“La prima vacanza non si scorda mai” del debuttante regista francese Patrick Cassir è un mal riuscito tentativo di abbinare commedia romantica, avventura on the road e satira di costume. Ma nonostante gli sforzi dei due pur bravi protagonisti, assai popolari in patria (Camille Chamoux e Jonathan Cohen), quasi mai si esce dalla gag singola, spesso scontata, e faticosamente assemblata al resto del film
In un’epoca in cui le app di appuntamenti sono in aumento, l’educato Ben (Jonathan Cohen) incontra Marion (Camille Chamoux) tramite Tinder. Dopo vari minuti in cui l’imbarazzo è palpabile, la complicità gradualmente cresce mentre si adattano al carattere e alla comicità l’uno dell’altra. Le cose corrono a una velocità incredibile, dato che trascorrono la notte sui tetti per ammirare Parigi. E dopo quel momento il duo prende una decisione: fare un viaggio insieme. Partono così per la Bulgaria, un paese a metà strada tra le loro destinazioni sognate. Ma i due piccioncini si renderanno presto conto che non è così facile scendere a compromessi reciproci per rendere piacevole il soggiorno: perché la verità è che i loro stili di vita non potrebbero essere più contrastanti.
La prima vacanza non si scorda mai è quello che potremmo definire uno pseudo road movie a cui vengono aggiunti tutti gli ingredienti di una romantica commedia francese piuttosto tradizionale. Se il debuttante regista Patrick Cassir permette al pubblico di esplorare aree geografiche poco sfruttate nel cinema, la sceneggiatura e l’umorismo non lasceranno il segno nella storia della settima arte. Il cast è una sorta di best of di una nuova generazione di comici rivelatasi al grande pubblico negli ultimi anni. Ma se a volte la commedia funziona grazie all’arguzia dei suoi personaggi, in questo caso si cade sistematicamente nella caricatura. La caratterizzazione della coppia è infatti solo un infinito riprodursi di cliché, che fanno del duo un guscio vuoto, composto da archetipi semplicistici.
Da un lato c’è il borghese attaccato alle sue comodità, che sogna un hotel di lusso e una sdraio davanti a una piscina infinita, dall’altro un’artista senza paura, una bohémienne parigina che non si fermerà davanti a nulla pur di mangiare cibo e fare esperienze esotiche. Sì, ciò che è paradisiaco per l’uno chiaramente non lo è per l’altra. Inoltre, Ben è l’emblema del turista francese con i suoi pregiudizi e luoghi comuni: brontola in caso di disagio, è chiuso alle tradizioni straniere e regolarmente insulta la gente del posto. La scena in cui la coppia prende in giro l’impiegato dell’hotel è particolarmente dolorosa da guardare, mentre la sua crudeltà esplode. L’aspetto comico qui non è il massimo, e rischia pure di far rabbrividire, anche perché la presa in giro non è mai una cosa delicata.
Tuttavia questi difetti possono essere forse in parte perdonati per la palpabile alchimia dei due attori, che crea una gradita dose di credibilità in questa improbabile storia romantica. In un mondo in cui il virtuale ha la precedenza anche all’interno delle relazioni, l’entusiasmo spesso prevale sul tempo di riflessione necessario per la costruzione di solide fondamenta. È per un capriccio, cioè questa fuga, che Marion e Ben si ritrovano a condividere un aereo dopo aver trascorso solo poche ore insieme. E non hanno altra scelta se non quella di prendere coscienza delle loro differenze – per esempio nell’inclinazione verso il lavoro – che comunque minacciano l’alchimia che li unisce.
La prima vacanze non si scorda mai è un piccolo viaggio modellato sulla ricetta ultra-classica di allineare in successione varie gag. Sfortunatamente il film manca di ritmo e non riesce mai a decollare, bloccato in una gabbia dove i suoi ovvii tentativi risultano insoddisfacenti; nonostante le generose performance degli attori principali, il film si perde in clichés fin troppo prevedibili.