Ritratto di un’icona in scena al Piccolo, diretta da un sodale di lungo corso
Ha un volto baciato da un bellissimo sorriso Nuria Espert, la grande attrice spagnola di 85 anni che fino a domenica recita al Piccolo, con la semplicità dei grandi, il Romancero gitano, raccolta di poesie di García Lorca, sintonizzate nelle emozioni del vissuto dell’attrice che ha indossato i panni delle grandi eroine lorchiane. La dirige Lluís Pasqual.
«I miei genitori erano carpentieri facevano teatro amatoriale, nei caffè d’artisti, e mio padre ricopiò in una notte proprio il Romancero gitano, che recito quindi oggi palpitante di ricordi e “respirando” le poesie del poeta che sono dirette a ciascuno di noi».
«Come avrà fatto, ci chiediamo in molti, a sapere di noi, dei nostri problemi e a comporre pezzi di teatro e poesia che sembrano rivolti soltanto a noi».
Misteri dell’arte di fronte ai quali bisogna solo tacere e aspettare.
Per la Espert, osannata dal pubblico del Piccolo, è questo Romancero che la porta indietro nel tempo e bisogna ricordare che la sua carriera comincia a 13 anni a Barcellona. Ha recitato molto il poeta Lorca (sono 9 gli spettacoli con Pasqual, da Lorca a Beckett) ma ha anche allestito Medea in 7 diverse edizioni, tanto che poi rifiutò una proposta di Irene Papas perché considerava estinto il suo debito con la madre assassina.
«Il nostro Romancero – dice Pasqual -tocca ogni religione e ogni momento del passato, ebreo o cristiano, la Spagna moresca e la cristianità, ma voglio toglierlo dallo stereotipo gitano andaluso in cui è stato spesso chiuso per comodità».
«Nuria è una grande, la prima volta che la vidi su un palcoscenico, ancora senza conoscerla, uscii dal teatro con 38 di febbre. Reali, non metaforici».
La Espert ha un mondo di emozioni da raccontare, quando c’era il franchismo lei osò recitare testi di Brecht ed ha anche allestito opere liriche e con Pasqual ha anche recitato Goldoni: «Il vero melomane era mio marito, ma io ho portato in scena titoli famosi come Butterfly, Turandot, Traviata, Tosca, oltre naturalmente alla Carmen obbligatoria».
Debutti nei teatri più importanti del mondo: ma che piacere prova quando va in scena? «Il piacere non c’è, ogni sera vengo presa da un’avventura anche pericolosa. Dopo la lirica ebbi un momento di depressione da cui sono uscita non son il teatro ma con un farmaco».
Bambina prodigio nella Spagna degli anni 30, è stata una di quelle donne che hanno scavato un tunnel nella dittatura franchista: alla fine è stata molto amata, conserva oltre 170 premi. Espert, Pasqual, Lorca, un mènage a tre teatrale che ha fatto e continua a fare faville, basti pensare a Bernarda Alba ma anche a Mariana Pineda e Donna Rosita nubile, mentre dal 1979 all’81 ha diretto il Centro drammatico nazionale di Madrid.
Ha lavorato con registi di chiara fama come Lorca fu gran poeta ma anche musicista, pittore e in Spagna oggi anche i giovani lo conoscono e hanno un vero culto per le sue opere.
In questa stagione in cui al Piccolo Amleto sarà una donna, torniamo ai ricordi della Espert che fu una delle prime, dopo Sarah Bernhardt, a recitare en travesti ruoli maschili anche quando non si usava ancora la parola “gender”. «Ho fatto tre grandi Shakespeare in ruoli da uomo, da Amleto al Prospero della Tempesta, fino al Re Lear in un memorabile spettacolo di Pasqual. Venne a vederci Glenda Jackson che poi, tornata a Londra, mise in scena anche lei il Lear, sedendosi sul titolo. E sempre in onore a Shakespeare ho recitato il Ratto di Lucrezia rivestendo 7 personaggi».
Oggi Nuria non è solo legata ai classici e ai grandi nomi con cui ha lavorato come Joan Plowright, la Jackson, la Papas; l’ultimo suo lavoro è stato Incendios di Wajdi Mouwad, ma nel secondo tempo della sua carriera ha recitato anche Le piccole volpi di Lillian Hellman e Play Strindberg mentre Robert Lèpage la diresse nella “Celestina” di de Rojas. La raccolta di poesie Romancero gitano che l’autore stesso amava leggere in pubblico agli amici, torna nello splendore delle parole che la Espert “respira” con tutta l’anima. «Questa raccolta – dice Pasqual – è come un catalizzatore di parole che racchiudono un mistero. Lo spettacolo è stato creato nel 2018 a 120 anni dalla nascita di Lorca e intreccia nei versi romanità, cristianità, la Spagna moresca, quella ebraica, non solo l’aspetto andaluso gitano. Attraverso le sue donne lo scrittore ha espresso i suoi sentimenti più profondi».
Immagine di copertina © Ros Ribas