Un cast strepitoso (Dussolier, Marceau, Rampling, Schygulla) per “E’ andato tutto bene”, in cui si rievoca la drammatica vicenda di Emmanuèle Bernheim, sceneggiatrice di alcuni film dello stesso Ozon. Nel 2013 in un memoir di successo la scrittrice aveva ricordato come avesse aiutato suo padre a morire, sfidando la legge francese che come quella italiana considera illegale questo tipo di comportamenti. Quattro anni dopo, a soli sessant’anni, morì a sua volta per un cancro ai polmoni.
Emmanuèle (Sophie Marceau) non ha mai avuto un buon rapporto con suo padre André (André Dussollier), grande intellettuale narciso e dispotico, troppo concentrato su sé stesso per riservare alle figlie tutto l’affetto di cui avrebbero avuto bisogno. Ora André è anziano e malandato, reduce da un ictus devastante, ma rimane un uomo al quale è assolutamente difficile dire di no. Anche se avanza richieste tutt’altro che facili da soddisfare. Vuole morire, André, vuole porre termine a una vita che secondo lui non vale più la pena di essere vissuta. E vuole che sia Emmanuèle (insieme alla sorella Pascale, interpretata da Géraldine Pailhas) a provvedere, a realizzare questo suo ultimo desiderio. Anche se è una richiesta terribile da rivolgere alla propria figlia. Anche se si tratta di una pratica che la legge francese (come del resto quella italiana) condanna come illegale. E infatti sarà necessario organizzare un complicato trasporto in una clinica svizzera, sfuggendo non senza fatica ai controlli della polizia francese e appoggiandosi a un’associazione che ha il volto solare e paziente di Hanna Schygulla.
È andato tutto bene di François Ozon, in concorso all’ultimo Festival di Cannes, è la storia vera di Emmanuèle Bernheim, nota scrittrice e sceneggiatrice francese, autrice fra l’altro di alcuni film di Ozon: Sotto la sabbia, Swimming Pool, CinquePerDue – Frammenti di vita amorosa. Nel 2013 aveva raccontato in un memoir di notevole successo, pubblicato anche in Italia (Einaudi, traduzione di Margherita Botto), come aveva aiutato suo padre a morire. Quattro anni dopo, ad appena sessant’anni, è morta a sua volta per un cancro ai polmoni.
La scelta di Ozon di portare sullo schermo proprio questa storia e non altre non può quindi apparire casuale: è un modo per rielaborare il lutto di un’amica che se n’è andata troppo presto, affrontando al tempo stesso il tema eticamente bruciante del suicidio assistito e delle leggi che lo regolano, stringendo i destini delle persone nella morsa sempre drammatica di una scelta che non è mai veramente libera, e che proprio per questo avrebbe bisogno di assoluto rispetto, invece di limitazioni ipocrite e prediche moralistiche.
Non fa sconti, il nuovo film di Ozon, ma nemmeno ti ricatta. Non pretende di convincerti e neppure di farti piangere, anche se prima della fine il desiderio di qualche lacrima potrebbe farsi impellente. Ma sei tu che lo decidi. Solo tu. Assumendotene la responsabilità. Con l’aiuto di un cast a dir poco strepitoso (dove non si può fare a meno di ricordare anche la madre scultrice e depressa, forse ormai del tutto assente, incarnata da una gelida Charlotte Rampling), il regista francese riesce a costruire un film durissimo e sorridente, sensibile e rigoroso, capace di raccontare lo smarrimento, la paura, la disperazione con assoluto pudore e cristallino rispetto. Un film affilato e secco, che possiede comunque la grazia rara di uno sguardo capace di vera empatia.
È andato tutto bene di François Ozon, con Sophie Marceau, André Dussollier, Géraldine Pailhas, Charlotte Rampling, Éric Caravaca, Hanna Schygulla