Rigorosamente con la mascherina. L’Orchestra sinfonica di viale Mahler ha riaperto con un bel ciclo, “Beethoven Summer”. Stasera e domani sera all’Auditorium il fuoriclasse pianista e direttore d’orchestra tedesco Alexander Lonquich incrocerà la bacchetta con la seconda sinfonia di Beethoven. E in autunno? Ruben Jais direttore della Verdi ci dà le coordinate della nuova stagione
Dopo mesi di streaming e musica digitale, stiamo tornando finalmente alla realtà “analogica” della vita. Con un’attenzione scrupolosa alle norme di distanziamento sociale, orchestre ed ensembles inaugurano in questi giorni le proprie stagioni estive, come a voler recuperare il tempo perduto durante la quarantena. L’orchestra laVerdi ha messo a punto un ciclo di concerti, Beethoven Summer, per tornare alla dimensione live della musica. Luglio e agosto saranno mesi caldi sotto ogni aspetto dunque: grandi interpreti proporranno l’intero corpus delle sinfonie e dei concerti per pianoforte e orchestra del Maestro di cui ricorre l’anniversario.
All’inizio del mese il pianista Alexander Romanovsky si è cimentato col quinto Concerto per pianoforte e orchestra in Mi bemolle maggiore op.73, il celebre Imperatore. Così è stato dato il via alle danze; questa sera e domani sarà Alexander Lonquich a dirigere la seconda Sinfonia op.36 in Re maggiore, preceduta dal quarto Concerto in Sol maggiore op.58.
Questa notevole riapertura delle attività ci ha spinto a porre alcune domande al Maestro Ruben Jais, direttore generale della Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico Giuseppe Verdi di Milano.
Maestro, la lunga quarantena ha portato molti a riflettere su se stessi, a scoprire nuovi aspetti di sé e a conoscersi in altri modi. È successo qualcosa di simile anche all’orchestra?
La quintessenza della dimensione orchestrale è la sua componente collettiva. Fare musica insieme è un grande privilegio, e ce ne accorgiamo quando non si ha più la possibilità di farla. Questa, come sappiamo, è stata una conseguenza del lockdown, che ha fatto sì che i Professori dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi apprezzassero ancora di più il proprio ruolo, oltre alla bellezza di suonare insieme. Questo ha reso tutti noi più consapevoli del privilegio che abbiamo di potersi confrontare tutti i giorni con la grande musica.
Un privilegio, quello di fare musica insieme, che è mancato a lungo. Come ci si sente a tornare nuovamente a una dimensione collettiva?
Il lockdown è stato un periodo difficile per tutti, è stato vissuto con ansia riguardo a cosa avrebbe riserbato il futuro. La Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico Giuseppe Verdi ha sempre garantito il sostegno economico per i suoi professori. Un interessante effetto collaterale del fatto di essere chiusi in casa è stato rappresentato dal ritornare a coltivare un rapporto solistico con lo strumento, ritornare a una dimensione intima della musica. Un’occasione per limare ulteriormente il proprio suono, entrare in un contatto ancora più profondo con lo strumento, approfondire alcuni aspetti del repertorio che spesso è difficile trattare a causa dei continui impegni esecutivi. Ciò ha fatto sì che, una volta ritornati nella dimensione orchestrale, i musicisti potessero esprimere un rinnovato rapporto con la propria musicalità.
Dunque come si svolgerà la riapertura, con quali speranze e con quali desideri inizierete la stagione estiva?
I nostri obiettivi si concentrano sul desiderio profondo di stimolare un’adeguata risposta del pubblico, e di potere ritrovare un rapporto diretto con gli abbonati e i soci, oltre a tutti fruitori delle nostre iniziative. Ora più che mai è necessario stimolare una partecipazione diretta, perché è normale che la quarantena abbia un po’ impigrito il pubblico, abituandolo a fruire la musica online, in streaming, direttamente dal proprio divano.
E c’è il rischio che ci si sia dimenticati dell’unicità dell’esperienza dal vivo.
La performance dal vivo è insostituibile, perché consiste in uno scambio dinamico tra esecutori e pubblico, ed è lì che si annida la magia della musica che amiamo. Di certo la scelta dell’organizzazione di una programmazione estiva dedicata al genio di Beethoven è stata fatta in questa direzione: si tratta di musica assoluta, senza tempo, la cui potenza investe tutti, pubblico ed esecutori.
A proposito di Beethoven, come è stato scelto il programma delle sinfonie e dei concerti?
LaVerdi non aveva voluto inserirsi nell’alveo delle realtà musicali che decisero di celebrare il 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven, perché giudicò che già troppe istituzioni già lo stavano facendo. Credendo sinceramente che serva un’offerta musicale più variegata possibile, valutammo di poter rinunciare di organizzare anche noi una programmazione incentrata sul genio di Bonn. Ma poi c’è stato il lockdown, e gran parte di queste programmazioni dedicate sono saltate. Allora abbiamo deciso di basare la nostra ripartenza su questo, riprendendo inoltre le fila di un discorso già effettuato da laVerdi insieme al suo Direttore Musicale Claus Peter Flor nel 2017, anno in cui eseguimmo l’integrale delle sinfonie di Beethoven. La Beethoven Summer, dal 1° luglio al 30 agosto, affronta sia le sinfonie, sia i concerti per pianoforte e orchestra, facendo vibrare di nuovo l’Auditorium di Milano della magia della musica orchestrale, il tutto sempre a ranghi ridotti, con un massimo di 35 elementi sul palco.
Pensa che vi sarà spazio anche per la musica da camera?
Per quanto riguarda la dimensione più ridotta, organizzeremo anche concerti in varie formazioni cameristiche sul territorio, concretizzando quell’idea di “musica diffusa” che ora rappresenta un punto estremamente importante per una riapertura nella più totale sicurezza, non volendo però rinunciare alla musica dal vivo.
Portate avanti una collaborazione con importanti istituzioni didattiche (conservatorio, scuola civica), come si svolgerà adesso?
A partire dall’ultima settimana di giugno, l’Orchestra è tornata a collaborare con due grandi istituzioni musicali milanesi: il Conservatorio di Milano Giuseppe Verdi e la Civica scuola di musica Claudio Abbado. Per coloro che studiano l’arte del dirigere, potersi confrontare con un’orchestra costituita da professionisti rappresenta un’occasione unica e preziosa per comprendere più profondamente il ruolo del direttore. Sia dal punto di vista comunicativo, sia dal punto di vista della concertazione poter interagire con professori d’orchestra di lunga esperienza rappresenta per gli studenti la possibilità di capire come gestire lo spazio della prova d’insieme, su quali punti della partitura concentrarsi di volta in volta e quali correzioni apportare al proprio gesto.
E se volessimo guardare un po’ più lontano, come vi preparate a vivere la prossima stagione? Nella speranza che si possa continuare a fare musica dal vivo avete già preparato un’idea di programma?
Avevamo programmato la stagione fino a giugno 2021. Ma ci siamo resi conto che dopo l’esperienza degli ultimi mesi entra in gioco una necessità fondamentale per una buona pianificazione di qualunque realtà che debba relazionarsi a un pubblico: una programmazione più dinamica possibile. Necessario più che mai è che essa consenta di gestire l’offerta musicale monitorando con attenzione le varie fasi pandemiche e il nuovo approccio del pubblico, adattandosi di volta in volta con prontezza e velocità. Una programmazione meno rigida, in linea con il nuovo piano dei tempi e degli orari della città. Abbiamo dunque deciso di dividere in tre trimestralità la nuova stagione: la prima da settembre a dicembre, la seconda da gennaio a marzo, la terza da aprile a giugno. Questo consente di adattarsi di volta in volta alle esigenze del momento, valutando in itinere il da farsi.