Un pretenzioso thriller (?) del regista messicano Michel Franco in cui l’attore americano fa vita da spiaggia con la sorella Charlotte Gainsbourg. Finche arriva la notizia della morte della madre: che però non sconvolge poi molto Roth, spingendolo anzi a fingere la perdita del passaporto pur di non lasciare il suo “paradiso”. Sbronze, omicidi, pestaggi e carceri: ma senza emozioni o idee di cinema
La puzza di bruciato si sentiva già dal trailer che, riportando entusiastiche recensioni post-debutto alla Mostra del Cinema di Venezia, definiva Sundown un film intenso, ipnotizzante, addirittura caleidoscopico nei significati e nelle possibili interpretazioni da spettatore a spettatore. Eppure, delle tante chiavi di lettura evidentemente a disposizione, sarebbe bastato averne almeno una vagamente convincente. E invece niente. È vero, la nuova fatica del regista messicano Michel Franco, un Leone d’Argento a Venezia e svariati riconoscimenti a Cannes per le sue opere precedenti, ha una splendida fotografia, e mai termine fu più azzeccato, visto che non si trovano un movimento di camera o un accenno di colonna sonora nemmeno a pagarli. Ma se volete belle immagini di location esotiche procuratevi una brochure o sintonizzatevi su un buon documentario, e per nessuna ragione al mondo andate a vedere Sundown, che rispecchia dall’inizio alla fine l’espressività e le emozioni del suo personaggio principale: il nulla cosmico. Roba da chiedere, all’uscita dalla sala, non soltanto il rimborso del biglietto, ma anche che vi venga restituita quell’ora e mezza scarsa (e per fortuna!) che avete buttato via davanti allo schermo, chiedendovi perché diavolo steste guardando per 84 minuti, e fidatevi che li sentirete fino all’ultimo secondo, il faccione inebetito di Tim Roth, già diretto da Franco in Chronic, svaccato su una sdraio in riva al mare, a far spallucce qualunque cosa gli si dica o faccia.
La storia si riassume facilmente, anche troppo: Neil Bennett è il rampollo di mezza età di una ricca famiglia industriale inglese, in vacanza ad Acapulco con la sorella (la solita Charlotte Gainsbourg, sfatta, isterica e col moccio al naso) e i figli di lei. Quando vengono raggiunti dalla notizia della morte della madre, lui finge con freddezza di aver smarrito il passaporto, in netto contrasto con la crescente crisi emotiva della sorella, e resta a far vita da spiaggia in compagnia di una giovane del posto. Il resto del film è un susseguirsi di avvenimenti del tutto casuali: Neil/Roth mangia, si abbronza, fa l’amore, viene picchiato, assiste a omicidi, finisce in carcere, ha visioni di maiali (???), il tutto senza mai cambiare una volta espressione in viso.
C’è davvero poco altro da raccontare: Sundown è un non-film, con una non-storia e un non-protagonista al centro di tutto, interpretato da un ottimo attore che però sceglie di non-recitare. Qualcuno all’uscita dalla sala lo ha definito “un film da festival”, definizione che ai comuni mortali già rievoca la Corazzata Potëmkin di fantozziana memoria: forse perché un conto è vederlo gratis con accredito stampa, ma bisogna volersi davvero male per pagare coscientemente un biglietto d’ingresso e assistere a una simile, pretenziosa presa in giro. Persino il finale “a sorpresa” (le virgolette sono d’obbligo), più che un colpo di scena sembra quasi voler giustificare frettolosamente quanto il pubblico si è dovuto sorbire fin lì, in maniera posticcia e comunque telefonata, senza riuscire in ogni caso a salvare l’insalvabile.
Ma la beffa più grande, a proiezione conclusa, è leggere di chi oltreoceano lo ha già definito “un thriller psicologico ad alta tensione”: Sundown è tutto meno che un thriller, o un giallo, o qualsiasi cosa serva a mantenere lo spettatore incollato allo schermo, tanto che periodicamente Franco decide di risvegliare la sala sonnolenta con eventi inaspettatamente rumorosi, buttati lì a casaccio. La tensione vera, se c’è, è quella che cresce col passare dei minuti nei confronti di chi propina, con la colpevole complicità di certa critica, film per sé stesso e pochi intimi, fatti di avvenimenti e personaggi troppo assurdi e insulsi per essere veri.
Sundown di Michel Franco, con Tim Roth, Charlotte Gainsbourg, Iazua Larios, Henry Goodman, Albertine Kotting, Samuel Bottomley