“A Leaf-shaped Animal Drawns The Hand”: l”Hangar Bicocca dedica la prima mostra in Italia a Daniel Steegmann Mangrané.
La poetica della prima mostra in Italia dedicata all’artista Daniel Steegmann Mangrané (Barcellona, 1977) mette a confronto due grandi e decisamente fragili tematiche: la natura e la cultura, intesa come esperienza e intervento umano. L’esposizione consta di oltre 20 opere realizzate dal 1998 con differenti tecniche e supporti, fra cui disegni, riprese video, installazioni, ologrammi e digital art.
A Leaf-shaped Animal Drawns The Hand è una mostra delicata, che sussurra all’orecchio del visitatore alcune testimonianze identitarie del microcosmo boschivo. Ci si trova accolti da un gracile rametto incastrato/adagiato fra altrettanti sottili fili tesi in verticale. Sospeso, a metà fra l’eterno e l’effimero, la precarietà del soggetto introduce da subito a un’emergenza quantomai attuale e potente quanto l’attenzione e la cura per la natura e l’ecosistema, su cui la mostra si incentra.
Lo spazio è filtrato da un sinuoso telo bianco latte che lascia intravedere gli interni dell’esposizione, in cui le sagome dei fruitori fluttuano e diventano forme in movimento sfocate, presenze altrettanto fragili, impalpabili, che si fondono e integrano con esso.
Daniel Steegmann Mangrané sin da bambino era affascinato dalla biologia e dalle grandi foreste tropicali. Nel 2004 si trasferì a Rio de Janeiro, dove attualmente vive e iniziò ad appassionarsi alla cultura Amerinda: se nella cultura occidentale la natura è il terreno comune su cui e da cui tutto si differenzia, per la cosmologia amerinda il terreno comune è l’umanità. Ne deriva il concetto che ogni cosa è persona e, di conseguenza, ogni cosa ha la stessa dignità, gli stessi diritti, la stessa importanza di ogni persona, ogni oggetto diventa soggetto e viceversa.
Questo concetto, che ribalta e reinterpreta il “punto di vista” diventa nuovo terreno di indagine artistica per Steegmann Mangrané: “se ogni cosa è persona, la tradizionale divisione fra cultura e natura prende tutta un’altra strada e forma. Se non esiste più oggetto e soggetto allora non può esistere più opera d’arte e osservatore, bensì soltanto relazioni dinamiche di trasformazioni mutevoli”. Ed ecco che percorrendo la mostra diventiamo ciò che stiamo osservando e scopriamo di esserlo sempre stati, come in un processo osmotico.
Questo concetto lo si coglie meglio in “Phantom. (Kingdom of all the animals and all the beasts is my name), 2015: indossiamo degli occhiali virtuali ed entriamo dentro alla foresta, fra enormi tronchi d’alberi secolari. Ma non solo entriamo in questo luogo parallelo, ne diventiamo linfa energetica. Il paesaggio infatti è punteggiato, tratteggiato in bianco e nero e noi lo attraversiamo, entriamo di fatto dentro ai tronchi, fra le linee del grande polmone verde e respiriamo con esso, attraverso esso.
E ancora, “Orange Oranges”, del 2001 ci immerge in un microcosmo olfattivo, creato da una serra di plexi arancione con all’interno delle arance e uno spremiagrumi, per farne spremuta e persino berla.
L’azione dello spremere diventa profumo e liquido che respiriamo e beviamo, entrandone così in simbiosi e imponendo, viceversa, la nostra presenza nell’habitat.
“Elegancia y Renuncia” è un’installazione composta da una foglia su cui ci sono incisioni circolari: un fascio luminoso la colpisce e ne esalta il disegno inciso e i bordi. Se il disegno è un intervento esterno, i bordi sono parte naturale della foglia stessa; la luce risalta entrambi con eleganza e raffinatezza, conferendo un altissimo concentrato di dignità alla perfezione formale dell’oggetto naturale.
La mostra raccoglie suoni e videoregistrazioni all’interno delle foreste tropicali, proponendo un’immersione riconciliante nei luoghi più necessari e precari del nostro Pianeta.
Piccola curiosità, divertitevi a trovare gli Insetti Stecco e gli Insetti Foglia all’interno dell’opera-teca in vetro vivente “A Transparent Leaf Instead of The Mouth”, 2017-2017.
Suggeriamo di visitare la mostra sia di giorno che di sera, in quanto il percorso espositivo cambia in funzione delle variazioni della luce naturale e artificiale.
La mostra è a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli e dura fino al 19 gennaio 2020. Ricordiamo che l’ingresso in Hangar Bicocca è sempre libero, esattamente come i pensieri che l’arte suscita quando la si incontra e quando la si lascia.
Immagine di copertina: Daniel Steegmann Mangrané, Orange Oranges, 2001. Installation view at Pirelli HangarBicocca, Milano 2019. Courtesy l’artista & Esther Schipper & Pirelli HangarBicocca. Photo Agostino Osio