono loro, gli oggetti inanimati dell’infanzia (cui confidiamo i nostri segreti) a saper ascoltare. Proprio questo loro secolare ascolto – le marionette sono fatte di legno… – questa loro impalpabile delicata memoria, ne rende gli interpreti ideali di ogni racconto fantastico. L’aspetto marcatamente affettuoso e gentile d’una marionetta, la sua eleganza, la ricchezza del costume – ornato di stoffe variopinte, tasche, bottoni – ne restituisce la presenza magica più che scenica: le marionette parlano e si muovono e vivono avventure incantate!

Il proscenio del Piccolo Teatro Grassi per l’occasione viene mascherato da una costruzione di enormi libri di carta colorata, alla stregua di un’istallazione d’arte contemporanea. Sui volumi si riconoscono i nomi di Buzzati, Salgari, Verne, Conrad, Melville, Calvino e suona come un meraviglioso omaggio alla letteratura, intesa come valore prima che come arte. Un monumento attuale e più che mai necessario che incornicia tutta la strabiliante opera scenica del Teatro di Figura.

Si leva il sipario e sotto i libri comincia il racconto, comincia con una voce narrante, che introduce al tempo ed alla dimensione della storia… ma a destare la nostra attenzione è subito lo scenario che si illumina davanti ai nostri occhi. Un corridoio multidimensionale di fondali dipinti che includono e escludono aree di interesse, fuochi drammatici e snodi narrativi.

L’effetto di illusione che ne scaturisce è emozionante e profondamente veritiero, la partecipazione è assoluta e gli occhi non si limitano più a vedere, ma cominciano a guardare in un acuirsi di sensi che avvicinano alla dimensione poetica dei sogni.

Illustrazioni © Edoardo D’Amico (ispirate allo spettacolo)

«Trattare il cielo come un meccanismo», si direbbe un compito che spetterebbe alla scienza – trovare un ordine nelle leggi che regolano l’universo. In questo la tradizione letteraria viene accolta a pieno titolo dal teatro delle marionette. Se la letteratura – come da idea di Calvino – segna la mappa del mondo sulle tracce della scienza, che cerca di regolarlo, il mondo magico della marionetta riesce a ricreare un equilibrio in cui tecnica e poesia coesistono e concorrono a evocare un unico universo immaginifico.

Come un esperimento, che riesca a tradurre in valore empirico ciò che rischierebbe di rimanere un qualcosa di astrattamente teorico. Così gli spettacoli della Compagnia Carlo Colla e Figli – eccellenza nell’ambito del teatro di Figura italiano – e con il loro prezioso repertorio di tradizione, riescono a tradurre in maniera esperienziale e visionaria la materia letteraria.

Con un linguaggio inedito ed originale, a tratti simile al visivo cinematografico, a tratti vicino alla composizione pittorica e al disegno, senza mai venir meno alla messa in scena teatrale (ben costruita e articolata) – si entra in un mondo di carta bellissimo e coinvolgente a cui è impossibile restare indifferenti. La mappa di cui ci parla il romanzo di Stevenson e che ci condurrà al tesoro è allora sopra un altro livello rappresentata dalla messa in scena stessa delle marionette che ci riconduce al prezioso patrimonio letterario di cui bene sapevamo e che stiamo forse dimenticando. Con la letteratura, infatti, il teatro della marionette ha un altro importante punto in comune – è fatto di carta proprio come i libri.

Emerge poi l’incredibile lavoro d’artigianato, dalla fabbricazione dei costumi al riallestimento delle scenografie (molte delle quali riusi di spettacoli passati e testimonianza di uno stile raffigurativo ricercato) che ogni volta desta stupore e scoperta.

Nella materia inanimata trascorre una vita nascosta, femminile, per questo può caricarsi dei significati che noi le attribuiamo restituendoceli in forma pura, prima cioè che questi assumano la pretesa del voler significare. Esiste una pacatezza, una compostezza ed un’eleganza magica nelle marionette dei Colla… Esse sono essenzialmente buone e la bontà è un valore da riscoprire insieme, adulti e bambini.

Più di tutto le marionette si rivolgono ai bambini, di cui portano la statura, ma occhio a farne una questione di misura: le marionette saranno pur piccine, ma lì sul palco si ribalta la prospettiva e appaiono giganti, tanto più che gli spettatori in prima fila sembravano grandi quanto una calzature di marionetta!

 

Illustrazioni © Edoardo D’Amico (ispirate allo spettacolo)
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