Fra una cultura smisurata e un’angoscia idrofobica si compie la fantasmagonia di Giorgio Manganelli. Antologia privata ne ripercorre le menzogne letterarie
Della sentenza carducciana sulla Crestomazia di Leopardi, che la voleva «un ospitale di storpi o una sala di pezzi anatomici» si è certo rammentato Giorgio Manganelli nel presentare la sua Antologia privata: una legittima strage, una carneficina. Commercialmente attendibile ma non per questo meno macabra operazione editoriale. I manigoldi sono i tipi di Quodlibet.
Indossato il grembiale, caliamo il mestolo e vediamo cosa c’è in questo “spezzatino”.
Da Centuria una serie di striminziti romanzi fiume; in un mondo allucinato e allucinante fra carambole e mise en abyme vagano uomini intellettualmente deformi e fisicamente difformi. Sconclusionato per vocazione, gioca con il lettore non meno abilmente che con la lingua italiana, della quale è sommo giocoliere. Un romanzo, ci insegna, sono quaranta righe più due metri cubi d’aria. Sgonfiatelo e avrete una centuria: ghiribizzosa e inconclusa.
Rovescio il brodo, affondo il mestolo: Hilarotragoedia è un trattatello con un inserto sugli addii. Primitiva opera prima, nell’Antologia sono riproposte le prime pagine, sufficienti a far precipitare il lettore che poco prudentemente vi si addentri, in una congerie di riflessioni capziose e regolate da un unico imperativo strutturante: la contraddizione. Vi si intuisce il figlio, critici o altre belve fameliche potranno confermare, della neoavanguardia.
L’ossimoro in ogni enciclopedia o tristo manuale è derubricato a figura retorica; nei corsivi qui ripubblicati è elemento consunstanziale alla società (in massimo grado in quella italiana), della quale si illuminano con arguzia e sferzante favella i tic e le debolezze, i vizi e le storture. E sul corsivare non lesina osservazioni, indagando gli equilibri di questo genere di scritti che “dovrebbe assomigliare a un bicchiere d’acqua in ora di calura; ma un bicchiere non colmo, che lasci spazio a una fantasia eccitata”.
Rumo nel minestrone, viene a galla Dall’inferno: parente prossimo delle guide Routarde, questo libro di cui nell’Antologia si riporta un brano breve e spaesante, è una guida turistica inattendibile per turisti che al mare alla montagna abbiano sapientemente preferito l’Ade. Il luogo in cui ci troviamo catapultati tuttavia, è d’impuro statuto e s’ibrida ambiguamente con la terra. Manganelli accompagna il lettore nei dedali del labirinto, taglia il filo, getta il gomitolo e si beffa d’Arianna.
Stessa sensazione di delizioso smarrimento che proviamo nel Nuovo commento, chiosa servile a un testo immane (“calmo cetaceo nihilsimile”) che, viene il sospetto, non è mai stato scritto. Il commento diviene un’escrescenza, un satellite in orbita attorno al vuoto cosmico.
In questo furor antologico, tra A e B, Pinocchio: un libro parallelo, Salons, Discorso dell’ombra e dello stemma e altri capisaldi del gran Mentitore, largo spazio è lasciato anche alle sue recensioni, tanti modulati schiocchi di straccali:
«Non v’è nulla di più futile della recensione; gesto miserabilem irresponsabile ritaglio di chiacchiera, gomitolo di inutili aggettivi di frivoli avveri, di risibili sentenze. Ma appunto questa fatuità insolente può fare della recensione un genere letterario più infimo che minore, una ciancia da angiporti, un berlingare senile; e dunque anche alla recensione può spettare una qualche accoglienza nella disordinata, chiassosa piazza dei mestieri letterari, tra il poema epico e l’epigramma (…)».
In questo mio parassitare di secondo grado, non risparmio un doveroso plauso a Quodlibet che con pubblicazioni che sono un balsamo per l’editoria italiana inaugura il 2015 riproponendo il duplex dolosus, siderante Manganelli.
Giorgio Manganelli, Antologia privata, Macerata, Quodlibet 2015, pp.276, €14,03
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L’interesse per la figura e l’opera di Giorgio Manganelli sta crescendo anche grazie al lavoro incessante e appassionato della figlia Lietta per il Centro studi Giorgio Manganelli, di studiosi che decidono di dedicare il loro tempo all’analisi del Manga (il critico romano Giorgio Biferali ha recentemente pubblicato per Artemide Giorgio Manganelli. Amore, controfigura del nulla) e alla passione di librai che decidono di organizzare incontri ed altri eventi legati al “malinconico tapiro”. A questo proposito segnalo che la libreria Les Bouquinistes di Pistoia, in collaborazione con Centro Studi Giorgio Manganelli, ha bandito il Concorso Letterario di narrativa, riservato a racconti ispirati alla raccolta Centuria di Giorgio Manganelli (qui il bando).