Lunedì 11 novembre allo spazio culturale Lato B di Viale Pasubio, la compagnia del “Le Petit Mort Teatro” ha ridato vita alla drammaturgia firmata dall’attore Tommaso Fermariello. Un ménage à trois insolito e divertente che racconta uno spezzato di vita comune e dal sapore un po’ Queer. La regia è firmata da Martina Testa
Qualunque sia il contenuto di un prodotto artistico, a teatro si tratta di una vera corsa contro il tempo e lo spazio, di una spinta motivata verso un finale, di un epilogo che può essere o solo decente o solo pienamente perfetto, ed è giustappunto l’epilogo di una vicenda a deciderne il suo senso.
Il vero senso di uno spettacolo come 3SOME, strano a credersi, è molto variegato e pieno di spunti per l’immediatezza del suo plot. Un finale che lascia aperti molti spiragli, fin troppi in realtà, ma che commuove per la sua spontaneità e per l’umanità che è in grado di trasmettere.
Quella di 3SOME infatti è una “cosa a tre”, non tanto come categoria pornografica, quanto come un delicato ménage che di erotico ha pochissimo da offrire, una liaison conchiusa e circoscritta in un momento fulmineo di tre giovani esistenze.
3SOME parla di una storia fatale come il lacerarsi di un affetto puro, limpido e disperato, durante una vita consumata e vinta dalla malattia.
Pier e Diego sono due ragazzi orgogliosi di mostrare il loro amore, nato quattro anni prima della vicenda. È questa la motivazione del prologo che unisce Pier (Tommaso Fermariello) e Diego (Gianluca Bozzale); l’incipit in medias res, dove i due giovani protagonisti fanno uno spiritoso outing col pubblico, viene improvvisamente interrotto dal collasso a terra di Diego. È una caduta sorda e dolorosa, ma è anche una catarsi necessaria perché solo cadendo Diego potrà trovare la forza di rialzarsi e di affrontare per poco tempo le prove più difficili che il destino gli ha messo davanti.
Diego scopre la sua malattia, un male che viene però smorzato e alleggerito dall’incontro con una ragazza dolcemente cinica, spiritosa e genuina, interpretata da una brava Sofia Pauly.
Quello che si percepisce a livello drammaturgico – sin dalle prime battute – è il desiderio di amalgamare tematiche leggere ad argomenti delicati che non ammettono solitamente l’etichetta di “politically incorrect”. Qui tuttavia di scorretto non si avverte nulla, è tutto al suo posto, persino un cancro al cervello che si potrebbe rivelare estremamente doloroso diventa il trampolino di lancio per far splendere una semplice storia che attraversa il riscontro psicologico di tre maschere, di tre umani neo-pirandelliani che non si sono mai raccontati fin infondo a se stessi e agli altri.
Tommaso Fermariello ha scritto delle battute fresche, senza troppe pretese. Sono battute di spaccati di vita normalissimi, sicuramente già pronunciate da qualcuno in passato in questo universo di quotidianità; proprio per questo motivo il realismo che traspare è immediato e sconcertante. Il lavoro registico di Martina Testa si affida fondamentalmente alla comunicazione del messaggio interno al testo, e talvolta risente di una curatela direttiva poco incentrata su tutte le azioni fisiche degli attori. Alcuni esperimenti corporei andrebbero lievemente migliorati e armonizzati per evadere da una resa plastica talvolta imperfetta e caotica.
Non a caso, si pensi, è proprio un banale e meccanico rallenty la scena più applaudita di tutte. È un caso? No! È un istante realizzato mimicamente bene e che suggella in modo ordinato, e senza incertezze, il rapporto dei tre protagonisti.
Pier rappresenta il perno della bilancia e Fermariello riesce a incastonarsi benissimo nei pensieri offuscati di Diego, lo YouTuber piacione e maledetto dalla sorte. Bozzale, nel suo ruolo, imprime professionalmente il desiderio di lottare misto al desiderio naturalizzato di vivere, e il suo corpo è un sensuale e alternativo inno alla vita. La Pauly è una sorpresa per la scena e per l’esistenza di entrambi i ragazzi: da amica improvvisata di Diego diventerà un’amabile e nuova ‘possibilità’ per Pier.
Il dialogo con la morte e l’addio immaginario sulla spiaggia delle Azzorre sono scene oniriche ben pensate. Il macabro si mischia al ridicolo e al rimpianto, tutto in pochissimo tempo, in tre corpi che insieme a letto non ci finiscono mai, ma che nell’Aldilà ballano dolcemente per salutarsi sulle note di “Dance Me to the End of Love”.
Metaforicamente parlando, Eros e Thanatos non si sposano, ma si uniscono civilmente. Vince l’umanità e il bisogno d’amare.
A pensarci bene 3SOME è la versione moderna e rivista del capolavoro di Evelyn Waugh, Ritorno a Brideshead; 3SOME non è tanto una storia originale e dalla trama innovativa, quanto un racconto coraggioso, creato da una penna giovane, che deve ancora offrire del suo meglio.