Dopo anni di polemiche finalmente è successo: le canzoni di Battisti e Mogol sono disponibili sulle piattaforme di streaming online
E se non ci fosse stato Lucio Battisti? Ovvero, se applicassimo l’idea del film Yesterday di Danny Boyle al più grande e popolare cantante/autore italiano? La domanda mi è venuta in mente ragionando intorno allo sbarco della musica di Lucio Battisti sui principali servizi di streaming, e quindi con la possibilità di sentire (quasi) l’opera omnia del mitico cantante di Poggio Bustone sempre, comunque e ovunque.
Al netto della questione della musica su Spotify e affini, di cui si è già disquisito su Cultweek tempo fa, l’arrivo di Battisti sulle piattaforme digitali è una notizia e un piacere. Notizia perché gli eredi hanno per anni tenuto il più possibile in freezer la diffusione della musica di Lucio, limitando anche la diffusione tv e le possibile campionature da parte di altri musicisti. Ora le diatribe con Mogol e la casa discografica sono arrivate ad una svolta, ed ecco quindi che tutti i classici fino a Una giornata uggiosa sono diventati disponibili.
Un piacere perché Battisti non ha mai smesso di essere lo specchio della sensibilità melodica e ed emotiva degli italiani, tutti. I testi di Mogol sono pieni di storie che abbiamo vissuto o che avremmo voluto vivere nella nostra immaginazione, la voce di Battisti è sempre stata una non-voce, nel senso che l’uomo non era un grande cantante anzi…ma la sua capacità interpretativa era unica. E fa ancora oggi sentire tutti noi in grado di cantare, perché quasi sempre le canzoni di Battisti si riescono a cantare. Ve lo dice uno che stona parecchio nella vita e che canta (quasi) sempre da solo per non fare danni. E con Battisti si canta ancora oggi che è un piacere, giovani compresi.
Si, perché lo streaming gratuito dovrebbe aiutare la diffusione delle canzoni di Lucio tra i giovani, quei ragazzi che non hanno mai comprato un cd, non ascoltano più la radio e la musica la ascoltano solo dallo smartphone in maniera spesso disordinata e pasticciata.
Però anche ad una quindicenne bastano due note di Comunque bella in cuffia per rimanere rapita e incantata. Perché? Perché le storie scritte da quello psicologo dell’anima italiana che è Mogol ci riguardano, tutti, ancora oggi. Perché a parte l’assenza dei social e degli smartphone, i testi sono attualissimi perché raccontano del disagio universale di esistere, dell’eterna adolescenza, delle avventure sognate e mai vissute. Ieri ascoltavo La luce dell’est e da solo mi sono immaginato a vivere una storia al mare in qualche posto tipo Croazia o Montenegro. Ma io quei posti lì non li conosco e non ho mai avuto una fidanzata slava…e allora? E allora quando uno sa raccontare una storia si fa ascoltare, e non è questione di età. Basti pensare a quelle migliaia di ragazzi che adorano De André e le sue meravigliose parole.
Torniamo all’ipotesi iniziale: se non ci fosse stato Lucio Battisti? Se le parole di Mogol fossero state cantate da altre voci, e musicate da altri artisti? Beh la musica italiana sarebbe stata molto diversa. A parte certe carriere (Mina, Patti Pravo) che avrebbero avuto molti meno successi, sarebbe mancato un artista capace di suonare, comporre e raccontare con una genialità e una contemporaneità con il suo mondo che in Italia non abbiamo più avuto dopo di lui.
Battisti suonava negli anni 60 e 70 come la musica che arrivava da Londra, New York o dalla California. O almeno a noi sembrava così, ed era un prodigio sentire tutto quel blues, quel funk, quel pop sapiente e intelligente uscire da una disco italiano.