Eric Toledano e Olivier Nakache tornano a parlare di handicap in “The Specials – Fuori dal comune”. Ma i tempi di “Quasi amici” sono lontani: qui prevale l’impegno umanitario collettivo e uno stile quasi documentario. Perché il film è ispirato a reali associazioni e più di un evento è accaduto davvero
A una decina d’anni da Quasi amici, che nel 2011 divenne il più grande successo francese di tutti i tempi sui mercati mondiali, Eric Toledano e Olivier Nakache tornano al tema della disabilità con The Specials (Fuori dal comune), visibile da ieri sulla piattaforma digitale MioCinema. Ma questo progetto, dalla gestazione lunghissima perché la prima idea è nata nel 1994, ha un approccio, uno stile e prospettive narrative molto diverse da quella fortunata “buddy comedy”, cui in fondo si avvicina solo per avere anche qui due protagonisti principali, come in quel caso assai più che “quasi amici”. Solo che qui né l’ebreo praticante Bruno (Vincent Cassel) né il musulmano Malik (Reda Kateb), uniti al di là di ogni contrapposizione etnico-religiosa, hanno alcuna menomazione, anzi affrontano quelle di molti ragazzi e adolescenti di povere origini (siamo nella banlieue di Saint Denis, ma poi il film spazia liberamente per Parigi) cui danno aiuto con le loro organizzazioni umanitarie di assistenza e recupero.
Quindi niente case di alta borghesia ma abitazioni modeste in quartieri a rischio sociale, dove i due non solo recuperano da strutture pubbliche non più in grado di ospitarli e curarli fanciulli affetti da diversi tipi di handicap o disturbi (dall’epilessia alle sindromi auto-punitive), ma reclutano anche giovani in cerca di un ruolo e di un senso nella vita, da trasformare da potenziali disadattati di banlieue (luogo da cui cinematograficamente proviene Cassel, lanciato 25 anni fa da L’odio di Mathieu Kassovits sulle prime rivolte giovanili delle periferie parigine) in loro assistenti “uno a uno” da affiancare ai ragazzi in cura.
In più siamo di fronte a un film largamente collettivo, per il gran numero di protagonisti, reali in tutti i sensi: alcuni interpreti infatti sono presi dalla vita vera, sia tra i “pazienti” che tra i loro terapeuti, e, come dicono i due autori, hanno dimostrato ottimi talenti recitativi. Cosa verissima. E sono importanti nell’economia narrativa del film quasi quanto i protagonisti adulti, per esempio il simpatico Joseph (Benjamin Lesieur), il quale ha la passione di tirare le maniglie d’allarme di ogni metropolitana che frequenta o il drammatico e violento Valentin (Marco Locatelli, che ha davvero un fratello autistico) autolesionista al punto da dover indossare costantemente un casco di cuoio per evitare di danneggiarsi da solo la testa. Poi, anche l’approccio è cambiato: non manca l’ironia, che sta prima nella penna da sceneggiatori che nell’occhio di registi di Toledano e Nakache, ma non è più al centro dell’attenzione, superata dall’interesse umanitario; e da una certa polemica verso le istituzioni pubbliche, rappresentate qui da due ispettori ministeriali alla ricerca di irregolarità (che non mancano certo) e procedure troppo originali, per far cessare l’attività di queste associazioni benefiche dai metodi un po’ anarcoidi, border line riguardo a leggi e regolamenti.
Ma soprattutto il grande tema è la riconoscenza verso lo slancio umanitario che è alla base di tutto, nata appunto 25 anni fa quando i due registi s’imbatterono nella associazione Le Silence des Justes di Stéphane Benhamou, specializzata nella cura di bambini e ragazzi autistici. Modello delle strutture che vediamo nel film, tanto che autentiche sono le vicende giudiziarie che hanno portato, e solo di recente, all’emanazione di un permesso a tempo indefinito per lo svolgimento delle attività di Benhamou. E i due registi-autori si sono immersi anche in altre associazioni simili: così quell’aspetto a tratti quasi “documentario” nasce dal fatto che molte situazioni della sceneggiatura vengono da esperienze realmente accadute.
Eric Toledano la racconta così: “I nostri film raccontano sempre incontri inverosimili. Questo ha una dimensione particolare: parla di come persone che comunicano poco, o affatto, e che sono considerate anormali, riescano comunque a far sì che delle persone considerate “normali”, che nella nostra società non comunicano più, possano comunicare”. Insomma si ritorna al vecchio quesito su cosa definisce la marginalità e cosa la normalità. E anche la trasgressione, creativamente (e a fin di bene) assai praticata nel film
Presentato in chiusura all’ultimo Festival di Cannes, passato poi anche alla Festa di Roma, The specials (che nella filmografia di Nakache e Toledano segue il drammatico Samba e il più leggero e anche quello corale C’est la vie) è stato candidato a ben otto premi César, battuto come film da Les Miserables e dalla regia di Roman Polanski per L’ufficiale e la spia. In gara c’erano anche Cassel, Kateb, Hélène Vincent e Benjamin Lesieur.
Siccome la disabilità al cinema ha una storia ormai quasi secolare, e va dal geniale ma terrificante Freaks di Tod Browinng (1932) ai fortunati Tornando a casa (Oscar al protagonista Jon Voight) e Nato il 4 luglio (statuetta alla regia di Oliver Stone), che raccontavano le tragiche conseguenze psico-fisiche della Guerra del Vietnam su molti reduci, e da Figli di un dio minore (oscar a Marlee Matlin) a Rain Man, dove uno strepitoso Dustin Hoffman contribuì al ricco bottino (4 statuette e Orso d’Oro alla Berlinale) del film, MioCinema ha deciso di affiancare all’uscita di The Specials la proposta di una serie di titoli recenti, radunati nella rassegna “Fuori dal comune” che è poi il sottotitolo italiano di questo nuovo film. Sono accomunati dal vissuto di protagonisti al centro di esperienze non convenzionali, ma non riferite necessariamente alla disabilità: si va da In viaggio verso un sogno di Tyler Nilson e Michael Schwartz (2019) a Tutti in piedi di Franck Dubosc (2018), da In viaggio con Adele di Alessandro Capitano (2018) a Don’t Worry di Gus Van Sant (2018) e Non ci resta che vincere di Javier Fesser (2018), e più indietro da La famiglia Belier di Eric Lartigau (2014) e Lo scafandro e la farfalla di Julian Schnabel (2007) al cinese Il matrimonio di Tuya di Quan’an Wang (2006). Fino a due titoli ormai classici come Mare dentro di Alejandro Amenabar (2004) e Sulle mie labbra di Jacques Audiard (2001).
The Specials – Fuori dal comune di Eric Toledano, Olivier Nakache, con Vincent Cassel, Reda Kateb, Marco Locatelli, Hélène Vincent, Benjamin Lesieur, Bryan Mialoundama, Lyna Khoudri