Nel nuovo film dei fratelli D’Innocenzo la vita del sorridente protagonista, e quella della sua perfetta famiglia, sembrano sempre sull’orlo del baratro. E per comprendere un terribile, inconfessabile segreto, i due autori usano una messinscena iperrealista che contrappone giorno e notte, violenza e compassione. In un vortice di immagini crudeli e preziose che mettono in crisi narratori e spettatori
Una villa lussuosa ed eccentrica in mezzo al niente delle paludi pontine, una famiglia perfetta, tutta luce e pacata felicità, un segreto terribile nascosto in cantina e forse rimosso, di certo difficile da giustificare, anche solo da comprendere. E al centro di questo labirinto Massimo Sisti (Elio Germano), dentista sorridente e gentile, occhi buoni e mani pacate che cercano invano di suonare il pianoforte, e intanto nella mente si aprono squarci, ferite, forse semplici vuoti di memoria, forse abissi di insopportabile ferocia.
È difficile raccontare America Latina, il nuovo film di Damiano e Fabio D’Innocenzo, impossibile farlo senza rovinare allo spettatore il gusto della sorpresa, della scoperta, dell’interpretazione. Perché ogni singola inquadratura, anche la più banale, quella di una famiglia serena intenta a condividere una torta di compleanno, o di due amici che si fanno una birretta e due chiacchiere dopo il lavoro, trasuda inquietudine, come se un oscuro senso di minaccia incombesse sulla (nostra) realtà quotidiana e in ogni istante potesse prendere il sopravvento, in modo irreversibile.
I fratelli gemelli D’Innocenzo continuano a costruire universi disturbanti e onirici, dotati di una forza ipnotica rara e di un’affascinante capacità di condensare senso e talento. Dopo La terra dell’abbastanza e Favolacce, alzano ancora di un po’ l’asticella, immaginando un viaggio periglioso a caccia di un’impossibile perfezione, che procede per cerchi concentrici fin dentro il baratro dell’assurdo. E del terrore. Il tutto attraverso una messinscena iperrealista che gioca a contrapporre ordine e caos, giorno e notte, compassione e violenza nella singola scena e nel racconto complessivo. Un vortice di immagini crudeli e preziose, ossessive e profondamente inquietanti, grazie anche e soprattutto all’interpretazione di Elio Germano, impressionante per potenza e precisione.
Cinema non per tutti, quello dei fratelli D’Innocenzo, ma sempre bello, forte, immaginifico, coraggioso. “Abbiamo scelto di raccontare questa storia perché era quella che ci metteva più in crisi, come esseri umani, come narratori, come spettatori”, hanno dichiarato in occasione della presentazione del film all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Insomma, cinema più interessato a porre domande scomode che a confezionare risposte più o meno rassicuranti. Però del colpo di scena su cui si chiude il film forse si sarebbe potuto fare a meno, perché è una sorta di didascalia che non aggiunge nulla, anzi: toglie un po’ di forza alla narrazione, in quel suo strizzare l’occhio ai meccanismi del cinema di genere. Ma è un peccato veniale.
America Latina di Fabio e Damiano D’Innocenzo, con Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini, Massimo Wertmüller.