Brangelina, se la Guerra è glam

In Cinema

Il secondo conflitto mondiale vista dalla coppia n.1 di Holywood: Angelina Jolie dirige il noioso “Unbroken”, Brad Pitt interpreta l’alterno, efficace “Fury”

Da sempre, per Brad Pitt e Angelina Jolie i conflitti sono un affare di famiglia. Proprio sul set di Mr. & Mrs. Smith (2005), in cui i due attori interpretavano altrettanti coniugi killer pronti a darsi battaglia tra le mura di casa, scoccò tra loro la fatidica scintilla. Il persorso si compie dieci anni dopo, grazie ai casi della distribuzione italiana che propone in sala due loro pellicole lo stesso giorno, e ambientate nello stesso periodo storico, la Seconda Guerra Mondiale, rappresentata dal punto di vista degli americani, siano essi impegnati in Europa contro la Germania o contro il Giappone nel Pacifico.

Dai carri armati Sherman ai bombardieri B-24 Liberator, il passo è breve. La sostanziale differenza sta nel ruolo che le due star ricoprono: se in Fury Brad è “solo” l’emaciato protagonista, in Unbroken Angelina passa (per la seconda volta in carriera) dietro la cinepresa, vestendo i doppi panni di produttrice e regista.

David Ayer, che a inizio carriera aveva sceneggiato U-571 (2000), dimostra in Fury di essere davvero a suo agio negli spazi bellici angusti. I sommergibili lasciano spazio ai tank, in un progetto che lui non solo sceneggia, ma dirige e produce. La messa in scena è sporca, ruvida, e il film rappresenta un buon tentativo di coltivare l’epica militare attraverso un’eroica e carismatica figura (Pitt) sergente a capo di una squadra che, dopo aver combattuto su diversi fronti, si muove in territorio tedesco all’inseguimento dell’avversario ormai in ritirata.

Purtroppo, però, dopo un bel prologo e alcune scene di battaglia interessanti, la pellicola perde pericolosamente ritmo, imboccando la difficile strada dell’analisi psico-sociale cameratesca. A questo proposito, è un vero e proprio enigma la sequenza in cui i protagonisti siedono al tavolo di un’abitazione tedesca biascicando frasi che dovrebbero servire a svelare il loro lato umano.

Archiviato l’errore, la narrazione procede verso un finale sfrenato e cruento capace di far riappacificare spettatore e regista. Non è certo paragonabile al biografico Patton, generale d’acciaio (1970), ma la cura dei particolari rende Fury un interessante intrattenimento alla scoperta degli ambienti in cui i carristi dovevano combattere.

È un vero biopic invece Unbroken, che racconta la straordinaria vita di Louis Zamperini, americano figlio di immigrati italiani che partecipò alle Olimpiadi del ’36 e sopravvisse da soldato prima a un incidente aereo (e al conseguente calvario su un gommone nel Pacifico) poi ai campi di lavoro giapponesi.

 

Tanto interessanti si dimostrano le vicende del protagonista, quanto noiosa e frammentata è la pellicola che ne racconta le gesta: colpa di una sceneggiatura anonima (firmata, tra gli altri, anche dai fratelli Coen) e di una messa in scena patinata al punto da ricordare gli impomatati protagonisti di Pearl Harbor (2001).

La regia della Jolie alterna, senza apparenti legami, situazioni diverse, ma non riesce ad andare oltre un superficiale racconto scolastico. Così passano ricordi d’infanzia, gare podistiche, battaglie aeree, naufragi e prigionie. Il tutto senza lasciare la benché minima traccia.

Unbroken di Angelina Jolie, con Jack O’Connell, Domhnall Gleeson, Garrett Hedlund

Fury di David Ayer con Brad Pitt, Shia LaBeouf, Logan Lerman, Michael Pena

Foto: Hot Gossip Italia

(Visited 1 times, 1 visits today)