Diario americano: Trump, ultimo atto

In diarioCult, Weekend

Abbiamo visto cose che hanno lasciato un segno indelebile in chi crede ancora alla democrazia: l’assalto al Parlamento dei sostenitori di Trump da lui incitati, deputati e senatori nascosti sotto gli scranni mentre l’America e il mondo si incollavano, allibiti e sconvolti, agli schermi. E ora il secondo impeachment, sperando sia proprio finita…

Ogni volta che c’è un attacco terroristico negli Stati Uniti e Dan mi dice di accendere la televisione, io lo ignoro. Ricordo la mattina dell’undici settembre, per esempio. Allora abitavamo ancora a Brooklyn e Dan mi aveva chiamato per dirmi di aver visto un aereo schiantarsi contro una delle Torri Gemelle, mentre camminava dalla scuola di Luca al suo ufficio. Io stavo facendo altro, non avevo tempo né di ascoltarlo e men che meno accendere la tivvù. Poi lui esagera sempre. E invece è successo quello che è successo. 

La stessa cosa è capitata mercoledì scorso, quando un gruppo enorme di uomini e (poche) donne bianchi, rozzi, armati e incazzati neri, hanno assalito e occupato il Campidoglio. Io stavo finendo di fare una cosa, con Luca sempre addosso, che farebbe venire i nervi anche a Giobbe, e i cani che volevano uscire. Non era proprio il momento di sedersi sul divano a guardare CNN. E poi cosa vuoi che sia? Il sei gennaio, al limite, arriva la befana…

Per accontentare Dan, ho acceso la tele e ho assistito a una vera e propria guerriglia armata in diretta. Ho visto persone che picchiavano i poliziotti, altri che con dei bastoni rompevano i vetri delle porte del Campidoglio per entrarci, altri ancora che si arrampicavano sui muri manco fossero degli alpini. Ho visto sventolare bandiere confederali, simbolo razzista, centinaia e centinaia di cappelli rossi MAGA (Make America Great Again, lo slogan di Trump), uomini che gridavano a squarciagola frasi piene di odio, violente. Ho ascoltato senza poterci credere l’ennesima esortazione di Trump a combattere per la propria patria, rubata dai democratici, che hanno fatto brogli elettorali pur di vincere. “Andiamo davanti al Campidoglio e facciamoci sentire”, gridava alla folla già agitata, pronta a seguire alla lettera i comandi del loro guru. 

foto Aubrey Hicks

Trump, tanto per cambiare, era molto arrabbiato: quel giorno il Senato avrebbe dichiarato una volta per tutte la vittoria di Biden. Non è che una formalità, una tradizione americana: è ovvio per tutti, tranne che per el presidente e il suo esercito privato, che ha vinto Biden, a meno che la matematica sia un’opinione e la democrazia anche. Mike Pence, vicepresidente senza spina dorsale che per questi quattro anni non ha fatto che dire che Trump è una brava persona e ha ragione su tutto, presiedeva il Senato. Il suo capo gli aveva chiesto di bloccare la cerimonia denunciando tutti ‘sti brogli elettorali in alcuni Stati. A parte il fatto che Pence non ha il potere di farlo, figuriamoci, tentare (inutilmente) di frenare questa tradizione non lo avrebbe fatto perché ha il coraggio di un passerotto (non andare via).

“Speriamo che Mike faccia la cosa giusta oggi, e che non dichiari Biden vincente. Se non lo fa, se ne pentirà, credetemi!” E la folla ormai inarrestabile e pompata come la bici di Bartali, si è incamminata verso il Campidoglio. La polizia non era per niente preparata a questa massa di gente, e comunque mai avrebbe pensato che riuscissero a entrare nel palazzo, che ospitava tutti i senatori e tutti i deputati alla Camera. I manifestanti (li vogliamo chiamare terroristi? Sì), i terroristi erano per lo più di mezz’età, vestiti in tutti i modi, ma lo sciamano è quello che ha vinto la gara di stile. Per non farsi notare, ha deciso di vestirsi da leghista della Val Brembana. Transeat.

Le immagini che mi hanno spaventato di più sono state quelle all’interno del Campidoglio, posto sacro per i cittadini americani. Sarebbe come se un gruppo di terroristi entrasse in San Pietro e pisciasse sulle statue. Hanno in un certo senso annientato la sacralità del luogo, distrutto quello che rappresenta ormai da secoli. Picchiavano tutti quei (pochi) poliziotti che tentavano di fermarli, e qualcuno ci ha anche perso la pelle. Vandalizzavano le pareti, i pavimenti di marmo, gli uffici dei senatori e deputati. Ero terrorizzata quando hanno cominciato a urlare “Impicchiamo Pence! Impicchiamo Pence!” “A morte Nancy Pelosi! A morte!”.  Si capiva che non si sarebbero fermati davanti a niente, neanche al linciaggio. 

Mi hanno sconvolto le immagini dei deputati nascosti dietro le sedie, sotto i tavoli, con l’espressione di chi sta per essere trucidato. Li si vede sempre posati, eleganti, con i vestiti da indossare nelle occasioni importanti; le donne truccate, con i tacchi e i gioielli. E adesso erano lì, a pregare Dio di non essere ammazzati.

Sono immagini che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore degli americani come dire, normali. E in tutto questo, Trump dov’era? Alla Casa Bianca, a guardare alla tele le stesse immagini che guardavo io, ma invece di avere la mano davanti alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite, ha trovato queste scene esilaranti. Eccola la mia vittoria. Avete voluto votare per quell’altro? E adesso pagate. Pagate tutti. 

L’America aspettava che Trump chiamasse le guardie militari per troncare l’inferno che stava accadendo, ma ha deciso di aspettare, perché massì, dai, guarda come si divertono. Dopo tre ore di guerriglia, Biden si è presentato davanti alle telecamere di tutti i canali per dire a Trump di far smettere questo scempio e di chiamare le guardie. Che non arrivavano, non arrivavano mai. Nel frattempo si è avuta notizia dell’uccisione di una donna

Mentre guardavo allibita, mi sono venute in mente le immagini di quest’estate, quando dopo l’uccisione dell’ennesimo nero per mano poliziotta, il Black Lives Matter ha detto adesso basta. Non erano soli:  milioni di americani, bianchi, asiatici, mediorientali e sudamericani hanno marciato per denunciare il razzismo che ha ormai impregnato di sè la società e le istituzioni. Spesso, le manifestazioni finivano con scontro con la polizia che, vestita come se dovesse andare a combattere Godzilla, minacciava di attaccare. ‘Pensa se questi terroristi invece che bianchi fossero stati neri’, dicevo a Dan. Sarebbero stati arrestati tutti, l’esercito, la polizia locale, quella statale, l’FBI, la CIA, la zia di mia nonna sarebbero arrivati immediatamente. Ma questi sono bianchi, hanno la pelle che è un lasciapassare in tutto il mondo.

Il risultato di questa sommossa è stato che Trump ha ottenuto un altro impeachment, per incitazione all’insurrezione, grazie anche al voto di approvazione di molti repubblicani. C’è a chi piace andare a funghi, a chi piace andare a ballare. A lui piace collezionare impeachment, e infatti è l’unico presidente americano ad averne non uno, ma ben due. In tutta la storia statunitense, l’impeachment è stato dato quattro volte: una a Andrew Jonhnson, nel 1868, una a Bill Clinton nel 1998, per aver fatto sesso orale senza ammetterlo sotto giuramento, e due a Trump, per corruzione e insurrezione.

Se voleva passare alla storia, in fondo c’è riuscito.

In apertura : foto di Max Letek / Unsplash

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