“La tana” della giovane Beatrice Baldacci , passata ai festival di Venezia e Roma, è un’interessante opera prima che fa perno sull’incontro complicato tra due ragazzi, vicini di casa in una campagna bella e inquietante. Lui corteggia lei, che forse lo vuole ma si dimostra difficile, chiusa. E nasconde un mistero che vuol proteggere ad ogni costo. Bravi i giovani protagonisti Irene Vetere e Lorenzo Aloi
Un ragazzo e una ragazza, due case vicinissime eppure estranee, lontane, inaccessibili l’una all’altra. E tutt’intorno alberi fitti e acque limpide, una natura che sprigiona magica bellezza e oscura inquietudine. Sono questi gli ingredienti principali di La tana, promettente opera prima di Beatrice Baldacci, passata e premiata alla Mostra di Venezia e alla Festa di Roma. Nella prima casa il ragazzo, Giulio (Lorenzo Aloi), vive con due genitori che vediamo poco ma sentiamo chiacchierare tanto. Un padre e una madre solleciti, amorevoli, inconcludenti, come spesso capita agli adulti quando non capiscono che cosa gli succede sotto gli occhi. Pur con le migliori intenzioni, proprio non capiscono.
Nell’altra casa, d’improvviso abitata dopo un lungo e pervicace abbandono, sembra muoversi solo una ragazza, Lia (Irene Vetere). Una strana ragazza dagli occhi schivi e dal corpo ribelle, bisognosa d’amore eppure incapace di accettarlo, desiderosa di parole ma condannata a una sorta di insuperabile afasia. Una giovane donna che nasconde un mistero e intende proteggere il suo segreto a qualunque costo. Un segreto doloroso che lei non sa e non vuole condividere con nessuno, e che forse è davvero impossibile condividere nel momento in cui la sofferenza travolge ogni riparo e scava solchi profondi fra noi e gli altri. Un segreto che lo spettatore scopre a un certo punto attraverso gli occhi curiosi e ingenui di Giulio, sempre più prigioniero del gioco crudele della paura e del desiderio.
Nasce da una dolorosa esperienza autobiografica La tana, primo lungometraggio della giovane Baldacci, e si propone come un enigmatico, emozionante racconto di formazione. Un dramma psicologico costruito come una sorta di thriller, che inizialmente quasi si diverte a disseminare indizi dissonanti, procedendo a zig-zag fra sfide e scoperte, ma poi si rivela capace di andare dritto al punto, grazie anche alla buona prova dei due giovani protagonisti, intensi e convincenti. La sceneggiatura inciampa a volte in qualche didascalia di troppo, come se la regista (e sceneggiatrice, insieme a Edoardo Puma) ogni tanto avesse paura a lasciarsi andare, a fidarsi della pura e semplice forza delle immagini. Peccati veniali, ingenuità più che perdonabili, soprattutto in un’opera prima. Perché La tana resta un film decisamente interessante nel panorama italiano.
La tana di Beatrice Baldacci, con Irene Vetere, Lorenzo Aloi, Hélène Nardini, Elisa Di Eusanio,
Paolo Ricci