All’Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck di Milano è possibile visitare, fino al 24 novembre, Project Room #3, un progetto a cura di Barbara Garatti che vede l’intervento del giovane artista triestino Andrea Kvas dialogare con le opere dello studio dell’artista italo-belga Pharaildis Van den Broeck, nata nella moda e votata alla pittura fino alla sua scomparsa nel 2014, il cui lavoro è oggetto di archiviazione e valorizzazione da parte dell’Archivio che porta il suo nome. Un’occasione importante per assistere a un dialogo carico di empatia ed eleganza tra due artisti diversi per generazione e per ricerca ma accomunati dall’approccio al fare artistico e dall’amore per il colore come mezzo di espressione
Ci sono artisti che concepiscono l’Arte, e soprattutto il fare artistico, come un modo per trovarsi completamente immersi nel flusso indistinto che ferma, distorce e rielabora il tempo, lo spazio, il corpo e il pensiero. Ci sono artisti che non sono artisti nel senso sociale del termine ma in un’accezione meditativa, dove la meditazione è appunto il flusso in cui ci si libera degli orpelli identitari per diventare altro da sé, messa in scena il cui fine è l’esistenza in quanto tale e quindi assoluta.
Il mondo non è escluso da questo poderoso e silenzioso flusso, anzi. Il mondo è la partenza, il materiale percettivo e simbolico allo stesso tempo che irrompe nel fare artistico per poi sfumare in questioni elettive, più alte, astratte nel senso di tirate fuori, distillate, vaporizzate.
Questo è il modo di Andrea Kvas, artista giovane ma già dotato di sapiente maestria pittorica, ed è stato il modo e lo spirito di Pharaildis Van den Broeck, artista italo-belga estremamente intensa, appassionata e prolifica che, dopo aver vissuto il mondo del fashion dalla fine degli anni Settanta, ha prodotto in solitudine e in segreto una sterminata quantità di opere, mai esposte o vendute, tutte ancora contenute nello studio milanese dove ha lavorato fino all’ultimo, prima di lasciarci con inaspettato anticipo cinque anni fa.
Una vita, la sua, vissuta dagli eccessi estetici della moda degli anni Ottanta, quella sicuramente più estrosa e originale che si ricordi, al lavoro d’artista nel silenzio del proprio studio. La sua pittura ha la forza dell’arte antropologica e la raffinatezza del tessuto pregiato, un gusto post-pop alla Memphis e una vena orientalista da espressionista d’altri tempi.
Questo e non solo, perché il lavoro di Pharaildis Van den Broeck, detta Phara, donna bellissima e dalla geniale e debordante creatività – anche se in parte limitata dalla mancanza di confronto – è ancora tutto da scoprire, da indagare, contestualizzare e riconsegnare a quel mondo di cui lei ha fatto pienamente parte e da cui ha poi scelto il ritiro.
Un corpus di opere enorme, oggi affidato all’Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck, voluto con struggente passione dal marito di Phara, Michele Sagramoso, e curato ed archiviato con rigore scientifico e lucida visione prospettica dalla curatrice dell’archivio Barbara Garatti.
Ogni opera è stata catalogata e digitalizzata, ma il passo successivo per la riscoperta di questa artista – assolutamente degna di non restare chiusa solo nel suo scantinato ma anzi di diventare a pieno titolo parte del respiro del mondo – è un gioco di specchi e di empatia originalissimo ed estremamente efficace.
Con l’idea di Project Room, infatti, Garatti ha fatto in modo di mettere a confronto il lavoro della Van den Broeck con quello di artisti ancora giovani ma già con un loro percorso e con l’adeguata sensibilità, chiamati a conoscere, indagare ed esplorare lo studio e il lavoro dell’artista per creare connessioni significative e durature tra Phara e l’arte di oggi.
Si crea così un dialogo che va ben al di là dell’omaggio o della celebrazione, come in Project Room #1 con l’intervento di Alessandro Roma che, partito dalla fascinazione per i molti volumi sulla storia della moda, dei tessuti e dei costumi tradizionali di Phara, ne ha tratto due originali libri d’artista, seguito da Project Room #2 di Giulio Squillacciotti, che ha girato ad Anversa un film nei luoghi frequentati dalla Van den Broeck negli anni Settanta.
Ora è la volta della Project Room #3 di Andrea Kvas – artista che nella generazione dei trentenni spicca per talento, coerenza, profondità e ampiezza di visione – che con grande impatto poetico, maestria concettuale e commovente senso di Pietas conclude quello che a Phara, per sopraggiunta dipartita, non è stato possibile finire.
Kvas si è infatti soffermato su alcuni disegni, appunti e maquette di cornici che Phara progettò senza poi riuscire ad ultimare. In particolare, la sua attenzione è caduta su una lettera in cui l’azienda Schleiper di Bruxelles rispondeva all’artista che le cornici da lei richieste non potevano essere realizzate da un mero esecutore: “Ci chiedete di realizzare un’opera d’arte, ma l’artista siete voi. Voi siete l’unica persona in grado di assistere e guidare la mano di un esecutore”.
Kvas decide allora di entrare nel territorio delle relazioni umane più profonde, della comunicazione interiore che neanche l’assenza fisica può impedire. Con un approccio tra l’artistico e il curatoriale sceglie alcune opere significative dall’archivio e costruisce, con grandissima discrezione, delle strutture fisiche, solide e geometriche i cui colori si fondono e dialogano con quelli delle opere della Van den Broeck, costruendo delle opere nuove e diverse, cariche di energia emotiva e di tensione pittorica.
Quello che compie Kvas è un gesto deittico – ossia un atto linguistico “che esplicita il contesto spaziale e temporale e identifica chi ne è protagonista insieme al suo ruolo” – con cui indica l’artista di cui è ospite e così indicandola ne definisce l’identità, il ruolo e il contesto, affermando così anche la sua presenza con un gioco di sponda raffinatissimo, contribuendo a chiudere per Phara il cerchio fatidico delle cose lasciate in sospeso.
Project Room #3 – Andrea Kvas, a cura di Barbara Garatti, Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck, Via Marco Antonio Bragadino, 2, Milano, fino al 24 novembre 2019, su appuntamento. aa.pharaildis.vandenbroeck@gmail.com – +393487097090
Immagine
del titolo: Pharailids Van den Broeck a Suzhou (Cina, 1990 ca), courtesy
Archivio Atelier Pharailids Van den Broeck.