“La relazione” di Camilleri è un innovativo thriller finanziario. Lontano da Vigata e dalla sua lingua, mette in mostra la vera macchina del fango
Sono passati solo pochi mesi dall’uscita, presso Sellerio, delle otto indagini del giovane Montalbano (ne abbiamo parlato qui) che già Camilleri dà alle stampe un nuovo e più intrigante thriller. Con lo scrittore siciliano, ormai, ci siamo assuefatti: non si finisce di leggerne (e recensirne!) uno che già ne arriva un altro. La relazione, uscito qualche settimana fa per Mondadori, ci presenta, però, un narratore piuttosto diverso da quello a cui siamo abituati. Innanzitutto parla in italiano letterario: con stilemi tipici della narrativa degli ultimi decenni ma, anche, con una sapiente dose di abilità linguistica “innovativa”. Il personaggio principale, poi, – un commissario bancario romano – è molto diverso, sia da Montalbano, sia dai soliti protagonisti dell’immaginario vigatese.
Abbiamo, tuttavia, già qualche precedente, sempre per Mondadori: L’intermittenza, in particolare. Anche qui ci troviamo di fronte a un thriller finanziario scritto in italiano letterario e a personaggi piuttosto insoliti (e per lo più ripugnanti). E, inoltre, siamo lontani da Vigata, dai suoi abitanti e dal tratteggio espressionistico della sua lingua.
È la “macchina del fango” il vero protagonista di questo testo. Per strana coincidenza, anche l’ultimo romanzo di Umberto Eco, Numero zero, uscito qualche giorno dopo, costruisce la storia intorno a questo tema (ne abbiamo parlato qui). Nella Relazione, infatti, vediamo come la narrazione – quella personale e quella pubblica – possano distruggere un uomo. Mauro sta preparando un rapporto (un racconto, appunto) a proposito di una banca – la Santamaria – creata da un importante senatore e ora piuttosto in lotta con la legalità. Le conseguenze sono prevedibili: appena consegnato, il fascicolo passerebbe alla magistratura.
È per questo che inizia tutta una serie di azioni finalizzate a far desistere il commissario dai suoi propositi. E il tutto finirà per immergere il protagonista in un complicato intrico in cui si ritrova a fare la parte di quello che non è: il malato mentale, il ladro, …
Certo, Mauro non è come Montalbano: è di un ingenuo, in fondo, che stiamo parlando. Un instancabile lavoratore, metodico e preciso ma del tutto privo di intuito e di malizia. La figura femminile che ne stravolge l’esistenza, incontrata per caso in seguito a un “errore” e allo stesso modo re-incontrata, non fa altro che far uscire progressivamente tutta l’umanità più autentica dell’uomo, quella che, sempre progressivamente, viene corrosa e distrutta.
Se non fosse per l’atmosfera luminosa di una Roma estiva e chiassosa, non saremmo lontani da un classico noir di metà Novecento. Il conflitto psicologico, l’autodistruzione, il mistero destabilizzante sono sapientemente resi da un linguaggio povero di aggettivi, dai tempi verbali al presente utilizzati senza molte delle banalità tipiche del finto-sperimentalismo degli ultimi decenni, da una sintassi equilibrata che sa calibrare l’uso dell’ipotassi su di un ritmo narrativo da thriller cinematografico.
Camilleri, insomma, pur all’augusta età di 88 anni, non smette di palesarsi come un narratore eccellente che sa maneggiare la materia letteraria con abilità, intuito e passione. Siamo lontani dalle formidabili ingegnerie letterarie prive di fantasia che caratterizzano alcuni accademici e ci troviamo di fronte un artigiano ancora perfettamente capace di interpretare con lucidità il presente e trasformarlo in una narrazione efficace e memorabile.
La relazione di Andrea Camilleri, Mondadori, 2015, pp. 180, 17€, ebook 9,99€