“Non si può morire ballando”, terzo film di Andrea Castoldi (“Vista mare”), parte da uno spunto tragico: Gianluca ha pochi mesi di vita, colpito da una malattia che “addormenta” le sue cellule. Ma Massimiliano non s’arrende, e scova il trattato di un vecchio professore che suggerisce, per tale morbo, una terapia insolita. Così un gruppo di attori si impegna a “mettere in scena” il passato
Non si può morire ballando è il terzo lungometraggio di Andrea Castoldi, che, dopo il successo di Vista mare, torna alla regia con un film interamente girato in Lombardia. Due fratelli, Gianluca (Salvatore Palombi) e Massimiliano (Mauro Negri), vivono il dramma di una malattia, da un’angolazione diversa dello stesso letto di un ospedale. Uno è seduto su una sedia, l’altro su quel letto è sdraiato, da ormai molte settimane. Gianluca ha tre mesi di vita, colpito da una malattia, chiamata “le cellule dormienti”, dalla quale non si può guarire e che lo sta facendo scivolare in una totale apatia. Massimiliano trascorre ormai la maggior parte del suo tempo libero col fratello, trascurando il già delicato rapporto con la moglie, perché non si dà per vinto.
Viene a conoscenza dell’esistenza di un vecchio studio sulla malattia realizzato dal Professor Bertolucci (Gianni Quillico), e si mette sulle sue tracce. Il medico gli regala l’unica copia del suo libro, in cui viene indicato un percorso di guarigione, in cui si affronta la malattia attraverso i ricordi: rivivere le emozioni più potenti della propria vita può risvegliare le cellule dormienti di Gianluca. Così Massimiliano si affida a dei giovani attori per “mettere in scena” alcuni dei ricordi del fratello, ormai troppo debole per riuscire dall’ospedale.
Non si può morire ballando è una favola sui sentimenti che viaggia su binari paralleli: da una parte il limite della vita, della scienza e della medicina, dall’altra la forza dei sentimenti e degli affetti. Tratto da un’esperienza personale dello stesso regista, il film concentra la sua attenzione sull’importanza dell’amore fraterno di fronte alle difficoltà. La medicina ha in generale fatto progressi straordinari, ma non si può guarire il corpo senza prima guarire l’anima. Il protagonista si rende conto dei suoi limiti in quanto uomo, ma non si arrende di fronte a niente, nell’ultimo disperato tentativo di salvare suo fratello. Mai dimenticandosi comunque di donare gioia agli ultimi giorni della vita di Gianluca.
“La vita altro non è che una distesa di fiori profumati, con una lavatrice rotta nel mezzo“. Con questo incipit, che sarà poi una sorta di manifesto del film nella sua interezza, inizia la pellicola di Castoldi. Realizzata con solo dodici giorni di riprese e attori principalmente non professionisti, esclusi i personaggi principali della storia, è un esempio fulgido di quel cinema italiano capace di arrangiarsi con quello che ha, in più riuscendo ugualmente a far passare messaggi importanti. Perché nonostante i pochi mezzi, la qualità del prodotto riesce ad essere piuttosto elevata, specialmente da un punto di vista prettamente registico. I piani sequenza sono la tecnica più utilizzata in tutta la pellicola, con dialoghi e monologhi anche molto lunghi e significativi, e ciò evidenzia le qualità di Castoldi, qui nelle vesti di regista e anche di sceneggiatore.
L’intento è colpire l’animo dello spettatore, stimolandone i sentimenti. Missione più che riuscita, nonostante forse la pellicola parta fin troppo “piano”, ma recuperando sul finale, con un turbinio di emozioni al quale è davvero difficile restare indifferenti. Le musiche originali di Andrea Mele si accompagnano perfettamente alla pellicola, contrastando con canzoni country il tono malinconico della vicenda. I due protagonisti, Palombi e Negri, regalano una ottima prova attoriale e la chimica tra i due è uno dei motori del film. Dovremmo considerare Non si può morire ballando un grido di speranza per il cinema italiano, e la dimostrazione che ci sono sempre idee nuove e fresche: basta solo cercare bene.
Non si può morire ballando, di Andrea Castoldi, con Salvatore Palombi, Mauro Negri, Gianni Quillico, Jvonne Jò, Lorenza Pisano, Marco Speziali, Alessandra Brambilla, Maurizio Panfilo, Tullia Ferraro, Denise Mirandola, Valentina Scudieri