Giovambattista Tiepolo (1696-1770) è stato il pittore di maggior successo della sua epoca, ricercato e ammirato in tutta Europa, da Madrid a San Pietroburgo. Una tappa importante nella sua scalata alle committenze più prestigiose si svolge proprio a Milano: una mostra alle Gallerie d’Italia, curata da Fernando Mazzocca e Alessandro Morandotti, racconta questa vicenda.
Ancora nel Settecento è l’arte italiana a dominare la scena europea: nelle arti figurative, nella musica, in architettura, urbanistica, persino in letteratura (si pensi a Metastasio). Giambattista Tiepolo (1696-1770) nella pittura e nella decorazione ad affresco ne è il gigante. Durante il secolo traghetterà la sua arte dal barocco più carico del Seicento a forme più soavi, e grazie alla lezione del figlio Giandomenico – suo collaboratore col fratello Lorenzo per quasi trent’anni – fino alle soglie del Neoclassicismo che matura tra fine Sette e inizio Ottocento.
Alle Gallerie d’Italia di Piazza Scala è in corso la mostra Tiepolo. Venezia, Milano, l’Europa, la prima sull’artista a Milano, che sottolinea proprio l’aspetto di artista acclamato e corteggiato in tutto il continente (rifiuterà importanti commesse in Russia e a Stoccolma).
La mostra parte dalla sua primissima formazione, segnata, come era abitudine, dall’esercizio accademico sul nudo: due disegni di Giambattista, affiancati a quelli di noti artisti coevi (Pagani, Pittoni, Piazzetta tra gli altri), introducono ai suoi veri esordi, ancora fortemente influenzati – nella struttura, nel disegno, nella colorazione in cui dominano i colori del barocco secentesco, bruno, contrastato – dalla moda imperante.
Ma già alla metà degli anni Venti due importanti commesse – a Ca’ Zenobio e a Palazzo Sandi – rivelano il percorso verso una piena e originale maturità. In mostra possiamo apprezzare il passaggio verso l’atmosfera che sarà la sua cifra inconfondibile. Temi storici e soprattutto mitologici, colori che cominciano a schiarirsi, il comparire di quei cieli azzurri, vivificati da nuvole in movimento.
Nel 1730 Tiepolo è chiamato a Milano. Prima però la mostra presenta un significativo “antefatto”, l’arrivo nella città ambrosiana di un altro pittore veneto, Sebastiano Ricci che, nel 1694, vi giunge per affrescare la chiesa di San Bernardino alle Ossa e vi si fermerà per due anni. In mostra due opere sacre e due mitologiche di intensa bellezza.
Alla presenza di Tiepolo a Milano è dedicata la sezione più importante della mostra con tredici opere che testimoniano tre importanti tappe della sua carriera.
Nel 1730-31 decora Palazzo Archinto e Palazzo Casati (poi Dugnani). In mostra per illustrare gli affreschi del primo, andati persi durante i bombardamenti del 1943, sono esposte alcune preziose tavole fototipiche di Attilio Centelli e Gerardo Molfese stampate nel 1897.
Ma sicuramente una delle parti più emozionanti della mostra sono i due affreschi strappati e riportati su tela della basilica di Sant’Ambrogio. Miracolosamente possiamo affermare perché l’area in cui si trovavano fu gravemente danneggiata nei bombardamenti del ’43. Di grandi dimensioni (quasi 4 metri per 3 ciascuno) ci danno l’opportunità di apprezzare da vicino la tecnica, la resa pittorica, il fascino della sua pittura a fresco.
La sezione dedicata a Palazzo Clerici, forse la commessa più importante e riuscita tra quelle realizzate a Milano, comprende il bozzetto dell’Apollo tra gli dei dell’Olimpo giunto fin dal Texas e alcuni disegni dell’officina tiepolesca che riproducono scene e personaggi della grande volta della sala degli specchi.
Per il Palazzo Gallarati Scotti sono esposti un Ritratto di giovane uomo (Giovanni Battista Gallarati Scotti?) di scuola veneziana, e il Trionfo della Nobiltà e della Virtù, affresco strappato e riportato su tela per cui vale il discorso fatto per quelli di Sant’Ambrogio.
Tiepolo fu amico dal 1743 del grande intellettuale Francesco Algarotti, scrittore, poeta, illuminista. Fu il protagonista della celebre “Vendita di Dresda” che portò 100 capolavori della pittura italiana, appartenenti al duca di Modena Francesco d’Este, nelle collezioni di Augusto III elettore di Sassonia e re di Polonia (a quanto pare per una cifra strabiliante). Tiepolo suggerirà all’Algarotti l’acquisto per l’Elettore di alcuni dipinti antichi e produrrà egli stesso delle opere che in Germania ebbero grande successo.
Potrebbe essere questo il movente che induce il principe vescovo di Würzburg Karl Philipp von Greiffenklau a commissionare al Tiepolo la decorazione della sua Residenz. Allettato da un sontuoso contratto l’artista vivrà dal 1750 a Würzburg con i figli Giandomenico e Lorenzo. Vi rimarranno tre anni e produrranno quello che è considerato il più perfetto capolavoro della sua arte: gli affreschi della Kaisersaal e quelli per lo scalone principale dove realizza Apollo illumina e vivifica i quattro continenti forse la sua realizzazione migliore. In mostra a testimoniare questo episodio cruciale sono due dipinti che rivelano il gusto di quella corte, un’enclave cattolica nel centro Europa.
Al suo ritorno in Italia Tiepolo dimostra di essere in uno stato di grazia. Tra le opere del periodo ne vanno segnalate almeno due: la decorazione di villa Valmarana dei Nani presso Vicenza e due soffitti di Ca’ Rezzonico.
Nel 1761 Carlo III di Borbone lo vuole per la decorazione del nuovo Palazzo Reale di Madrid, il più grande d’Europa (progettato dal torinese Giambattista Sacchetti). Tiepolo è riluttante, ha 65 anni, moltissimo lavoro in Italia e numerose commesse da tutt’Europa. Ma il Borbone è inamovibile. Intervengono la diplomazia spagnola e veneziana. Tiepolo parte l’anno successivo con i figli e dopo un viaggio di più di due mesi approda alla corte di Spagna. La decorazione del palazzo prevede la Gloria della Spagna nella sala del trono, la più importante del palazzo, molti soffitti e l’Apoteosi della monarchia spagnola nella saleta della regina. In mostra sono presenti due grandi tele di Giambattista provenienti dal Prado e quattro teste a penna che si confrontano con alcune teste a olio di Giandomenico. Infine due bei pastelli di Lorenzo.
L’influenza crescente di Giandomenico si fa sentire e gli affreschi presentano temi e scelte stilistiche nuove improntate a un timbro più umanizzato.
Terminato il lavoro a Palazzo, Giambattista decide di fermarsi per avere ricevuto la commissione di realizzare alcune tele a olio per la chiesa conventuale di San Pascual Baylón ad Aranjuez.
Muore improvvisamente il 27 marzo 1770. Giandomenico tornerà in Italia, Lorenzo finirà la sua carriera alla corte di Madrid.
Tiepolo. Venezia, Milano, l’Europa, a cura di Fernando Mazzocca e Alessandro Morandotti, Milano, Gallerie d’Italia, fino al 2 maggio
Immagine di copertina: Giambattista Tiepolo, Apollo tra gli dei dell’Olimpo e altre divinità (bozzetto per la volta della galleria di palazzo Clerici), 1739 circa. Fort Worth (Texas), Kimbell Art Museum. Crediti fotografici: Fort Worth (Texas), Kimbell Art Museum.