Nell’anno in cui la storia del mondo cambia, le vite quotidiane di alcuni funzionari di un ufficio di Ginevra affrontano passioni intime e rivoluzioni personali. Paginauno edizioni pubblica il secondo romanzo di Alice Rivas, “Come la sabbia”: un palcoscenico percorso di musica sul quale in particolare tre donne vivono, ognuna a suo modo, un cambiamento.
Come la sabbia, pubblicato in Italia da Paginauno Edizioni, è il secondo romanzo di Alice Rivaz, apparso per la prima volta nel 1946.
Le sue pagine sono un concentrato di vita. O meglio, di tante vite.
Quelle di Andrè, Héléne, Claire-Lise e Nelly, alcuni funzionari del BIT, un’istituzione internazionale ginevrina nella quale anche l’autrice lavorò come segretaria, quando ancora si chiamava Alice Golay.
L’intera vicenda si dispiega nell’arco di una manciata di giornate, nel corso delle quali le ore e i minuti sembrano dilatarsi, offrendoci uno spaccato intimo e lucido sui sentimenti dei protagonisti, le loro passioni e i loro desideri.
Siamo nel gennaio del 1928 e il cielo di Ginevra è come un coperchio, bianco e gonfio di fiocchi neve.
Fin dalle primissime righe, il tempo del romanzo è scandito dalla musica.
Le note di Andiamo a suonare sotto gli Olmi, portate dai rintocchi della cattedrale di Saint-Pierre, corrono attraverso i comignoli, sopra i tetti della città e arrivano alle orecchie di André Chateney, il protagonista maschile della vicenda, l’anello che lega i destini dei tre principali personaggi femminili.
Il ritmo della musica si mischia al tempo interiore dei protagonisti, ne accompagna i pensieri.
È la musica di un concerto ascoltata distrattamente da Hélène Blum, mentre con lo sguardo fruga gli spalti del teatro cercando l’uomo che ama. È l’aria che accompagna i passi incerti di Claire-Lise Rivier durante il primo ballo della sua vita. È la passione che André Chateney non ha mai avuto la determinazione di coltivare, è il limpido e seducente “timbro di campana” della voce di Nelly Demierre.
Siamo nel 1928, un anno decisivo per le sorti del mondo. Ma l’esistenza dei personaggi è scandita da un ritmo intimo, privato, estraneo agli eventi che di lì a poco si sarebbero rovesciati sull’Europa. La Storia si affaccia timida e sfocata tra le scrivanie del BIT, di tanto in tanto trapela dal titolo di qualche asettica relazione ufficiale.
Come un gomitolo si srotola sullo sfondo, autodeterminandosi, incontrollabile come i granelli di sabbia che sfuggono all’interno di una clessidra.
Tutto corre.
Proprio come le inclinazioni umane. Sembrano così incerti e incostanti gli amori che si sfiorano e che raramente vengono corrisposti.
“Accade che i sentimenti abbiano un’esistenza indipendente da noi, come se il cuore degli uomini non fosse che un rifugio, una tenda, un luogo di passaggio o di più lungo soggiorno, cosicché, se fossero cacciati da una dimora, ne cercherebbero un’altra per eleggervi il proprio domicilio.”
Tutto è mobile.
Scivolano le parole e i pensieri attraverso i flussi di coscienza che l’autrice costruisce e si insinuano negli ingranaggi del pensiero e del cuore. Allo stesso tempo, quelle medesime parole hanno la forza di fermarsi. Brillano come degli assoli attraverso le pagine e si incidono nell’immaginario perché sono squarci di verità pura, intima e universale.
Come la sabbia è un’opera destabilizzante. Rompe le attese estetiche e sentimentali dei lettori, va oltre. Soprattutto per quello che riguarda le eroine del romanzo: tre donne diverse per carattere, età, aspettative, tutte quante divise tra sogni predeterminati e realtà individuale.
Colta e sofisticata, divorata dalla contraddizione di una passione non corrisposta, Hélène Blum raccoglie le tensioni di un’epoca: la modernizzazione del ruolo delle donne e l’antisemitismo diffuso in tutta Europa. Al suo opposto, Nelly Demierre appare come un modello di donna legato al passato, oggetto passivo delle attenzioni maschili, destinata a essere scelta, incapace di prendere coscienza di ciò che realmente desidera. Infine, c’è la giovane Claire-Lise, onesta e impacciata, troppo sensibile per non prendere sul serio ciò che gli altri pensano di lei.
Nessuna di loro sembra ancora abbastanza lucida da liberarsi dell’autorità degli uomini. In Come la sabbia, Alice Rivaz getta i semi di una riflessione legata alle rivendicazioni femminili che attecchirà l’anno successivo ne La pace degli alveari (Paginauno) e che fiorirà soltanto nelle narrazioni femministe degli anni Settanta.
Nell’attesa che ciò accada, possiamo godere grazie a questo romanzo di una sinfonia introspettiva, di un’orchestra di sensazioni senza tempo in cui, anche a distanza di decenni, è possibile riconoscersi con sorpresa e con piacere.
“Tutto è collegato. Tutto è ben stretto, fissato, imbullonato”, scrive a proposito di quest’opera l’autore ginevrino Pierre Girard, ammiratore della Rivaz.
Come la sabbia è “una bellissima fuga”.