La Cantantessa con “L’abitudine di tornare” narra il disagio femminile senza abbandonare la speranza che «la felicità abbraccerà questa vita»
Da Elettra (2009) son passati più di cinque anni, tempi biblici per un mercato discografico italiano sempre alla ricerca di facili conferme. In questo iato, per Carmen Consoli ci sono stati un figlio, poco show business e tanto lavoro dietro le quinte.
L’abitudine di tornare (Universal) non è però quella della Cantantessa, ma quella di un fedifrago che torna dall’amante e dal loro figlio, nel singolo che è anche title-track del disco. Ecco il tenore delle storie scelte da Carmen Consoli: prospettive mai scontate su argomenti raramente messi in musica da cantautori da top five; e qui sta l’originalità del lavoro.
Cinque anni, si diceva, dopo i quali Carmen Consoli conferma una superba capacità di cesellare testi tramite un vocabolario ricercato ma mai pretenzioso, sempre leggero grazie alla grande abilità di sintesi: in pochi versi restano immagini precise di storie spesso femminili.
La donna amante, appunto, del title-track, le due adolescenti che in Ottobre nascondono il segreto del loro amore, la Signora del quinto piano, uccisa tanto dall’ex marito quanto dai funzionari della questura che «continuano a dire che non c’è alcuna ragione di avere paura». Ed è fìmmina, direbbe la Cantantessa, anche la città di Palermo in Esercito silente, baciata da sole e mare ma violentata da faide storiche e dallo Stato assente.
I drammi della società italiana sono anche nell’affresco della crisi della classe media in E forse un giorno; e ne La notte più lunga, che dipinge la tragica speranza dei migranti verso le coste di Sicilia, con le tardive e pelose visite di «maghi e onorevoli, e piangitori in posa che si disperano per 3 euro l’ora».
Parrebbe così un lavoro triste, L’abitudine di tornare, ma qui s’incontra la musica: gli arrangiamenti e le sonorità calde, spesso acustiche, gli effetti anni settanta di certe chitarre e tastiere addolciscono i testi più amari e fanno scintillare gli amori di Ottobre, Oceani deserti (donata dai fratelli Gazzé), San Valentino e Questa piccola magia. Ecco forse il vero fil rouge del disco: la musica mostra, in filigrana, la speranza che «la primavera tornerà» e che «la felicità abbraccerà questa vita».
Una voce che fa bene sentire, quella di Carmen Consoli, e che ora è attesa nei palazzetti per il tour primaverile. Binturnata, Cantantessa.
Carmen Consoli, L’abitudine di tornare (Universal)